tUnE-yArDs se ne escono dopo tre anni con un nuovo pezzo pregiato. Tornando indietro nel tempo, mi ricordo che quando uscì W H O K I L L ero completamente disorientato circa l’etnia di appartenenza del genio di questo pregetto, ossia Merrill Garbus. Bene, a distanza di 3 anni continuo ad avere dubbi sul fatto che Merrill sia veramente bianca e americana e non nera e africana, anche se i video su youtube mi hanno tolto ogni dubbio. I tUnE-yArDs rappresentano uno dei gruppi più originali ed interessanti degli ultimi tempi, se non altro per il fatto che, tramite espedienti semplici quali l’utilizzo di delay vocali o il massiccio impiego di percussioni sincopate, hanno saputo ritagliarsi uno spazio importante in uno scenario musicale in cui l’autenticità è venuta spesse volte a mancare. Tutto questo non sarebbe ovviamente stato possibile se non ci fosse stato il lavoro sporco del bassista Nate Brenner, ossia il restante 50% del gruppo.

Con W H O K I L L si ballava, si ballava tantissimo; era un album pieno di buon umore, un album che esprimeva gioia e divertimento allo stato puro. Gli strilli di Bizness, giusto per citare la più rappresentativa, ricordavano fin troppo da vicino un continente piuttosto lontano dal New Jersey dove il duo in questione nasce. Non si può dire che quest’atmosfera sia venuta meno, la leggerezza la fa sempre da padrone come dimostrato anche dall’annuncio del disco tramite un lapidario thanks for your support and patience while we cooked this chicken sul sito web della band. Si può però constatare una parziale evoluzione verso sonorità un po’ meno limpide, quasi oscure, Time of Dark ne è appunto l’esempio. Le stesse Real ThingHey Life esprimono lo stesso concetto, dando a Merrill l’opportunità di mostrare tutta l’estensione della sua splendida voce tra profondità soul e urli folkloristici, senza mai steccare. Tutto scorre relativamente bene. Poi arriva un interludio e la reazione non può che essere un sincero e basito machecazz?? Sì, visto e considerato che il tema del minuto e mezzo di Why Do We Dine On The Tots è un dialogo  il cui argomento è il cannibalismo familiare, interpretato da voci comicamente inquietanti. Da questo punto in poi il disco perde un po’ di brillantezza, soprattutto a causa della seguente Stop That Man, ma anche alla closing Manchild, tracce davvero non all’altezza. Unica nota lieta di questa seconda parte è la commovente Rocking Chair che sembra uscita direttamente dalla colonna sonora di 12 Anni Schiavo.

Chiariamoci, Nikki Nack non supera il suo precedente, né forse lo eguaglia; detto ciò non è corretto parlare di involuzione nel caso di una band dalle potenzialità pazzesche, piuttosto si può parlare di rinnovamento. I tUnE-yArDs hanno sfornato un album coi controcazzi, sicuramente superiore alla media e per questo meritano tutto il rispetto, soprattutto da parte di chi, come noi, preferirebbe sculettare su Water Fountain piuttosto che sull’ennesima cagata che Avicii sfornerà quest’estate.

Tracce consigliate: Water Fountain, Find A New Way