A. G. Cook, il producer fondatore dell’etichetta rivoluzionaria PC Music, un paio di giorni fa ha scritto una lettera-tributo alla sua compianta amica e collaboratrice SOPHIE, l’artista scomparsa qualche mese fa all’età di 34 anni.

Il post di Cook racconta, tra le tante cose, l’amicizia e il rapporto lavorativo con SOPHIE, a partire dal primo incontro (prima digitale e poi fisico) in un toccante viaggio tra Londra, Los Angeles e il resto del mondo.

La lettera è davvero molto lunga, noi vi abbiamo preparato un riassunto; ovviamente sul sito di A.G. Cook potete trovare l’originale per intero.

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Incontrai SOPHIE per la prima volta il 13 ottobre 2012 – un improbabile incontro precedente a BIPP e PC Music, che si sarebbero materializzati a giugno dell’anno seguente. Mi ero imbattuto in una demo di BIPP sul Soundcloud di SOPHIE quell’estate, e le avevo immediatamente scritto un’email. Non potevo credere che esistesse qualcuno, tanto più a Londra, con una visione così ben definita e con così poco riguardo per le barriere che dividono il pop e l’arte sperimentale.

Il mio desiderio di includere altre persone nella mia musica e di renderle addirittura il suo fulcro confondeva SOPHIE. Il suo approccio tendeva ad essere isolato, perfezionava la sua musica per ore e coinvolgeva dei vocalist solo per il tempo strettamente necessario. Eravamo soliti scherzare sul fatto che ero stato la prima persona a cui avesse lasciato toccare il suo computer, ma fu un episodio importante e sembrò sollevata nel poter condividere i risultati dei suoi sforzi.

Eravamo persone opposte da molti punti di vista e naturalmente complementari. Ero totalmente ossessionato dagli accordi MIDI e dai preset, dal comporre musica su molti livelli per generare un impatto emotivo, ma la sintesi mi terrificava. SOPHIE era già un’abilissima sound designer ed era in grado di comporre qualsiasi cosa dal nulla, ma evitava gli accordi che potevano scontrarsi con lo spazio limitato offerto dallo spettro sonoro. Eravamo l’uno attratto dall’approccio dell’altra e ci siamo scambiati molti consigli negli anni, ma quando lavoravamo assieme tornavamo alla formazione originale. I miei accordi, i suoi suoni, fine. Le tracce vocali erano l’elemento che stava in cima a tutto, e ci lavoravamo in maniera molto bilanciata, tentando di dare alle canzoni una personalità che eccedesse la somma delle sue parti.

Aveva solo qualche anno più di me e aveva già un passato un po’ misterioso, del quale ogni tanto faceva fatica a parlare. Ma era chiaro che voleva essere compresa e a volte diventava estremamente inquisitiva, per poi parlare apertamente delle sue emozioni e esperienze. Rimasi sorpreso quando mi chiese di accompagnarla a Eastbourne per aiutarla con uno shooting fotografico. Mi mostrò alcune immagini di “Homemade Molecular Gastronomy” e disse di aver bisogno di un paio di mani in più per aiutarla a mischiare vernice spray, gelato e slime per quelle che sarebbero diventate le prime immagini per la stampa di SOPHIE, ma capii in un secondo momento che in realtà voleva ci fosse qualcun altro con lei mentre visitava suo padre.

Ho passato gran parte del 2014 e del 2015 su QT, il progetto collaborativo assieme a SOPHIE e Hayden. Nonostante sia facile perdersi in tutte le conversazioni e diverse interpretazioni che QT ha generato, non mi dimenticherò mai dell’ottimismo travolgente di SOPHIE riguardo al progetto. Prima di aver mai interagito con il mondo della musica pop, aveva fiducia in tutte le sue qualità – la sua capacità di regalare in modo innato un’esperienze gioiosa, rilassante e generosa. Hey QT, come traccia, ha questa urgenza e immediatezza che non è spesso presente nel resto dei lavori di SOPHIE. Lavorare sulla demo assieme a lei è uno dei ricordi più forti che abbia, proprio perché ha tirato fuori il lato meno riservato e più dolce di lei, che mai avevo visto prima.

SOPHIE era e sarà sempre una DJ da matrimonio. Ci sono foto di lei che fa la DJ ai matrimoni prima ancora di essere adolescente, e uno dei DJ set più gioiosi che abbiamo fatto assieme è stato al matrimonio di sua sorella. Mi fa ridere ripensare a come siamo riusciti a trovare un equilibrio tra la nostre tracce e la selezione mainstream che è ritenuta appropriata per un matrimonio, ma SOPHIE amava riuscire a conquistare la folla, far ballare la gente, e aveva una grande conoscenza della musica di periodi diversi che riusciva a far vivere nel suo mondo. Tra le sue chiavette USB c’erano cartelle intitolate semplicemente 70s, 80s, 90s che ricordo di aver utilizzato durante diverse serate e afterparty quando avevo bisogno di un’atmosfera da matrimonio.

Nel 2017, quando Number 1 Angel era quasi pronto, SOPHIE mi invitò ad uscire a pranzo, cosa piuttosto inusuale per lei. Nutriva un’avversione per il concetto di fare coming out per descrivere un processo che è più vicino all’attualizzazione che alla trasformazione, ma in quel momento c’era una questione di orgoglio in ballo. Parlò con inedita leggerezza di ormoni, generi sessuali e delle sue esperienze. Compresi che quella che avevo sempre interpretato come sicurezza e androginia erano solo una piccola finestra su una disforia molto più stratificata, che aveva deciso di riorganizzare in modo aperto. Subito dopo mi portò a fare un giro in macchina durante il quale mi fece ascoltare delle demo di ciò che sarebbero diventate le prime quattro tracce di OOEPUI – brani dal forte impatto in qualsiasi contesto, soprattutto quando presentati con tale simmetria.

Che si parlasse di persone, di relazioni, di materiali o di musica, SOPHIE approcciava ogni discussione con amore, attenzione e con l’intensità di qualcuno che aveva vissuto davvero. I due LP che ci ha lasciato – PRODUCT and OIL OF EVERY PEARL’S UN-INSIDES – anche se spesso considerati radicalmente diversi nell’approccio, sono molto simili. Entrambi gli album sono momenti di rivelazione per chiunque riesca ad aprirsi all’esperienza.

SOPHIE è in tutta la sua musica.

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