Il titolo del primo EP di Venerus è una domanda indiretta. A che punto è la notte, così si chiama, e attraverso questa indagine si muovono sinuose le cinque tracce che compongono il disco.

Il progetto di Venerus, ora chi si è inserito nel contesto italiano, rispecchia l’anima del vissuto dell’artista. Produzioni e liriche viaggianti, cosmopolite e misteriose, notturne e sognanti: ingredienti che sono il diretto e naturale contenuto della sua idea di musica e le strade che ha intrapreso. Spirito dinamico, nato a Milano e di stanza ora a Roma, dopo un soggiorno inglese. Situazioni e immaginari, dunque, variopinti e dilatati, che hanno permesso a Venerus di formarsi come artista extra-nazionale, ma anche trans-nazionale.

Di lui, infatti, si possono notare almeno due movimenti che lo differenziano dalla consuetudine: da una parte c’è il respiro internazionale delle proposte, assimilato direttamente dall’estero, e dall’altra sì una dinamica nazionale, ma non provincializzata o ghettizzata nel quadrato di un quartiere o tra le vie di un rione. Lo scarto di Venerus è anche qui, nel saper proporre, in italiano, senza cadere in schemi confezionati, una soluzione nu soul che manca, una sfumatura R’n’B che altrimenti non esiste, visto che questo genere ha un seggio pericolosamente vacante (ne è a dimostrazione il fatto che si è autoproclamato esponente R’n’B il Biondo, volto noto di Amici di Maria De Filippi).

Dunque Venerus, anzi: la notte di Venerus, è illuminata da una luce soffusa filtrata da una lente nuova, che si distacca da qualsiasi scena, scuola o ondata attualmente vigente. Le produzioni, nate sotto la propositiva egida di Asian Fake, sono il frutto di un laboratorio diretto da una comunione di intenti libera e competente, piena di idee: appaiono tra i crediti di A che punto è la notte produttori di calibro ed esperienza come Frenetik & Orang3, Mace, iniezioni provenienti dal collettivo Misto Mame apportate da Frank Brait, nonché gli influssi dei nomi emergenti tra i più promettenti della scena romana: Not for Climbing e Amanda Lean. Artisti portatori di idee forti, esponenti di studi e influenze diversi tra loro, provenienze varie.

Il lavoro di A che punto è la notte è una miscela feconda, un modus operandi che si è rivelato felicemente produttivo, florido, stimolante. Un magma sonoro, ovattato e raffinato, all’interno del quale Venerus ha saputo immergere egregiamente la sua voce e le sue parole. Attitudine emo, echi jazz, elettronica, la scena di Brixton, numerose pulsioni black, ma soprattutto soul: Venerus, offrendo in italiano musica che può essere avvicinata a questo genere, ricorda meglio perché, appunto, esso significhi “anima”. Soul è Venerus perché quella in ballo è un’anima artistica vera, sensibile, fatta di lavoro, esperienza, di vissuto, comunione, scambio e sodalizi.

E quindi allora, concludendo, proviamo a ricollegarci alla domanda che indirettamente Venerus pone col titolo del suo primo EP. Si dice che quando un’idea risplenda al massimo, come il sole, si trova allo zenit; allo stesso tempo, il punto opposto dello zenit è detto nadir. Ecco, è qui la notte di Venerus, a questo punto qui, dove la notte, appunto, può raggiungere il suo massimo potere.