2018, the year that Itpop broke.

Potremmo intitolare così un ipotetico documentario su questi turbolenti anni dieci italiani in musica. È nato tutto nel 2015, con Mainstream di Calcutta, che nel mainstream ha fatto entrare prepotentemente una serie di artisti ed album, contribuendo al ringiovanimento e all’attualizzazione di un certo tipo di pop e di cantautorato nuovo, fresco, finalmente svecchiato, che qualcuno ha iniziato a chiamare “itpop”.

Due anni prima c’è questo tipo che suona un synthpop bello spinto e canta pezzi in inglese in una band chiamata Drink To Me. Nel 2012 hanno pubblicato un disco bellissimo, S, ma lui ha iniziato a scrivere canzoni in italiano e non sa che farsene: lui è Marco Jacopo Bianchi, sceglie di portare avanti il progetto da solo, si inventa il moniker Cosmo e inizia a mandare qualche pezzo agli addetti ai lavori per vedere l’effetto che fa. Il resto è storia, che si trascina fino ai giorni nostri: un tour che raccoglie consensi in serie, uno spettacolo mai visto per un artista italiano e un’aura da alfiere di questo nuovo movimento musicale italiano che forse non ci saremmo aspettati 5 anni fa.

È raro trovare oggi qualcuno che non abbia mai ascoltato Cosmo, nemmeno per sbaglio in radio. Ma come siamo arrivati ad affermare che Cosmo non è più uno dei tanti, ma uno dei pochi, anzi pochissimi a far bello tutto: la musica, i dischi, i concerti? La risposta passa proprio attraverso i live, il contatto umano, il sudore e i coriandoli.

DISORDINE

Il 2013 è un bell’anno per la musica italiana: i Baustelle tornano in pista con l’ambizioso Fantasma, i Massimo Volume pubblicano Aspettando I Barbari, la 42Records pubblica la ristampa di Un Meraviglioso Declino, debutto di Colapesce, Glamour de I Cani e Disordine, l’album d’esordio di Cosmo, questo nuovo cantautore che è un incrocio a metà tra Battisti e gli Animal Collective.

Il disco è bellissimo, c’è poco da fare. Suona diverso, nuovo, fresco, ispirato, a fine anno finisce in tantissime classifiche di settore (e tra i finalisti della Targa Tenco come miglior opera prima) e Cosmo passa il 2013 a girare l’Italia come una trottola, con un live scarno e funzionale: ci sono solo lui, il suo campionatore e due ballerine. A queste ultime viene dato il compito di realizzare la quasi totalità della scenografia del live, accompagnate il più delle volte da visual: i concerti sono brevi ma intensi, i brani da cui attingere sono sempre quelli e ci mancherebbe, ma Cosmo non si risparmia mai, e come se non bastasse a fine concerto spara pure un po’ di coriandoli, tanto per enfatizzare il fatto che ogni live deve comunque essere una festa, anche se a suonare c’è solo un tizio con il campionatore. Il mio unico approccio dal vivo con Cosmo nel periodo di Disordine arriva a inizio tour, in un locale buio vicino Pordenone: 30-40 persone belle larghe, tante facce perplesse, lui che se la vive bene e pensa a portare a casa lo spettacolo, la sensazione che si meriti ben di più di quello che stava raccogliendo, ma era il 2013, erano altri tempi.

