PARTE 1 | Premessa

Ho ascoltato Costellazioni e alla fine mi son ritrovato a fare le stesse considerazioni che mi ritrovo a fare ogni qual volta debba parlare de Le luci della centrale elettrica: mettere in fila parole a caso non è essere poeti.
Non che il buon Vasco Brondi si professi tale per carità, ma almeno un po’ cantautore si deve sentire, perché altrimenti non farebbe i dischi. Cita volutamente un bel po’ di frasi del classico cantautorato italiano e musicalmente pesca a piene mani dalle colonne portanti del bagaglio storico tricolore, da Battiato a Rino Gaetano, passando per De Gregori sino ai CCCP. E, se vogliamo dirla tutta, a parte qualche drum machine non è che si discosti molto da lì.
Tornando alla componente testuale (ovviamente centrale nella canzone italiana), molti elogiano le capacità e l’estro del buon Vasco considerandolo, come detto, cantautore ma anche un po’ poeta.
Gli stessi che coniano frasi come “poeta contemporaneo fotografo dell’odierna realtà in decadenza” che immaginatevi voi chi il poeta lo fa per davvero. Come se uno andasse davanti a Jimmy Page e gli suonasse Frà Martino Campanaro con l’ukulele e tutti dicessero “il nuovo talento chitarristico che rispecchia la perenne ricerca del minimalismo figlia del nostro tempo”. Belle parole vero?
Un testo in quanto tale deve essere legato da un senso che lo permei in toto, individuabile attraverso l’interpretazione delle singole frasi che lo compongono. Certo magari i grandi linguisti non avevano mai ascoltato Le luci della centrale elettrica, ma non credo che in caso contrario avrebbero detto “ledere il legame di senso di un testo fa di te un cantautore vascobrondiano”.
Non è fare l’hater controcorrente e, per forza di cose, a priori, avverso alla musica italiana.
Il problema principale è che ammettere il dato di fatto potrebbe farci apparire come dei cretini. Dire “questo testo non ha senso nell’insieme” è un po’ come dire “il concerto dei The Knife non è un concerto”.
Io non sono antropologo sociologo e nient’altro che finisca in –ologo, ma sono abbastanza intelligente da non farmi vendere parole accatastate l’una sull’altra come se fossero “l’attenta e cinica fotografia di una generazione in declino”.
La vera fotografia della generazione in declino, così chiamata spesse volte da chi sulla carta ne sa più di noi, penso sia rappresentata da chi vuole vedere un qualcosa dove palesemente non c’è. Chi vuole trovare della profondità siderale a un giochetto che funziona solo perché c’è gente pronta a giocare senza nemmeno pensare a quello che sta facendo. Senza analizzare le parole che ci spacciano come un qualcosa, se stessi, la generazione in declino. E poi capita che chiedi “Sì ok belle parole ma cosa vuol dire?” e ti rispondono “Se non lo capisci da solo cioè come pretendi che possa spiegartelo io?”.
“Voglio trovare un senso a tante cose. Anche se tante cose un senso non ce l’ha”. Al di là della mancata concordanza soggetto-verbo, pensate sia un caso che a dirlo fosse l’altro Vasco della musica? E se Vasco Rossi e Vasco Brondi fossero la stessa persona? Gli illuminati? Le scie kimike?
Poi oh, magari Brondi ci supercazzola da anni e noi non ce ne siamo ancora accorti.

PARTE 2 | Giudicate voi

“Vieni ma c’è la luna piena nel piazzale dietro l’hotel niente da fotografare poco dormire molto ridere va tutto bene ma solo se è irraggiungibile”.
“Chiara aspetta in macchina con le quattro frecce Sara che aspetta di cadere incendiando il cielo come un meteorite E pensa: sei più bella adesso mentre sfiorisci, sei come i fondali oceanici che resteranno sconosciuti, di ritorno dai tuoi viaggi di quattro anni. Pensa: Guarda qui ci sono tutti i miei punti deboli, guardami mi lascio dietro degli spazi bianchi. Forse si trattava di accettare la vita come una festa, come ha visto in certi posti dell’Africa… Nonostante il flusso costante di gente senza lavoro di compro oro compro oro… Sara sei ancora più bella la sera quando sei stanchissima sei ancora nella mia memoria interna”.
“Questa forse è finalmente la notte dei tempi, dei tempi dispari o quella notte dei quattro quarti di Berlino del Berghain”. “Adesso che hai conquistato l’Inghilterra e una piccola parte di te stessa e niente dipende dall’allineamento dei pianeti adesso che voli nella nebbia e nell’aria sporca come Macbeth niente può salvarti e niente può raggiungerti”.
“Dove ti sei trasferita non c’è molta gente più che altro molti insetti con una vita inspiegabile“. “I tuoi discorsi me li lego ai polsi”.
“L’amore si muove secondo un meccanismo simile a quello del mare”. “Strane stragi in Medioriente… rapido declino dei calciatori e dell’Occidente strano esultare quando la costa scompare strane vite moderne con risorse limitate… sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano 2”. “Se solo la Rivoluzione d’ottobre fosse stata di marzo o d’aprile”.
“Ci vediamo domani stessa pioggia stesso mare e i sogni dei superstiti nella notte blu e piena di zanzare stessi alberi che si muovono nel vento con un rumore di pioggia l’altro ieri una stella è morta con un’esplosione violenta”.

Io chiudo qui, tirate le vostre conclusioni.