Sono passati poco più di due mesi dall’inizio del 2020, ma il panorama italiano si è già riempito di tanta musica.
Oggi vi proponiamo i lavori di Tutti Fenomeni, cmqmartina, Tananai, Bipuntato, Tenue e Voina così avete qualcosa da ascoltare durante la quarantena!
Tutti Fenomeni – Merce Funebre
Dopo alcune strane peregrinazioni senza approdo nei mari dell’esplosione trap in Italia, tra Tauro Boys, lol-rap e pezzi potenzialmente cult lanciati su YouTube è arrivato il momento decisivo di Tutti Fenomeni. Un album per 42 Records, la produzione affidata a Niccolò Contessa e sulle spalle, giocoforza, la responsabilità di offrire una nuova via dell’indie pop italiano. Forse l’intenzione era proprio questa, fare breccia verso altre terre: un art pop matto e disperato, che assorbe energia dai cortocircuiti linguistici e intellettuali disseminati lungo i testi. Testi che strizzano l’occhio a Franco Battiato e che ha trovato nelle produzioni di Contessa una gran varietà di suoni tra fiati, percussioni, corde, elettronica. Ma il problema è che tutti questi ingredienti messi in campo non hanno funzionato fino in fondo. Tutti Fenomeni ha perso di mordente rispetto alla strafottenza che aveva proposto nelle sue prime uscite indipendenti. Qualche input ballereccio, qualcun altro filosofeggiante, tante concatenazioni linguistiche che fanno effetto, sì, ma hanno la durata e l’aspetto di un meme – sebbene Tutti Fenomeni abbia riposto ormai del tutto il mantello del lol-rap. Una scommessa che, ok, non ha perso, ma non ha sicuramente vinto.
Voto: 5.7/10 – Luca Montesi
cmqmartina – DISCO
Se negli ultimi anni avete ballato a un qualsiasi concerto del COSMOTRONIC tour di Cosmo, questo disco vi farà uscire di testa. Se durante il Festival di Sanremo 2020 avete battuto il piede ascoltando Andromeda di Elodie, questo disco vi piacerà un casino. Se in questi giorni di quarantena vi serve un disco ballare con gli amici ai party privati che organizzerete, questo disco fa al caso vostro. DISCO è uno degli album più divertenti che potrete trovare in giro quest’anno. Non è l’ultima festa, ma un’altra ancora, più ubriaca e più giovane: è quella serata in cui esci senza aspettative, ma alle 5.30 ti ritrovi ad abbracciare gli amici al club perché hai passato una di quelle notti che ricorderai per altri 10 anni.
Voto: 7.0/10 – Andrea Pelizzardi
Bipuntato – Maltempo
Debut album di una figlia della scena romana nutrita dalla lupa, ma anche un po’ dal mare. E il mare, si sa, ti nutre di bellezza e malinconia. Maltempo. Il destino nel nome; nomen omen. La pioggia che scende e annerisce la sabbia fredda. E la testa esce a navigare, che ci sia il sole o il mare a forza 10. L’importante è andare. Un disco di racconti, veri o verosimili, collegati tra loro dalle sensazioni che lasciano i rapporti ed i ricordi, mentre la pioggia continua a scendere, perché al mare – in un modo o in un altro – piove spesso. E il sole va giù. C’è la narrativa di Calcutta ed il beat retrò anni ’90. Festivalbar, l’estate, Dirotta Su Cuba. Beatrice si presenta così, con un lavoro essenziale e dimesso che deve essere il punto di partenza per un lunghissimo viaggio.
