Lo scorso Sabato 30 Maggio, DICE ha messo insieme le forze con Venerus e Radar Concerti per proporre al pubblico il primo grande concerto a pagamento in livestream in Italia. E noi non potevamo essere più curiosi.

Da un lato per via di DICE, che ha portato una ventata di aria fresca nel panorama italiano – per quanto riguarda tutta l’esperienza del concerto (dall’acquisto in poi). Dall’altra, invece, aspettavamo la performance del caro Venerus, una promessa firmata Asian Fake, che prosegue il suo percorso verso il disco di debutto senza grosse sbavature o intoppi. Al suo fianco troviamo MACE (laptop e tastiera) ed Enrico Gabrielli (ai fiati) sul palco nel Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, a Milano. Insomma, non un livestream qualunque, questa volta sapevamo di poter assistere all’attesa novità nel concerto online – a pagamento.

Sabato, dopo oltre tre mesi di digiuno, siamo tornati a toccare un vero concerto, emozionandoci (quasi) alla stessa maniera.

Sì, perché nonostante i recenti streaming da casa dei vari James Blake, LIBERATO Angel Olsen sono stati vissuti come “eventi particolari e diversi dal solito”, la loro casualità e la bassa fedeltà proposta non sono mai riuscite a colmare a o restituire a pieno il contesto del concerto fatto come si deve. Se anche ci  divertiamo nel vedere questi artisti suonare nel proprio salotto, non riusciamo ad assegnargli il valore di vero e proprio concerto via streaming, ma più una performance “da archivio”. Potremmo sentirci più appagati se al live stream dessimo la fugacità del concerto vero e proprio?

L’interesse provato nel vedere un artista proporsi in maniera del tutto particolare, con un team dietro che lo segue, così come una location ad hoc, le luci e il suono curatissimi, ci hanno fatto ricredere che una piccola soluzione al grande problema dei live ci possa essere. E ci deve essere, anche se temporanea.

Venerus e la sua mini-band, nel contesto, sono stati una piccola meraviglia. La formazione si è decisa per creare una realtà più atmosferica, quieta e intima. Spiccano infatti i brani più celesti, calcati in apertura dai suoni d’ambiente e i fiati di Gabrielli, i pitch e gli echi della voce. Si parte con il primissimo singolo di Venerus (Non ti conosco) uscito più di due anni fa, e si prosegue con le hit di Love Anthem e A che punto è la notte che si fanno sentire, anche quando realizzata in chiave più scarna. Da tenere conto è Canzone per un amico che viene presentata per la prima volta in live e forse nel suo contesto più adatto, vista la formazione, ma anche la bravura dei performers.
La performance di per sé ci ha reso partecipi di varie improvvisazioni ma anche, a sorpresa, di un particolare inedito che – con ogni probabilità – finirà nel disco di debutto (speriamo presto). Che ci sia alle porte del nuovo materiale?

In ogni caso, oramai che la paura dello studio senza pubblico sembra essere stata superata, viene da capire che anche la nostra industria può intraprendere un percorso sostitutivo in questi mesi di assenza delle masse ai concerti. L’esperimento di DICE può considerarsi riuscito nella sua stranezza e bravo anche al pubblico di ottocento persone paganti (probabilmente il doppio gli spettatori) che forse con una certa positività hanno voluto dare l’input giusto ad un artista dal grande talento e al team che lo segue.

Pian piano sembra che l’opinione  generale verso la sostituzione a tale modo di vedere i concerti stia cambiando. Se fatto nel modo giusto, l’adattamento a questa forma di live potrebbe risultare piacevole e magari darci una più grande curiosità a scoprire e attendere le date dal vivo di questi artisti. Nel mentre, una dose di sana creatività combinata a nuovi modi di creare performance potrebbe anche giovare a noi tutti.

Setlist:

  • Non ti conosco
  • Al buio un po’ mi perdo
  • Altrove
  • Canzone per un amico
  • Love Anthem, No. 1
  • Fulmini/Il fu Venerus
  • Inedito
  • IoxTe
  • Forse ancora dorme