Lorde torna nelle nostre cuffiette a 4 anni dall’esordio Pure Heroine, un bellissimo disco che però aveva nella sua unicità e nel suo stile inconfondibile il suo grosso punto di debolezza. Suonava un po’ tutto troppo uguale dove, superati i pezzoni clamorosi, il resto pareva essere una copia di questi. Lorde ha fatto tesoro di questi errori giovanili (aveva 17 anni scarsi quando lo scrisse/pubblicò) e con Melodrama siamo davanti ad un nuovo mondo dal punto di vista musicale.
But I hear sounds in my mind
Brand new sounds in my mind
Il nuovo suono di Lorde viene presentato con Green Light, classico brano da dancefloor a 128bpm – nonostante le strofe siano accompagnate da un dolcissimo pianoforte à la Chainsmoker – che esplode in un ritornello pop che suona già come una delle migliori tracce da classifica del 2017. Così come in Pure Heroine (Royals e White Theeth Teens), Lorde in Green Light parla nuovamente dei denti, sua ossessione da sempre: in un tweet ha spiegato infatti che li vede come un segno dell’invecchiamento – altra sua ossessione presente nell’album d’esordio.
Melodrama è un lavoro che eleva molto in alto tutto quel filone Tumblr/bubblegum-pop femminile di Charli XCX, Lykke Li, Banks, Sky Ferreira, Broods etc, ponendoci sopra una pietra bella pesante. Il tutto è concentrato nella doppia traccia Hard Feeling/Loveless dove riecchegiano perfettamente i suoni di True Romance di Charli XCX e di tutto quel movimento musicale. I temi trattati nell’album poi sono tutti consequenziali alla fine del rapporto sentimentale tra James Lowe e Lorde: l’artista neo-zelandese infatti racconta di tutto i pro e i contro dell’essere single e di aver troncato con il suo amato. In Green Light ci spiega la sua crescita dopo la rottura, in The Louvre canta tutti i momenti felici con il suo ex, mentre in Hard Feelings/Loveless, dopo esserci rimasta male, ammette che non gliene frega più un cazzo del suo ex e dei suoi pensieri.
Lorde nonostante tutto non è così sola, anzi, perché c’è Jack Antonoff (cantante dei Bleachers e chitarrista dei fun) che mette entrambe le mani nella scrittura di Melodrama in ogni sua sfumatura (assieme a diversi produttori, più o meno famosi) e aiuta la giovane artista a uscire dal mondo teenager di cui faceva parte fino a qualche mese fa. Sì, perché dove le melodie perdono un po’ di qualità (Supercut, Sober II (Melodrama)) arrivano ottime liriche e arrangiamenti a riempire di senso quelle tracce che altrimenti risulterebbero delle inutili filler da disco mediocre. Diverso il discorso per quanto riguarda Liability e per Writer In The Dark dove la nostra sfodera un cantato meraviglioso con due ballate altrettanto ben riuscite che dimostrano le qualità dell’artista in fase di composizione, produzione e performance.
Melodrama riesce dove Pure Heroine falliva: un nuovo suono che si stacca completamente dal debut (dove Joey Little in produzione impresse sonorità troppo delineate senza dare spazio a eventuale sperimentazione – così come per i Broods di Evergreen) in cui Lorde si trova perfettamente a suo agio e riesce a esprimersi al meglio. Il pop del 2017 suona esattamente come questo disco.
Tracce consigliate: Hard Feelings/Loveless, Green Light, Liability