Cosmo

L’ULTIMA FESTA

Nel 2014 esce Bright White Light, ultimo album dei Drink To Me. Il 2016 invece si apre con Le Voci, prima anticipazione del nuovo album di Cosmo, in uscita nel giro di due mesi. Il nuovo live sostituisce le ballerine – che nel frattempo hanno anche una pagina Facebook dedicata – con due strumentisti veri e propri: l’impatto è sicuramente diverso, le canzoni suonano diverse. Arriva la cassa dritta, la voglia di far festa è evidente fin dal titolo e l’esecuzione live vira in questa direzione, con tanto di set di luci dedicato, con Marco che ci tiene parecchio a questa nuova aggiunta, consapevole dell’importanza dell’atmosfera e del mood che si viene a creare con i nuovi brani. Nel frattempo le prime canzoni “indie” italiane iniziano a fare breccia nel muro del mainstream: Cosa Mi Manchi A Fare di Calcutta, Completamente dei Thegiornalisti, Non Finirà de I Cani, e ovviamente L’Ultima Festa di Cosmo, che tra supermercati e sale d’attesa inizia ad essere ovunque. Il pezzo si presta, per costruzione, titolo ed esecuzione, ad essere l’atto conclusivo del live e così è, con tanto di invito collettivo a raggiungere Cosmo sul palco per quest’ultima esplosione di energia, probabilmente il modo più vicino che ha Cosmo per trasformare i suoi live in un’esperienza catartica e memorabile, fumo, luci e grandi canzoni a parte. L’Ultima Festa è Cosmo, è l’apice di un tour che si stiracchia per più di un anno su tutta la penisola, e che diventa sempre più grande insieme a Cosmo stesso, che a fine maggio 2017, tre mesi dopo la data conclusiva, pubblica Sei La Mia Città, il brano pop definitivo, quello che scardina definitivamente Cosmo dal mondo indipendente e lo manda stabilmente in heavy rotation e fruibile a tutti, dal fan dei Drink To Me a mia mamma.

COSMOTRONIC

A inizio 2018 arriva Cosmotronic, ed è di nuovo cambiato tutto. La macchina dell’hype per Cosmo corre in fretta e lui ne è ben consapevole, tanto che le prime date di questo tour incredibile vengono gestite come un’enorme festa, una serata di clubbing esagerata, che parte poco dopo il tramonto e prosegue fino alla mattina, dove al live vero e proprio (che dura più di un’ora e mezza) si affiancano dj set di ospiti e della crew di Ivreatronic, il collettivo creato da Cosmo insieme ad altri musicisti e produttori di Ivrea, e con cui ha realizzato parecchi eventi fighi nell’entroterra piemontese nel corso dell’anno scorso. Insomma, una situazione in cui ci guadagnano tutti: la credibilità live di Cosmo, capace di mettere in piedi uno show sensazionale, il pubblico, che può ballare e cantare per ore ed ore, e la crew di Ivreatronic, pronta a lanciarsi nello spazio dell’elettronica italiana e che può far ballare migliaia di persone ogni sera.

Lo spettacolo di luci è di livello assoluto: strobo, laser, fumo e quella scritta luminosa, COSMOTRONIC, che ben racchiude il senso non solo del disco, ma dell’intero concerto. Sappiamo dei numeri fatti a Milano, a Roma, a Bologna, a Firenze, ma siamo stati a vedere Cosmo anche a Udine, già di per sé una città abbastanza restia ad abbracciare con entusiasmo il nuovo che avanza. La location è il meraviglioso cortile del castello, dove due giorni prima si sono esibiti i Simple Minds (ah, la novità!): sul palco, dalle 20, sfilano il passato (gli Amari), il futuro (i Santii) e il presente del pop italiano (Cosmo), capace di far ballare anche nel grigio Friuli più di 2500 persone, numeri impensabili per chiunque abbia un po’ di dimestichezza con la situazione live in queste zone. La scaletta – e lo spettacolo – sono sempre quelli, ma quanta qualità: Bentornato, Le Voci, Tutto Bene, Dicembre, Quando Ho Incontrato Te, la techno più feroce con Tristan Zarra, Ho Vinto e l’intero secondo disco di Cosmotronic, in cui trova posto la nuova versione di Le Cose Più Rare (che cantavamo io e altri 5 poveri stronzi), e così via fino a L’Ultima Festa, dove si consuma il più classico dei corsi e ricorsi storici: finché il pubblico di Cosmo era di 300 persone era normale farne salire una trentina sul palco a scatenarsi. Ora che si superano tranquillamente le due migliaia l’unica soluzione è buttarsi tra di loro e guardarli negli occhi uno ad uno. È l’ultima festa, l’ultimo ballo della serata, l’ultima occasione per scatenarsi: certo che, quando si raggiungono livelli simili, cosa possiamo aspettarci dal prossimo passo? L’evoluzione di Cosmo è stata graduale ed inesorabile, ma superare certe vette sembra proprio una cosa impossibile.