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Bestof 2023

I migliori
20 album
del 2023

Qua
20
Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean Blvd
Lana Del Rey
Quando sembrava che Lana del Rey si fosse già raccontata tantissimo, eccola tornare con quello che forse è il suo album più intimo. Tra vocals sospirati e suoni vellutati, in questo disco ci sono tutti gli elementi che la rendono il personaggio che è e che qui ricomincia a brillare come non faceva da un bel po’ di tempo, rendendo impossibile il non volgersi verso la sua luce.
19
Fountain Baby
Amaarae
Avevamo aspettative alte ma non ci era esattamente chiaro per che cosa perché Amaarae continua a (di)mostrarci quanto la sua musica sia eterea e versatile sin dal 2020. Anche stavolta galleggiamo tra il pop, l’rnb, l’afrobeat e la dancehall, un album che con i suoi lyrics azzardati trasuda desiderio, tentazione e seduzione dall’inizio alla fine.
18
In the End It Always Does
The Japanese House
Prodotto da George Daniel dei The 1975 e con speciali apparizioni come quelle di Bon Iver, Charli XCX, Matt Healy e MUNA, il secondo disco di The Japanese House esplora tutte le sfumature della fine di una relazione. È un album delicato, intimo, personale, ma anche molto pop e non fa altro che confermare il talento cristallino di Amber Mary Bain.
17
softscars
yeule
Nel suo primo album con Ninja Tune, yeule ci conduce ancora più a fondo nel proprio immaginario cyber-punk, goth e glitch. Qui però le chitarre giocano un ruolo di primo piano, attingendo all’universo alternative rock anni ’90 e shoegaze. A guidarle, la voce eterea di yeule in un lavoro in cui il cyborg lascia spazio a vulnerabilità e a emozioni prettamente umane.
16
Strange Disciple
Nation of Language
Abbiamo sempre più l’impressione di stare assistendo alla nascita di un gruppo cult: synth melodici, linee di basso accattivanti e testi introspettivi sono la ricetta che rende questo Strange Disciple un vero gioiello. Con questo terzo disco la band si cementa sulla scena elettropop mondiale, grazie a un sound che pesca a piene mani dagli 80s ma diventa nuovo, brillante, coinvolgente.
15
& the Charm
Avalon Emerson
Avalon Emerson è sicuramente un nome che non suonerà nuovo a chiunque frequenti abitualmente club e festival di musica elettronica, ma il suo album di debutto è quanto di più lontano ci sia rispetto a ciò a cui ha abituato il pubblico durante i propri DJ set: nonostante non manchino tracce più movimentate, “& The Charm” è un piccolo gioiello che spazia tra dream pop, synth-pop e art pop.
14
Radical Romantics
Fever Ray
Immaginate di mangiare una caramella frizzantissima: a tratti acida e astringente a livelli inimmaginabili, in altri momenti inaspettatamente morbida e dolce. È così che Fever Ray ci presenta un disco romantico nel suo essere violento, con un cuore pulsante di tastiere, loop machines e percussioni. Una dichiarazione di intenti emozionante e divertente come una montagna russa.
13
Praise A Lord Who Chews But Which Does Not Consume; (Or Simply, Hot Between Worlds)
Yves Tumor
Un disco fatto di ossimori, insieme pulito e sporco, graffiante e dolce, asettico e emotivo, caustico e invitante, cupo e luminoso. È d’altronde così il suo autore, che ci delizia con un lavoro dove ogni brano chiama il successivo in modo irresistibile. Yves Tumor ormai è termine di paragone di se stesso nel produrre un genere di pop rock tutto suo, e questo disco ne suggella definitivamente la nascita.
12
10,000 gecs
100gecs
Abbasso la musica impegnata e avanti col delirio. Laura Les e Dylan Brady creano un mix tra dubstep, ska e nu-metal che nel suo caos riesce in qualche mdo a essere armonioso. I due fanno esattamente ciò che gli va, si divertono e fanno divertire chiunque li ascolti. Questo disco serve per riscoprire il gusto dell’imprevedibile e della stupidità.
