OCEANO PARADISO, primo album di Rocco Modello, per tutti meglio noto come Chiello, ha innanzitutto un pregio: si è potuto comprendere solo quando è uscito nella sua interezza. Prima della pubblicazione, infatti, non si capiva niente di dove il disco volesse parare: è del 2019 Acqua salata, singolo incompresissimo al momento della sua uscita, soprattutto perché all’epoca Chiello era solo quello dell’FSK, quando il collettivo, sul trampolino di lancio, era connotato da un’unica parola d’ordine: follia. Un oggetto alieno, allo stesso modo, è stato il singolo successivo, Crema di buccia: che voleva dire questo pezzo cantautoriale, definibile itpop (ma comunque diverso da quel filone), pubblicato da uno di quelli di ANSIA NO? La risposta l’abbiamo trovata solo di recente, con le 11 tessere che compongono OCEANO PARADISO.

C’è al cinema, in questi giorni, un film che appena finito si ha voglia subito di rivederlo: Freaks Out, di Gabriele Mainetti. Un film che ti tiene incollato alla poltrona, che farebbe contento Stanis La Rochelle della serie tv Boris, in quanto – tutti concordano – è per niente italiano, seppure sia nei fatti molto italiano (e molto romano). Qua però ora si parla di OCEANO PARADISO di Chiello; che ci azzecca con Freaks Out, ci si chiederà: la risposta dovrebbe essere “niente”, senonché il disco del più cantautore tra i membri dell’FSK e l’incredibile film di Mainetti, condividono la stessa alimentazione: una dieta variegata di citazioni e ispirazioni, provenienti da oltreoceano e dall’Italia (anche più provinciale), dal presente e dal passato. Come in Freaks Out si sta sempre su una seggiovia no stop tra Hollywood e Cinecittà, in OCEANO PARADISO tutto è un girotondo tra itpop, emo-rap americano, trap, tappeti shoegaze (Sul fondo dello scrigno) o outro riecheggianti Pino Daniele (per quest’ultimo basta ascoltare l’ultimo minuto di Golfo paradiso).

Quello fatto da Chiello è un collage di stili. Mare caldo, Crema di buccia, Acqua salata, Golfo paradiso: sono canzoni alt-pop ma non troppo. Sono costruite su strutture musicali semplici e orecchiabili – chitarre, batteria e tastiere – ma lo scarto è rappresentato proprio dal loro autore, dalla voce di Chiello e la sua scrittura, piena di fantasia, simboli e inaspettata poesia, a tratti surreale. Quest’ultima caratteristica diventa onirismo in quelle tracce più emo come Non lasciarmi cadere, produzione che ricorda il Blanco di Blu celeste; Pietra di luna, che ha strofe lo-fi e psichedeliche, e un ritornello che potrebbe essere tranquillamente di Calcutta (Non puoi togliere i noccioli dall’anguria / se mi ami ingoia i semi se mi ami); c’è poi Abisso di Xanax, che solo dal titolo si dichiara figlia di tutta la cultura purple di Soundcloud, quella non della primitiva drill, ma quella più evoluta acustica, sulla scia di 17 di XXXTENTACION. Sarebbe indubbiamente il brano più bello di OCEANO PARADISO, se non esistesse Quanto ti vorrei, il pezzo simbolo del disco, prodotto da Shablo, che riassume il manifesto di Chiello: fare dell’assenza di limiti la propria identità.

Non c’è infatti alcun confine dentro cui Chiello abbia voluto racchiudere la sua musica. Ha pescato da qualunque parte volesse tendere le mani, comprese le evoluzioni pop e pop-punk della trap rappresentate da Damerino e Poi si romperanno. Abbiamo quindi una serie di citazioni e mondi; ma una serie di piccoli mondi messi insieme tra loro fanno un’identità? La risposta sarebbe no, se non fosse che Chiello proprio su questa assenza di riferimenti stia costruendo il suo personaggio.

OCEANO PARADISO diventa un buon album dal momento in cui il suo autore, che sembra uscito da Final Fantasy e indossa spesso kilt e calze a rete, ha cominciato a dimostrare di avere le idee chiare, contro ogni prima impressione; e di dimostrare che sotto a ciò che sembra casuale, ci sia in realtà un disegno chiaro.

Tracce consigliate: Abisso di Xanax, Quanto ti vorrei, Pietra di luna