Dimenticate The Shouting Matches e le comparsate in Yeezus: dopo queste parentesi più o meno passeggere Justin Vernon è tornato insieme ai Collections Of Colonies Of Bees, riuniti insieme sotto il nome Volcano Choir. E qui sta la vera volontà di riprendere da dove ci eravamo lasciati, sì dall’esordio con i Volcano Choir (il buon Unmap del 2009), ma ancor più da quel Bon Iver che aveva toccato il cuore di molti.

Ecco dunque riapparire atmosfere post-folk delineate da chitarre e soavemente contornate da tastiere, in cui la regina della scena è sempre e comunque la voce di Vernon.
Ma come accadde nel passaggio For Emma, Forever Ago / Bon Iver, Justin non si adagia sulla formula vincente, cerca qui infatti un amalgama che accolga nelle giuste proporzioni la sua presenza e le musiche dei CoCoB.
Ci si emoziona dunque sull’energico finale tutto cori e chitarre di Acetate, e in egual modo sulla riflessiva Alaskans, sul cui arpeggio acustico fa nuovamente capolino il famoso falsetto.
Certo in una tracklist di soli otto pezzi non ci si aspetterebbero cali di tensione emotiva, ma purtroppo l’eccessiva calma di Keel non riesce a coinvolgere come dovrebbe; la prima metà della conclusiva Almanac poi non riesce a toccare quell’epicità sperimentale che va cercando, tra folk e tastiere 80s figlie di un arpeggiator alquanto scialbo (giostrato sicuramente meglio nel singolo Comrade); per fortuna questo passo falso viene recuperato nella coda del pezzo stesso, tra assoli di chitarra e loop vocali sovrapposti.
Il picco emotivo viene raggiunto però in Byegone e Dancepack. La prima regala forse la miglior performance vocale contenuta nell’album, un’ondata di emozioni in quel registro medio vagamente roco di un Vernon che fa rabbrividire all’incipit del climax, per poi esplodere in un liberatorio “Set sail”, mentre tutt’attorno è un tripudio strumentale. Dancepack è un crescendo travolgente guidato da una chitarra ostinata e da una batteria che incalza Justin a dare il meglio di sé: “Take note, there’s still a hole in your heart”.

Qualcosa da aggiustare nella collaborazione ancora c’è, ma di sicuro ciò che emerge da questo buonissimo Repave è la vena compositiva di un Vernon ben lungi dal voler abbandonare le scene, un Vernon che ha saputo reinventarsi e allo stesso tempo ritrovare se stesso anche al di fuori della sfera Bon Iver.
Ciò che emerge è un Justin Vernon ancora capace di farci emozionare.

Tracce consigliate: Byegone, Dancepack.