Sono passati quattro anni dall’esordio discografico di Yumi Zouma con YoncallaUn album che ci aveva fatto innamorare velocemente come un crush primaverile. A prima vista un istinto, questione di chimica; dopo tre giorni un peso. Gli amori che sbocciano troppo presto, insomma. Poi altri lavori godibili che di solito vuol dire che non appenderai il loro poster in camera. Però continui a volergli genuinamente bene e, a dispetto di quello che generalmente succede con gli amori fugaci, non ci siamo persi di vista.

Negli anni sono seguiti alcuni cambi di formazione e la rinnovata collaborazione con Jake Aron che ha lavorato anche per gli album di Snail Mail, Solange Grizzly Bear e che ha portato al passaggio da CascinePolyvinyl (Of Montreal, Jay Som, Julia Jacklin) e così al nuovo album Truth or Consequences. Ed ecco che si pone nuovamente la questione degli istinti e della chimica.

Fin da subito il nuovo lavoro gira che è un piacere anche in una fase di quarantena forzata. Anche se, quindi, si può solo immaginare l’effetto della brezza sul viso, il calore sulla pelle e tutte quelle cose che la fine dell’inverno ed il risveglio dal letargo si portano appresso e che costituiscono senza dubbio il contesto migliore che dovrebbe far da sfondo alle sonorità ed alle melodie di questo album. Del resto, l’aspetto melodico, che rappresenta ancora oggi la punta di diamante della band, è il risultato di un lavoro collettivo e di condivisione nel quale ogni membro gioca un ruolo fondamentale (per conferme vedere alla voce Sage, traccia n. 4)

Sono tre le direttrici principali sulle quali si snoda un album che, per vero, non inventa nulla: l’indie pop più vicino agli esordi (Right Track/Wrong Man, Magazine Bay, Truer Than Ever); il dream pop (My Palms Are Your References To Hold To Your Heart, Mirror To The Fire, Sage, Southwark) e gli inossidabili anni ’80 (Lonely After, Lie Like You Want Me Back, Cool For A Second) che sbucano fuori come gli avvoltoi non appena la parola “nostalgia” trapela in una qualsiasi parte del globo.

A queste si aggiunge la voce sussurrata (ed insostituibile) di Christe Simpson si contrappone spesso a quella profonda di Burgess fino a creare un effetto simil The XX che s’incastra perfettamente con il groove. A tratti unite come in Right Track/Wrong Man che vuole far ballare ma anche riflettere sulla fine delle relazioni post adolescenziali.

I’m telling you you’ve earned it
When we were feeling so set
I need another day to
Abandon all the trust and take away the love I gave you

A tratti alternate, come in Southwark

Oh and I am imperfectly yours (Can we get by without your love?)
Oh and I am imperfectly yours (You give me trust, you give me lust, can we get by without your love?)

Truth or Consequences non è un’analisi logico-filosofica sulla vita, quanto piuttosto il tentativo di superare la convinzione che tutto si riduca alla dicotomia bianco/nero e che puoi solo decidere se essere onesto (con gli altri e con te stesso) oppure sono cazzi. E siccome, spesso e volentieri, sono cazzi in ogni caso, rimani solo tu con le tue scelte e con la nostalgia. Ma come ha detto la stessa Christe Simpson:

la nostalgia è bugiarda.

Si guarda alle vecchie foto e si prova profonda amarezza per quei momenti che sembrano migliori di quelli attuali. Si vorrebbe tornare al passato come se il tempo avesse la capacità magica di ribaltare i ricordi. Ma evidentemente è solo un inganno, così come lo è un crush primaverile. Speriamo che anche questo non sia sbocciato troppo presto.

Tracce consigliate: Lonely After, Lie Like You Want Me Back, Sage