Quando il contenitore non mente: dal terzo album di Santi White sotto il nome Santigold sgorga la stessa energia chiassosa che sta sull’artwork con cui si presenta. Eterogeneità e accumulo sono alla base tanto della grafica che la ritrae in versione Barbie, incellophanata tra gadget disposti alla rinfusa, quanto dell’approccio con cui compone e dispone le dodici tracce di 99¢.
L’artista di Philadelphia non è una che sa stare ferma a lungo. Sono trascorsi quattro anni da Master of My Make-Believe ma nel mentre la White ha preso parte a svariati progetti (tra cui la partecipazione alla colonna sonora della serie tv di HBO Girls con il brano eponimo), coi quali 99¢ condivide contaminazioni e collaborazioni.

Non che le gesta del passato ci avessero dato modo di pensare che il marchio Santigold ci avrebbe riservato esternazioni timide, ma in quanto a destrezza nel crossover la White non sempre rende omaggio al pregevole debut Santogold, o meglio sembra aver tralasciato qualche ingrediente. Il ritorno è contraddistinto da una generale ambizione da hit più che dalla sperimentazione di miscele. Il che non sarebbe neppure così deplorevole (siamo pur sempre in ambito pop) se non fosse per la scelta di alcune ricette troppo semplici e un po’ furbastre.
L’eccesso sta in alcuni passaggi scarni e ossessivi di hip hop patinato (Big Boss Big Time Business), abbinati a parentesi di pop stucchevole, come All I Got, che starebbe meglio in un disco di Gwen Stefani che di M.I.A. (tanto per citare una a cui invece la White è associata costantemente).
Tralasciando detti episodi di cui il disco avrebbe potuto tranquillamente fare a meno, diversamente accade altrove, come in Banshee, che è squillante e incontenibile ma finisce per riequilibrare i cori power pop con un tappeto di bassi assestati. Pregevole l’impasto dei synth nella doppietta Who Be Lovin’ MeRendevouz Girls, morbido e sognante nella prima a mitigare i loop del cantato con ILoveMakonnen, ammiccante e glitterato nella devozione (forse troppo esplicita) agli 80’s della seconda.
La formula è di certo più immediata rispetto agli albori, ma la fortuna vuole che Santi non abbia perso l’abilità nel muoversi in territori dub, nel maneggiare materia sonora chiassosa e modellarla in forme sinuose e curate, che si tratti di fosche parentesi elettro (Outside The War), di blackness declinata in percussioni etniche (Before The Fire) o degli episodi più melodici del lotto (Run The RacesChasing Shadows), in cui la White fa sfoggio delle proprie virtù da mezzosoprano.

Decisamente meno cheap e preconfezionato di quanto la cover vorrebbe far credere, 99¢ ha sufficiente ironia per farci digerire qualche scorciatoia scaltra,  ma non abbastanza da eclissare il ricordo dell’aroma new wave di Santogold, di cui proprio non riusciamo a non sentire la mancanza.

Traccia consigliata: Outside The War