Cosmo è tornato, con il suo terzo disco; è tornato con Cosmotronic per un fine che nessuno dei cantautori del panorama indipendente italiano si sta curando di prefissarsi: far ballare nella pista di un club.
È uno scopo che Cosmo aveva sviluppato tra le quinte ne L’ultima festa, l’album precedente, ma che ora, con il doppio disco uscito il 12 gennaio, pare si sia raggiunto.
Il disco è doppio come doppie sono le anime di Cosmotronic: da una parte c’è il Cosmo cantautore, il riflessivo Cosmo uomo e padre di famiglia; dall’altra invece c’è l’elettronica, il dj, il producer, c’è la festa. In sostanza, il primo disco (Bentornato, Turbo, Sei la mia città, Tutto bene, Tristan Zarra, L’amore, Animali, Quando ho incontrato te, Ho vinto) ha il baricentro a metà tra queste due componenti, mentre il disco 2 (Ivrea Bangkok, Attraverso lo specchio, Barbara, La notte farà il resto, 5 antimeridiane, Tu non sei tu) ha il baricentro tutto spostato verso la matrice elettronica.
Cosmotronic si apre con una dichiarazione di intenti in medias res che si intitola Bentornato, in cui Cosmo inizia a cantare, o meglio: parlare.
Poi mi volto verso il microfono
dico quello che penso
La base è silenziosa, il cantante in un flusso racconta quali sarebbero i suoi sogni, le sue ambizioni, tutte utopie che culminerebbero nel “fare tutto in un unico concerto”. Dopo questo decalogo, decolla il disco: ecco la seconda anima di cui si parlava, esce fuori la cassa dritta, il movimento. Cosmo apre la porta del suo mondo, non un mondo nuovo, ma solo un perfezionamento di quel che avrebbe sempre voluto produrre:
Non sono mai cambiato
Ci ho solo ripensato
Bentornato come inizia, finisce, ovvero nel nulla, con uno stacco improvviso parte Turbo, uno dei singoli apripista di Cosmotronic e un apripista in generale. Si parte, si entra “nella giostra”. Il brano, come ha spiegato Cosmo, è nato da un motivo siriano, che in effetti in filigrana ancora si percepisce.
Turbo emana tutta la genuinità che contraddistingue questo disco: genuinità nata dalle buone e precise intenzioni del suo autore, dalle sue riflessioni in merito a quel che non c’è ma che invece si vorrebbe ascoltare, ovvero un pop italiano elettronico, energico, radiofonico, che possa scuotere le radio e al tempo stesso le casse di un club. Alla base di ogni pezzo e dunque di tutto l’album c’è infatti il beat, la vibrazione prima – di più: primitiva – attorno alla quale poi si costruisce tutto il resto.
Un altro tratto della genuinità e della freschezza del disco risiede poi in un contrasto.
Tale fatto contrastivo che contraddistingue Cosmotronic è che il disco, Cosmo, l’ha scritto e prodotto in solitudine, benché sia stato poi mixato e masterizzato da Andrea Suriani. Un disco pensato per la folla, per la festa, per far sudare i corpi ravvicinati in un club, è nato invece all’opposto, nella provincia piemontese, nella stanza di un insegnante di storia, in cui talvolta, sicuramente, ha fatto incursioni il figlio piccolo.
Ecco, Cosmotronic oltre al suo doppio disco, oltre alla sua doppia anima, mette in risalto anche il binomio Cosmo e Marco Jacopo Bianchi.
Grazie a questo ulteriore gioco di doppi, emergono colpi sotterranei di intimità, di riflessioni.
In Tutto bene per esempio Cosmo fa i conti con un tema classico e universale dell’uomo: “nulla è per sempre”, canta in un verso, e nello stesso pezzo “Mia zia lottava dentro a un ospedale e adesso non c’è più / tutto quello che mi fa incazzare non conta niente”. Pensieri di un uomo che ormai ha alle spalle un bel muro alto di esperienze, traguardi, di vita.
In Tristan Zarra invece si parla di aggressività, di disordini, la canzone è un allarme mascherato dalla sua base invece innocente e quasi ingenua. In Animali c’è un inno all’uguaglianza, ma un’uguaglianza in negativo, nel quale si esorta ad eliminare vergogne e inibizioni, perché un individuo, uomo o donna che sia, resta “comunque animale” (e Mengoni che ancora crede negli esseri umani…).
In sostanza la musica, per Bianchi, è un momento di riflessione, talvolta intima, ma nella maggior parte dei casi una riflessione che si apre alla totalità, all’universale – anche se sembra grottesco dirlo qua: si apre al cosmo. “Non parlo di te, non parlo con te” [Ho vinto] ma si parla di tutti, si parla con tutti.
Ci siamo: Marco Jacopo Bianchi riflette, Cosmo dà la scappatoia. L’anima e il corpo. L’immobilità e il movimento.
Questi due binari paralleli sono le fondamenta di Cosmotronic, ma manca ancora all’appello una terza parte.
Infatti abbiamo detto che c’è il disco 1, quello dell’equilibrio tra le parti, del pop elettronico energico che spaccherebbe le charts radiofoniche più di un qualsiasi brano random d’oltreoceano che vende milioni di copie; poi c’è il disco 2, che inizia da Ivrea Bangkok e si chiude con Tu non sei tu, in cui l’equilibrio si sposta più verso il corpo, verso la cassa dritta, in cui la voce sparisce e il formato “canzone” in generale si ritira. Queste sei tracce, che potrebbero sembrare un surplus nella pubblicazione, in realtà nella organicità dell’album hanno la loro funzione specifica: sono la zona di mezzo, quella in cui si comincia ad aprire la porta d’ingresso della terza parte di questo progetto di Cosmo, che non è in formato CD.
Quella della porta infatti non è una metafora: la terza parte di Cosmotronic si svilupperà in diversi club prima d’Europa e poi d’Italia. Che significa? Significa che l’album è stato concepito anche per questo, per mettere in atto quel filo rosso che attraversa tutte le tracce, per dare vita a quella “scossa” che si menziona in L’amore, scossa la quale, sempre nella medesima traccia, si sviluppa in quello che possiamo definire il manifesto di tutto Cosmotronic:
Ho voglia di ballare, solo di ballare
Ecco la scappatoia che Cosmo offre alle riflessioni di Marco Jacopo Bianchi.
Pertanto, la pubblicazione è solo il primo esame per Cosmotronic, che è stato comunque superato con ottimi risultati. Risultati i quali fanno ben pensare che questo album, quando passerà la sua ultima fase, concentrata in feste, più che concerti, beh, fanno ben pensare che Cosmotronic potrà concludere il suo percorso da primo della classe, perché si inserirà in un posto che nessuno dei suoi simili occupa.
Tra i cantori di ansia e disagio, Cosmo sarà quello – forse l’unico – che invece, non senza riflessione, farà ballare e divertire.
Tracce consigliate: Sei la mia città, Animali, Ho vinto