Sono passati quattro anni dall’oscuro, agitato Black Rainbow. Gli Aucan non si capisce bene se siano rimasti in due o siano tornati ad essere tre (presumo tre viste le foto sull’internet) e dopo l’EP1 premonitore uscito l’anno scorso si ripresentano al pubblico con un nuovo LP dal titolo Stelle Fisse.

In primo luogo, Stelle Fisse è un titolo bellissimo per un disco; in secondo luogo, un nome simile ci suggerisce una chiave di lettura di tutta l’opera. Nel senso che c’è da capire quali siano le stelle fisse a cui alludono gli Aucan. Dopo una piccola analisi, le prospettive sono due.

Le stelle fisse potrebbero essere le fonti di ispirazione degli Aucan. Questo è un disco che arriva in un momento particolare, un disco che alcuni definiscono come una ricerca di identità da parte del trio bresciano. Per andare avanti si deve scegliere a cosa guardare, come per orientarsi si guardano le stelle fisse, e credo gli Aucan l’abbiano fatto in questi quattro anni dallo scorso lavoro. La nota positiva – che è pure quella negativa – è che queste derivazioni si sentono e sono innegabili. Friends impara da Therapy dei Moderat con un pizzico di Bad Kingdom (sempre dei Moderat) e le accelera, ad esempio. Disto si porta appresso i suoni sintetici di Arca e li circonda di suggestioni spaziali, accompagnate da dei clap grandiosi in riverbero che schioccano duro. Più in generale a questo proposito si può dire che Stelle Fisse suona perfettamente come dovrebbe suonare un buon disco di elettronica nel 2015, ma si ferma proprio lì. Manca un qualche guizzo creativo vero, un’esplosione, nonostante ci siano dei pezzi che scuotono come Errors e la stessa Disto.

Preferisco però pensare alla seconda prospettiva, ovvero che le stelle fisse siano le basi del lavoro del gruppo. La nuova impostazione elettroacustica e minimalistica degli Aucan li porta a suonare senza laptop dal vivo, e li fa accodare musicalmente ad una tendenza di matrice britannica post dubstep (chi ha detto Burial?); gli strumenti fisici e analogici, gli arpeggiatori, le drum machine, i sample, gli effetti, le voci pitchate riscaldano anziché alienare. In qualche modo tutto Stelle Fisse appare come un ottimo lavoro d’artigianato, prezioso, dalla produzione ottima e meticolosa, un’opera fatta con attenzione, per suonare esattamente come suona. Per fare un esempio basta sentire Light Sequence col suo arpeggio succoso e dinamico o l’ultima jam siderale Cosmic Dub.

Quello che manca però, anche in questo caso, è una maggiore fortuna a livello di songwriting. Non ci sono pezzi brutti, ma neanche pezzi che farei suonare al mio funerale (sarà una bella festa, giuro); ma tanto di cappello alla strada intrapresa, di cui Stelle Fisse è un buon tassello.

Tracce consigliate: Errors, Grime 3