Prima prova su album per la giovanissima neozelandese Ella Maria Lani Yelich-O’Connor, in arte Lorde. Pure Heroine arriva quasi un anno dopo la pubblicazione nel 2012 dell’EP The Love Club, contenente quello che è ancora il suo singolo di maggior successo, Royals che porta il nome dell’allora quindicenne Ella Maria Lani ben al di fuori dai confini della natìa Nuova Zelanda.

La tracklist dell’album, che gode dell’ottima produzione del semisconosciuto Joel Little e uscito per Universal, fa la scelta coraggiosa di raccogliere solo la già succitata Royals dal precedente EP: la restante mezz’ora circa di musica è completamente inedita. Dieci tracce electropop, unite dalla costante di beat sempre minimali senza mai risultare scarni, più di una volta sfioranti i confini della dubstep (Ribs e A World Alone). A fare da contraltare alla quasi costante essenzialità della musica, c’è la voce di Lorde in più di un caso supportata dai cori di sottofondo (Royals, Team e Glory and Gore). che, perlomeno su disco, fornisce una prestazione decisamente più matura della sua età anagrafica. Da notare le similitudini nell’indolenza canora con Lana del Rey, un imitare che però non scade quasi mai nella becera copia.

L’ispirazione non sempre è costante e l’album non è privo di filler. 400 Lux, piazzata in apertura tra Tennis Court e Royals, assomiglia ai due  brani ben più riusciti senza riuscire a raggiungerli. Still Sane fa peggio risultando nel complesso la canzone meno riuscita dell’album: il beat è spento, la linea vocale non cattura nonostante il testo, accattivante ma che finisce per perdersi nella noia. A World Alone soprattutto nel ritornello sembra una Lana Del Rey più elettronica risultando se non brutta perlomeno un mezzo passo falso in una direzione che non sembra congeniale alla mocciosa.

Nota a margine per i testi: la scarsa originalità del parlare della fama, degli inconvenienti portati dalla celebrità e della vita da teenager viene compensata dall’ironia che permea le liriche dimostrando un approccio decisamente diverso rispetto alle colleghe popstar statunitensi.

Rifiuta inviti da parte di Katy Perry a farle da spalla nel tour, insulta (involontariamente?) Taylor Swift, critica i testi di Selena Gomez e Lana del Rey. In tutto questo riesce comunque a dimostrare di attirare l’attenzione su di sé anche dal punto di vista musicale. È fin troppo ovvio che chiedersi ora se Lorde si rivelerà o meno una meteora sia un azzardo inutile. Per il momento però consdieriamo Pure Heroine come una godibilissima mezz’ora di pop elettronico.

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