Lorely Rodriguez è un’entità piuttosto concettuale. Deve il suo nome d’arte, Empress Of, ad una chiromante, fu una teenager ossessionata da Bjork e rilasciò i suoi primi lavori su Youtube, nel 2012: 15 tracce di circa un minuto, identificate unicamente da un numero e da un colore che fa da sfondo fisso ai rispettivi video. Vista la già evidente stoffa della ragazza, gli elementi per un colpo di coda hipster nel 2015, all’uscita del suo primo album interamente autoprodotto, Me, ci sono tutti.

La prima evoluzione che ci è spontaneo distinguere, a tre anni di distanza, è una maggiore inclinazione alla musicalità (come il singolo che fece da apripista How Do You Do It) piuttosto che ad elementi più noise, che la accomunano subito ad uno dei mostri sacri della recente genesi di questa avanguardia pop: FKA Twigs. Eppure le differenze sono sostanziali: se la Barnett è decisamente incline all’enfasi fin sopra le righe, in direzione opposta va la Rodriguez, che scientificamente cadenza le evoluzioni della sua voce, retta su picchi elevatissimi in un equilibrio imperturbabile,  tra le asperità svuotate dalla musica, a cui è lasciato in toto il compito di mettere l’accento ai testi creando la reale tensione emotiva.

Me è scarno, scheletrico, tuttavia intimo: dipendenze, ossessioni, nostalgia, solitudine e rabbia si avvicendano tra stratificazioni di vividi synth chillwave, percussioni impetuose e loop ossessivi, lasciando spesso intravedere alle tracce potenzialità da inno; talvolta il tutto è sostenuto persino da elementi di EDM ed house, inseriti però in maniera talmente elegante e, perché no, furba, da risultare raramente stucchevoli. Il messaggio è condensato in pochi elementi, e giunge al nostro orecchio sotto forma di pillola, mentre la voce di Lorely incede nella sua ineluttabile marcia lungo i 34 minuti totali dell’album.

Seppur la posa da novella Yoko Ono risulta nel 2015 oramai un po’ trita, rimane innegabile che Me sia un grande esordio.

Tracce consigliate: How Do You Do It, To Get By