Se volessimo sintetizzare l’intera carriera dei Paramore in poche parole potremmo farlo parafrasando il titolo di un racconto di Francis Scott Fitzgerald (e di una famoso film con Brad Pitt protagonista): Il curioso caso dei Paramore.
La proposta della band guidata da Hayley Williams, nei primi quattro dischi, è stata infatti pressoché simile a quella di altri gruppi nati nello stesso periodo: un pop-punk adolescenziale sia nelle sonorità che nei testi. Diciamocelo, nulla di indimenticabile per chi ha più di 18 anni. Cambi di formazione, fratelli Farro sì, fratelli Farro no, fratelli Farro a metà e arriviamo al 2017, anno in cui viene pubblicato After Laughter: quello che ora è a tutti gli effetti un trio decide di evolversi, abbracciando finalmente l’anima pop con un album colorato dai toni funky e anni ‘80. Un po’ come quando Benjamin Button non è più il novantenne con cataratta e pieno di dolori, ma il Brad Pitt che tutti conosciamo.
Petals For Armor, primo progetto solista di Hayley Williams, arriva dopo un burrascoso divorzio con lo storico partner Chad Gilbert dei New Found Glory e un successivo periodo di infelicità e di depressione.
Suddiviso in tre EP, Petals For Armor sembra un proseguimento a livello tematico del lavoro svolto con i Paramore in After Laughter, ma questa volta Williams tenta di mettersi alle spalle il dolore dell’ultimo periodo. Un percorso di 15 canzoni che si muovono dalla rabbia iniziale all’accettazione per giungere, infine, a un nuovo inizio. Un passaggio dall’oscurità alla luce che si può notare anche dal punto di vista sonoro.
La prima parte del disco è quella che prende maggiormente le distanza dai suoni di After Laughter: è una Hayley Williams in versione intima, a tratti quasi dark, quella che ci troviamo di fronte e non potrebbe essere altrimenti. Si passa dal tentativo di reprimere la rabbia in Simmer (“Rage is a quiet thing / Ooh, you think that you’ve tamed it / But it’s just lying in wait”) alla perdita delle persone care in Leave It Alone (“Cause now that I want to live / Well, everybody around me is dying”) fino alle complicazioni nel vivere una relazione tossica in Creepin’, in cui le voci modificate sembrano voler strizzare l’occhio a Billie Eilish.
Dopo il quintetto iniziale, l’album comincia lentamente a colorarsi e i petali – che danno il nome al disco – a schiudersi. Passiamo dal dolore della prima parte alla presa di coscienza della seconda. Dead Horse prima e Over Yet (con un ritornello molto HAIM) poi ci riportano alle atmosfere dei Paramore versione 2017. I ritmi rallentano nuovamente per un’ultima volta con Roses/Lotus/Violet/Iris: un brano tutto al femminile, grazie alla partecipazione del supergruppo boygenius, e un viaggio attraverso la femminilità che, tramite metafore floreali (“He loves me now, he loves me not”), preannuncia la successiva rinascita.
La risalita personale di Hayley Williams giunge a compimento con la terza e ultima parte. Quella più pop-oriented, ma anche la più interessante. Ci lasciamo definitivamente alle spalle la depressione e abbracciamo la ritrovata felicità. In questo segmento finale, Williams arriva addirittura ad esplorare territori mai neanche sfiorati con i Paramore: sprazzi di Janet Jackson, di disco e di dance fanno capolino in questa sezione. Sugar On The Rim è sicuramente il brano più sperimentale di Petals For Armor: un synth-pop che si appiccica immediatamente in testa e l’unica cosa che possiamo fare è muovere il piede e iniziare a ballare. I riferimenti floreali tornano in Watch Me While I Bloom, che continua sulla stessa scia del brano precedente. La chiusura è affidata a Crystal Clear, una specie di ninna nanna con cui Hayley Williams dimostra – se ancora ce ne fosse bisogno – la propria versatilità anche dal punto di vista vocale.
Seppur un po’ disomogeneo tra le tre differenti parti, Petals For Armor è un debutto godibile, che allarga ancor di più il ventaglio di possibilità per il futuro di Hayley Williams – e dei Paramore. È il tentativo di dimenticare i demoni del passato e iniziare una nuova fase della propria vita, senza più paura e dolore.
I won’t give in to the fear
Tracce consigliate: Dead Horse, Roses/Lotus/Violet/Iris, Sugar on the Rim