Stupisce sempre come alcune cose, semplici e complesse allo stesso tempo, possano accomunare parti del mondo che si trovano a migliaia di chilometri di distanza; basti pensare all’amore per uno sport o l’utilizzo di un’app, per fare qualche esempio. Uno dei doni della globalizzazione estenuante che ci travolge ogni giorno è proprio questo: avere dei punti di contatto in posti che non si conoscono, in terre mai esplorate ma solo immaginate e poter condividere emozioni, riflessioni e momenti con qualcuno che non si conosce solo perché si è accomunati da qualcosa.

Il nuovo disco di Empress Of, con un buon parallelismo, possiamo definirlo un passe-partout che s’incastra bene in situazioni apparentemente diametralmente opposte: è una decappottabile che gira per le hills di Los Angeles, un party di Berlino o una festa sulle spiagge di Bali, accomunati dall’anima honduregna dell’artista che risulta essere ben presente ma mai invadente, una componente fondamentale e che caratterizza l’album ma non l’unica chiave di lettura per il miglior progetto della trentenne nata nella Città degli Angeli, vista anche la quasi totale autoproduzione del lavoro. Beat elettronici, pop anestetizzante e ritmi caraibici ci accompagnano per una buona mezz’ora, fornendo un ottimo background a momenti di socialità o di semplice lavoro al computer, nonostante la profondità particolare dei testi, tramite i quali l’artista racconta, tra le altre cose, alcune vicende familiari.

Proprio ad aprire il disco con la title track I’m Your Empress Of è la mamma della cantante, che racconta brevemente dei primi momenti passati dopo il trasferimento negli States.

It was no easy, no es speak English
It was no easy, has to learn it
But I did, I got it
I only have one girl
But the only girl is like the having thousands of girls
Because look at how many times she reproduce herself in each bunch of you
So, this is Empress Of mom

Nonostante la sopracitata profondità sia meno accentuata rispetto ai precedenti lavori di Lorely RodriguezUs e Me, in questo album le note dance ed R&B giocano decisamente un ruolo importante nel rendere piacevole ascoltare la mezz’ora in cui è concentrata un mix di potenziali hits ballabili (Maybe This Time e Not The One, ad esempio) a brani più riflessivi ed intimi come Hold Me Like Water, dove indecisione e cambiamento sono protagonisti indiscussi.

I can’t decide what type of girl I like
What type of girl to be

in contrapposizione con Love is a Drug, dove l’artista appare avere delle convinzioni ben solide su come sia deleterio avere delle cose ma di come, allo stesso tempo, non si riesca a farne a meno.

I know love is a drug, I know money is a drug
I know sex can be a drug, but I just wanna be touched

Le contraddizioni di Lorely sembrano costellare nei momenti meno probabili l’ascolto del disco, probabilmente volendo provocare lo stesso ascoltatore a riflettere sul proprio approccio al dover esistere senza doverlo evitare e senza aspettarselo da un prodotto che vorrebbe sembrare all’apparenza leggero ma che, se si analizza, risulta avere delle curve a gomito in montagna alternati a rettilinei facili da percorrere, i cui primi, seppur rari, lasciano il segno.

Tracce consigliate: Maybe This Time, Hold Me Like Water