Per quanto possiamo arbitrariamente imputargli colpe di vari delitti in ambito musicale, il 2016 è per fortuna un ottimo anno per quanto riguarda le uscite discografiche. Tra gli altri è tornato Romare, è tornato su Ninja Tune e se potessimo ascoltare il disco completamente bendati non potremmo sbagliare nel riconoscerlo. Il primo lavoro Projections era completamente dedicato al suo ispiratore Romare Bearden, artista statunitense che fece del collage la sua forma d’arte, noto al mondo per la sua esibizione del 1964, Projections appunto; il collage è rimasto ad Archie Fairhust che continua il suo notevole taglia e cuci di campioni in quello che è il proseguio ideale dell’EP Love Songs, Pt. 1.
Love Songs, Pt. 2 è, ovviamente, un inno all’amore. Projections era un collage vero e proprio, in piena ottica beatmaking, in cui gli stralci e i samples di pezzi altrui – soprattutto jazz e blues – venivano ritagliati effettati e messi assieme estrapolandoli dal loro contesto originario con il collante sintetico di una drum machine e poche linee di synth per creare delle tracce elettroniche ballabili. Love Songs, Pt. 2 non si differenzia molto nella pratica compositiva, ma con un distinguo programmatico importante: se i campioni scelti per i pezzi di Romare (e per buona parte della musica elettronica sample-based, in realtà) vengono dalla musica soul e dalla musica funk il cui tema principale è spesso l’amore, tagliando e incollando campioni di quel tipo Fairhurst decide di comporre canzoni d’amore. È poi un disco molto più suonato, con la presenza di strumenti come bassi elettrici, tastiere, un mandolino, delle chitarre, tutti suonati da Romare, e il feeling analogico ne giova. Le atmosfere si fanno più suadenti, meno clubcentriche – per quanto l’attitudine sia sempre quella – e l’impronta calda della musica nera si sente maggiormente, con richiami alla psichedelia e alla disco; e cos’è la disco se non un genere che permette a «laid-back kinds of people to meet each other and reproduce»? Le tracce del disco hanno titoli inequivocabili. Love Songs, Pt. 2 inizia con Who To Love?, tra campioni vocali e poca batteria sincopata ci da il benvenuto nel sogno amoroso di Romare, che sfocia nell’attitudine disco di All Night con percussioni tribali e quelle parti di sintetizzatore monofonico che tuonano “ROMARE” a chilometri di distanza e se non muovete almeno la testa siete un po’ miseri. Fairhust continua di botto con Je T’aime che inizia citando Jules et Jim di Truffaut per fare spazio alla cassa dritta, a suoni sgretolati e a una chitarra precisa e tagliente che si ripetono per sette minuti in evoluzione continua. Ci sono dei momenti più compassati, come Honey o Don’t Stop, che poi devono solo fare da molla per brani successivi come il singolone Who Loves You? che si ciba di cassa dritta e giro di basso semplice ma incisivo; la piega si fa psichedelica e i bassi profondissimi vengono contornati da percussioni ipnotiche in L.U.V..
In un’ora Romare esplora musicalmente differenti tipi d’amore, da quello carnale a quello religioso a quello romantico, con sfumature non sempre percettibili attraverso la musica, ma se ci mettessimo ad ascoltare con attenzione alla ricerca dei minimi particolari a una certa saremmo troppo presi da melodie e ritmo e ci dimenticheremmo cosa siamo venuti a cercare. Alla fine della fiera Love Songs, Pt. 2 è un bel disco, dalla pasta sonora solida e riconoscibile, che suona bene e solo raramente pecca della sua stessa programmaticità o del suo stesso sperimentalismo.