Nonostante la giovanissima età, può risultare difficile collocare la figura di Madame, all’anagrafe Francesca Calearo, tra gli artisti emergenti del panorama musicale italiano. La carriera dell’artista vicentina, classe 2002, è infatti stata un continuo susseguirsi di tappe bruciate: iniziata precocemente a 16 anni con la firma per Sugar Music e la certificazione d’oro del singolo Sciccherie, il percorso di crescita è proseguito dapprima con l’ingresso nel team della manager Paola Zukar, la Regina del rap italiano, e poi con l’uscita di singoli, collaborazioni (con Dardust, Mahmood e Marracash in DEFUERA) e ospitate (nel brano MADAME – L’anima, contenuto in Persona dello stesso Marra).
Si arriva quindi alla storia recente. Le ultime settimane hanno portato Francesca nel salotto di milioni di italiani con la partecipazione tra i big del Festival di Sanremo: un cortocircuito che ha visto Madame piazzarsi in classifica un gradino sopra rispetto alla veterana Orietta Berti, mentre colleghi trentenni si esibivano alle 21 nella categoria Giovani.
Ecco, quando poco più sopra si diceva bruciare le tappe. MADAME (il disco) giunge quindi nelle nostre cuffie dopo l’ennesima conferma, avvenuta peraltro sul palco più importante d’Italia, di un’artista che per talento, età, scrittura e versatilità viene dipinta fin dall’uscita del primo singolo nel 2018 come il futuro del rap – e, in una visione più ampia, del pop – italiano.
Recentemente, parlando di OBE e Magica Musica, abbiamo detto che quei lavori avrebbero posto fondamenta solide su cui poter costruire l’avvenire della musica italiana: due dischi che hanno ridefinito il paradigma nel nostro paese, superando definitivamente la triade pop, hip-hop, it-pop e rielaborandola in nuovo modo di concepire la canzone. Una canzone in grado di fondere in un unicum questi tre elementi fino a pochi anni fa agli antipodi. Impossibile, quindi, non partire da qui nell’analisi di MADAME, un lavoro che prosegue nel solco tracciato da MACE e Venerus: non è pop, non è hip-hip, non è it-pop, ma è tutte queste cose messe insieme (e anche altre). Grazie alla consueta pletora di producer coinvolti, l’esordio dell’artista vicentina risulta estremamente eterogeneo e variegato. Il sempre presente Dardust – e il suo alter-ego DRD – dà voce all’anima più radiofonica di Madame (VOCE e IL MIO AMICO). Se Crookers, in cabina di regia in tre brani, passa dai tribalismi della traccia d’apertura ISTINTO alla cassa dritta di BABY, Zef dona sonorità vicine all’emo trap in BUGIE (in compagnia di un Rkomi sempre più in forma e di un Carl Brave finalmente più a fuoco). Immancabile, poi, la quota “trap cafona”, garantita dalla produzione di Bias – coinvolto nella maggior parte dei brani – in CLITO.
Come d’abitudine nei dischi pop italiani anche la tracklist di MADAME è piena di featuring – il solito giochino utile per gonfiare ancor di più gli streaming sulle piattaforme, cercando di intercettare differenti tipologie di pubblico: oltre ai già citati Rkomi e Carl Brave, l’album spazia dagli esponenti della vecchia guardia Fabri Fibra e Gué Pequeno alle nuove leve Ernia e VillaBanks. Non mancano però alcune note dolenti: senza scomodare la mitologia greca, Madame rischia di scottarsi quando tocca troppo da vicino il pop più commerciale, come dimostrano le collaborazioni altamente evitabili con i Pinguini Tattici Nucleari nella stucchevole BABAGANOUSH e con Gaia in LUNA.
Merita una menzione a parte, invece, il feat con BLANCO, ultimamente un Re Mida che trasforma in oro ogni cosa che tocca: TUTTI MUOIONO è una sorta di SICKO MODE italiana in cui il beat di Mr. Monkey si interrompe al termine della strofa di Madame e il brano riparte con BLANCO e la produzione del fedele Michelangelo. Una cosa che puoi permetterti di fare se sei Travis Scott o Drake, ma qui a farlo sono due esordienti che insieme non hanno nemmeno 40 anni. E lo fanno anche discretamente bene.
Francesca e Madame
Il cuore del disco però va sicuramente ritrovato nella scrittura, da sempre uno dei maggiori punti di forza di Madame – a tal proposito, il Premio come Miglior Testo al Festival non è casuale. In questi 46 minuti ritorna spesso il tema del passato; ed è curioso, se si pensa che a guardarsi indietro sia una ragazza di soli 19 anni, Francesca. Proprio Francesca, la donna, appare qui in netta contrapposizione rispetto a Madame, il personaggio. Quest’ultima, infatti, rappresenta la coscienza, il grillo parlante della prima: Madame è al di fuori di Francesca, osserva in modo imparziale e racconta la sua vita, le sue esperienze.
Ed è grazie a questa condizione di corpo estraneo che Madame riesce ad esprimersi liberamente in maniera sincera – e spesso molto esplicita. Nel disco sono presenti, infatti, anche molti riferimenti al sesso: la sezione centrale (CLITO, MOOD e NUDA) è quella più pregna; nei testi si sente ancora l’odore di un rapporto appena consumato (“Sa che non ho mai tempo, quindi si gode il momento, io / Me lo metto da sopra, do l’accento / Ci ballo prima lento, poi ci salto finché vengo”), il sudore di due corpi intrecciati (“I miei ricci ti bagnano il culo / Ti bagno la tuta, mi bagnerò tutta / Ti stacco il seno come una verruca”). Madame ci mostra, senza timore, come Francesca abbia avuto un rapporto complicato con il sesso fin da piccola: prima la scoperta dell’autoerotismo e della pornografia (“Dimmi che i porno non mi hanno rovinato il cervello“) in tenera età, poi l’utilizzo del sesso come arma di difesa per combattere l’emarginazione e il bullismo dei compagni di classe – come canta nell’ultima traccia VERGOGNA (“Mi hanno sempre fottuto in ogni modo, in ogni angolo / Un bocchino per l’invito al compleanno“). In mezzo a tutte queste sofferenze, l’unico appiglio è rappresentato dai genitori a cui dedica quella che è forse la miglior traccia del disco, MAMI PAPI. “Mami, dimmi che mi ami, mami / Papi, dimmi che mi ami” ripete con il cuore in mano nel ritornello: una ricerca di normalità che nell’outro si trasforma in “Mami, dimmi che non morirai / Papi, dimmi che non morirai”, quasi a sottolineare come Francesca non sia pronta a lasciare i genitori e abbia prima di tutto bisogno di sentirsi ancora una figlia.
Nel complesso, MADAME è un disco dalle molteplici sfaccettature: grazie anche ai tanti nomi coinvolti, risponde sicuramente alle necessità di etichetta di essere un prodotto ammazza-classifiche, ma prosegue al contempo il percorso di rinnovamento della musica italiana iniziato da MACE e Venerus. Al proprio interno, però, si sente soprattutto fortissimo il bisogno e l’urgenza di comunicare della propria autrice, cosa che rende MADAME qualcosa di più di un album concepito esclusivamente per andare d’accordo con l’algoritmo di Spotify. È un lavoro crudo, diretto, sofferto: è Madame che racconta Francesca.
Tracce consigliate: MOOD, MAMI PAPI, TUTTI MUOIONO