Quand’ero ragazzino ricordo che tra i tamarri di paese andava in voga la tribal, meglio conosciuta come tribbal, un genere musicale che aveva trovato tetto in macchine da tuning arredate con scacciapensieri indiani, adesivi tribbali sulla carrozzeria e un bonghetto mai suonato perchè faceva da corredo. Questa involontaria subcultura era rappresentata da cd senza copertina, uguali tra loro, con quella scritta a pennarello nero e bpm illegali quanto il rumore dei tubi di scappamento. Di esotico c’era ben poco, a parte il momento in cui un vocalist bisbigliava qualcosa di incomprensibile e i bassi del nuovissimo impianto subwoofer erano lì a vibrare tra percussioni a 140 bpm e canti in lingua zulu.

Cristiano Crisci sogna di essere presente in una di queste compilation in stile emmedueo, proprio perchè la musica di Clap! Clap! è in bilico tra l’accontentare la massa sofisticata e il coinvolgere quella più ignorante disposta a sporcarsi le scarpe. Dopo il riuscitissimo Tambacounda il nostro Diplo italiano era già una realtà europea da tener d’occhio, e l’esordio su disco non fa altro che moltiplicare i canali di ricezione di un suono studiato per essere autentico. L’abilità del nostro sta nel piazzare ogni sfaccettatura della sua sapienza musicale nel momento in cui meno te l’aspetti, con la classe del fantasista alla ricerca forsennata del gol della domenica.

Tayi Bebba non è soltanto un viaggio asfissiante di bassi e field recordings del continente nero, ma un’eccellente riproduzione ragionata di un diario di bordo astratto, ricco di simbologie e pensieri lasciati in sospeso. Se l’attento safari di Populous era notturno e a filo di gas, il viaggio di Clap! Clap! è un rito vudù pomeridiano con i cammelli impasticcati.

Senza intendere e volere si passa dalla footwork primitiva di The Rainstick Fable all’idm technoide di Conqueror (Remorse / Withdrawn), sempre se siete sopravvissuti alla trap incantatrice di serpenti di Conqueror (Action / Assault / Conquest), che esplode in rave dopo un minuto di cauta e ammiccante drum’n bass. E così si continua a virare bruscamente da un mondo all’altro, con l’Africa che nella seconda metà la fa da padrone, omaggiata e rappresentata in tutte le sue antiche sonorità: il risultato è un superbo rito propiziatorio, Kuj Yato.

È un piacere ascoltare Tayi Bebba, dall’inizio alla fine, perché Cristiano Crisci è riuscito ad evolvere un suono ricco di pastiche in un esempio difficile da imitare, che spinge il beatmaking all’estremo della sfera personale. Il meritato successo di Clap! Clap! sta nella componente sociologica della sua musica, capace di riprodurre a propria immagine e somiglianza delle sonorità che dicono più di un libro o un documentario, e il prodotto finale è un insolito reportage di attualità. Per questo mezza Europa è pazza di lui, ma spetta ai tamarri l’ardua sentenza.

Tracce consigliata: Conqueror (Action / Assault / Conquest), Kuj Yato.