romare-projectionsEtichetta: Ninja Tune
Anno: 2015

Simile a:
Clap! Clap! – Tayi Bebba
Mount KimbieCold Spring Fault Less Youth
Four Tet – Rounds

In una scala da uno a dieci per giudicare se la musica elettronica sia ancora ancorata alle tradizioni e al suolo di questa terra nei giorni odierni, il voto risultante sarebbe decisamente insufficiente. Sempre più si ascoltano prodotti di indubbio spessore tecnico ma che si allontano dal calore del genere umano, frutto di una nuova generazione tecnologica tutta social e poco ancorata ai rapporti face to face. Ogni tanto appaiano però dei barlumi di speranza, delle isole felici, da cui si può e si deve attingere per poter credere ancora che l’uomo sfrutti la macchina e non si faccia sfruttare da essa. Il primo album di Romare è un esempio lampante di tutto questo, semplicemente perché è un album di musica elettronica suonato e contaminato da tutto ciò che è terreno. Projections va al di là dei singoli generi trattati nei suoi 11 pezzi. Sa colpire e convince in tutte le sue sfaccettature. Possiamo immaginare questo lavoro come un viaggio che l’artista britannico compie intorno al globo: si parte dalla cultura afroamericana, il cui spettro aleggia in tutto il disco, per arrivare fino all’Inghilterra dei suoni elettronici e ambientali degli ultimi anni. Ma procediamo con ordine.

Durante i suoi studi universitari il futuro artista si concentra sulla cultura afroamericana e inizia a dedicarsi alla musica scegliendo come pseudonimo il nome che tuttora usa, prendendolo dallo scrittore, musicista e pittore statunitense Romare Bearden. I lavori pittorici sulla cultura “black” dell’artista d’oltreoceano verranno molto apprezzati dal Romare musicista e usati come trampolino di lancio nella sua ricerca sonora. L’Africa è infatti anima e corpo del lavoro del musicista britannico, ne forma le basi e ne tratteggia il colore principale.

Projections parte con due pezzi che dichiarano subito il proprio bagaglio artistico. Nina’s Charm utilizza un sample di Nina Simone con dei delicati cori da tribù in sottofondo e la successiva Work Song è un inno elettronico ai neri americani, tutto immerso in una soffice sfoglia jazz. Attorno a questa solida impalcatura però si sviluppano interessanti divagazioni che attingono il loro suono da svariati elementi della musica elettronica e non solo mondiale. Il pregio di Romare sta nel saper mescolare in una singola traccia tutti questi elementi. Ecco allora che in pezzi come Ray’s Foot si passa dalla house alla post dubstep come se niente fosse, mentre in Lover Man viene fuori l’elettronica minimale e ambientale tanto cara a gruppi inglesi, come ad esempio i Mount Kimbie di Cold Spring Fault Less Youth. Ce n’è per tutti i gusti, sia che vogliate ballare questo disco sia che vogliate starvene seduti ad ascoltarlo sopra un divano. La house pura e vecchia scuola viene fuori nella splendida Roots, cavalcata dancefloor che porta Projections su ritmi più veloci senza che il treno deragli, anzi il suono di tamburi africani in sottofondo al pezzo dimostra l’abilità già citata in precedenza di saper gestire varie sfaccettature del mondo musicale in un’unica canzone. La disco viene fuori e accompagna il basso prorompente ma preciso allo stesso tempo di Rainbow. Romare si permette di giocare addirittura con il blues. Sa fare pure questo e lo dimostra nella penultima sognante e psichedelica The Drifter. L’album scorre in un incedere semplice e diretto che risulta sempre più gradevole ascolto dopo ascolto e si conclude con il delicato sussurro de Le Petite Mort, che sfuma le sue dolci note sulla patina creata da macchine che attraversano il lago creato dal musicista d’oltremanica.

Profondo come il più grande degli abissi, delicato come il più soffice dei venti, l’artista britannico riesce a far convivere una sfilza di generi dando l’impressione di saperli controllare e sfruttare al momento più opportuno, disegnando traiettorie sonore che si fondano su un prelibato piatto unico che soddisfa al primo ascolto. La sensazione è che Romare abbia il talento necessario per continuare a crescere e dare alla luce nei prossimi anni album ancora più completi. Nel frattempo: chapeau.

Tracce Consigliate: Work Song, Roots.