Voto: 6.4/10 – Giuseppe Mangiameli
Tananai – Piccoli Boati (EP)
Pensavo che il problema di Tananai, all’inizio, fosse il tempo delle scelte. Una prima serie di singoli che ricalcavano fuori tempo massimo un itpop ormai consumato (Ichnusa) e un itpop elevato alla seconda (Calcutta). Poi però è arrivato l’ep Piccoli Boati e il classe ’95 ha rimesso a posto le lancette dell’orologio. Sei tracce che si sono focalizzate su una coerenza più autoriale, una scrittura meno piegata a timbri preconfezionati e una voce, quella di Tananai, che si è fatta matura, sia per scelte di stile e sia per l’incastro che ha trovato nel mix del disco. La malinconia di Giugno e la crudezza di 10k scale funzionano bene, e non è da meno l’ironia di Bidet (e altre scuse per mancarsi), che esorcizza nascondendo sotto tante similitudini il sentimento dell’assenza. La canonicità cantautoriale di Paglie funziona forse un po’ meno, così come Seno sinistro, brano ancora troppo affezionato al vecchio itpop. Musicalmente è ancora un po’ acerbo e ci da l’idea di essere troppo studiato a tavolino, ma di Tananai si può intanto dire che è un ottimo esempio di come si può riprendere la mira dopo un primo colpo fuori bersaglio, e iniziare a mantenere il polso più fermo ai boati degli scoppi futuri.
Voto: 6.2/10 – Luca Montesi
Tenue – Filtro
I Tenue sono in quattro, si dividono tra Napoli e Caserta, suonano musica emo e Filtro è il loro primo album. Quando esce un disco di questo genere su V4V – la stessa etichetta che ci ha portato Gomma, Nient’Altro Che Macerie e Albedo, tanto per citarne alcuni – è normale avere le antenne alzate, ma purtroppo con i Tenue l’interesse è scemato praticamente subito. Fin dalle prime note, Filtro suona come il figlio illegittimo di Balance & Composure e Fast Animals And Slow Kids, mancando del grande olfatto per la melodia dei primi e della cazzimma dei secondi. Non è un brutto disco, sia chiaro, e ha dei momenti che funzionano molto bene (Lieve, Traccia, Vento), ma il più delle volte si perde in pezzi pop rock coi chitarroni che non sono né carne né pesce (Annegare, Terza Persona, Forse). Spiccano la delicatezza acustica di Quella Foto e il post-rock strumentale di Derealizzazione che chiude l’album, un po’ 65daysofstatic, un po’ Explosions In The Sky. Una sufficienza stiracchiata.
Voto: 6.0/10 – Sebastiano Orgnacco
Voina – Ipergigante
La provincia italiana: che tu ci sia nato, ci abbia vissuto o sia passato di lì per caso il tuo stato d’animo avrà sempre, in fondo al palato, quel retrogusto di strade sterrate fuori dalle grandi città, di domeniche passate tra un bar e l’altro del paese, le tradizioni che i tuoi genitori non vogliono perdere e la vita che procede al rallentatore. I Voina esprimono appieno, nel loro ultimo album Ipergigante, cosa voglia dire voler andare via, non volersi arrendere alle situazioni ripetitive che svuotano il corpo e che certificano futuri incolti. Attraverso nove tracce il duo di Lanciano sperimenta molti generi, passando dall’emo trap di Korea alla chitarra-voce di MDMA. La band affronta anche mondi di solitudine e tristezza in Blu, aree in cui si salta e si balla con Shinigami, per chiudere poi con Stanza e lasciarsi quel piccolo nodo in gola. Questo disco è, talvolta, un pugno ben assestato allo stomaco, diretto a chi non ha ancora preso una decisione importante nella propria vita e che ha bisogno di una spinta per evitare di cadere nel fosso. Le chitarre suonano ancora nella bassa abruzzese e sono l’eco per tutte le altre.
Voto: 6.7/10 – Davide Deleonardis
Non siete ancora sazi?
In questi mesi vi abbiamo parlato anche di altri album italiani: Ghali (DNA) e Brunori (Cip!) non ci hanno convinto, Pop X (Antille) e Generic Animal (Presto) si sono dimostrati ancora capace di scrivere ottime canzoni, Birthh (WOAH) e Dardust (S.A.D.) hanno pubblicato due grandissimi album, non perdeteveli!