Pensando alle tonalità calde e black che compongono questo album resta difficile immaginarsi che Neneh Cherry sia una rapper di nazionalità svedese. Ma se abbandoniamo l’aspetto prettamente geografico (o discriminazione territoriale che dir si voglia), scopriamo che, all’età di 49 anni e dopo una carriera fatta di alti e bassi senza però essere mai riuscita veramente a sfondare,  Neneh è riuscita a farsi notare e produrre niente meno che da Four Tet. Alcuni la ricorderanno per la collaborazione con i Gorillaz in Kids With Guns altri invece per il tormentone targato anni ’90 7 Seconds assieme a Youssou N’Dour, ad altri invece suonerà probabilmente del tutto estranea; ma la vera forza di Neneh sta proprio nel fatto di presentarsi con l’umiltà di un’esordiente in un LP solista che, è proprio il caso di dirlo, scalda il cuore.
Blank Project non è un album omogeneo, spazia anzi dall’ R&B al rap sino al soul, tutto supportato in maniera maestrale dalla voce della sua protagonista; a tal proposito, stona un po’ l’etichettatura riduttiva di rapper associata al suo nome. La tracklist poteva essere organizzata meglio a dire il vero, dato che il punto più alto è senza ombra di dubbio la prima traccia, Across The Water, un perfetto esercizio vocale accompagnato solo da timide percussioni, in cui viene fuori tutta l’anima black di Neneh. Diamentralmente opposta invece è la successiva title-track caratterizzata da un inizio alla On Sight del caro Kanye West, e ancora, la successiva Naked si presenta con una drum machine ed un ritmo lontano dalle precedenti. Questo pattern di generi soul/rap/trip-hop si ripete nella stessa sequenza anche nelle successive tre ossia Spit Three Times/ Weightless /Cynical. Degna di nota tra le rimanenti è infine Dossier, a mezzo tra una filastrocca ed una ballata, che sfocia in un ritornello tutto da ballare.
A giochi fatti la scelta di Neneh Cherry di rimettersi in gioco ad un passo dai 50 anni, è stata sicuramente vincente dal punto di vista del risultato: Blank Project è un album assolutamente interessante, a tratti emozionante, e di certo la mano di Four Tet ha aiutato, ma pecca di un qualcosa che lo renda indimenticabile. E quel qualcosa è forse proprio il motivo per cui la Cherry non è mai riuscita ad affermarsi stabilmente sul grande pubblico restando in un limbo di collaborazioni e progetti che l’hanno portata ad autorealizzarsi quando ormai è forse troppo tardi.

Tracce consigliate: Across The Water , Dossier