11
Dogsbody
Model/Actriz
Metallico, abrasivo, sospeso tra litania e tormentone: l’unione grottesca tra montagna russa, una casa stregata e un club sotterraneo. Un disco colossale, capace di stimolare senza alienare. Attingendo ai dogmi contemporanei, dal post punk, al noise pop, “Dogsbody” è un album che spinge tutti i bottoni giusti.
10
My Back Was A Bridge For You To Cross
ANOHNI and the Johnsons
La rivoluzione di ANOHNI non è ancora finita e dopo 7 anni di silenzi e riflessioni torna, tenendo stretta nella mano una bandiera con su scritto: libertà. Non canta di vittorie, né di vita eterna, ma di percorsi umani e strade con curve cieche, ma soprattutto di come il soul non è mai stato così sofisticato e comprensibile.
09
Heavy Heavy
Young Fathers
In una pubblicità un ragazzo mangia una caramella alla menta e finisce al Polo Nord, in mezzo al gelo e agli orsi polari. Con “Heavy Heavy” l’esperienza è simile, ma sei all’inferno: catapultato nel caos, tra voci inumane e sonorità primordiali. Caldo, psichedelia e ombre maligne ovunque. Ma ha anche dei difetti.
08
Playing Robots Into Heaven
James Blake
Quello del 2023 è un James Blake più vicino a Burial che al mainstream, più simile al sè degli esordi da club londinesi che non a quello del presente e dei feat. A distanza di dieci anni, i cambiamenti sono coerenti e lui sempre riconoscibile, ma il suo percorso artistico rivela ancora di più le diverse personalità artistiche di cui è fatto.
07
everything is alive
Slowdive
Dolce, spettrale, familiare come l’abbraccio di un affetto lontano, voci e chitarre che riverberano in quello spazio tra la gola e la pancia, dove stanno i rimpianti, il senso di colpa, la malinconia. Più di un ritorno alla forma, più di una piacevole sorpresa, gli Slowdive firmano un lavoro capace di incantare e tormentare al tempo stesso, una prova tutt’altro che banale della grandiosità della band.
06
Space Heavy
King Krule
King Krule continua a cambiare, ma rimane l’Archy Marshall degli opposti, un anti-hero che esapera oltre ogni canone pregi e difetti. Una somma di contrasti dallo sfondo cupo che offre un quadro ironico e coerente fino alla fine, anche se capirlo non è troppo immediato, ma – in fondo – nemmeno troppo importante.
05
Mid Air
Romy
Divertente, romantico, erotico. Romy, da sempre, riesce ad emozionarci, accompagnata o non dagli storici The xx; ed anche questa volta è riuscita a confermare che we love her we love her we lover her we love her…
04
the record
boygenius
Maestre della narrazione di amori platonici, rapporti spezzati e ricordi sbiaditi, le boys ci hanno fatto piangere, gridare e innamorare, riconfermandosi la superband più figa del momento.
03
The Land Is Inhospitable and So Are We
Mitski
Preparatevi a un viaggio nelle desolate lande statunitensi, fatto da patti col diavolo e ammissioni di colpa, la voglia di perdere la propria anima e al tempo stesso la rivendicazione dei suoi aspetti peggiori, senza vergogna. Mitski parla con delicatezza della crudezza di ciò che una mente può partorire e ci ricorda che il corpo non è un affato un tempio, ma un luogo decisamente scomodo.
02
Javelin
Sufjan Stevens
Non adatto ai deboli di cuore, Javelin è un giavellotto che ti penetra dentro da parte a parte. È la storia di un grande amore tragicamente spezzato dalla morte e il racconto crudele dell’essere così precariamente umani. Sufjan Stevens ha superato le alte aspettative di tutti donandoci un’opera dolorosamente preziosa.
01
Desire I Want To Turn Into You
Caroline Polachek
Le straordinarie capacità vocali di Caroline Polachek erano già evidenti ai tempi dei Chairlift, ma grazie al suo percorso da solista sono venute alla luce anche l’ambizione e la sorprendente creatività che hanno dato origine a un capolavoro capace di mischiare elettronica, pop anni 90 e sonorità aliene come il flamenco. Caroline ci ha dato il benvenuto nella sua isola, e noi, da lì, non ce ne vogliamo più andare.