Analizziamo la parola vortice. Questa può avere sia un’ accezione negativa, ad esempio nella frase “ieri sono stato risucchiato da un vortice marino e purtoppo sono morto”, oppure può anche avere valore positivo, se ci troviamo di fronte a enunciati come “questo album è un vortice di emozioni, mi ha coinvolto tantissimo”. Bene, adesso immaginatevi una via di mezzo tra le due ed avrete più o meno quest’ album. Christopher, quarto disco dei neozelandesi The Ruby Suns, è un arma a doppio taglio. Se abbiamo nella testa un vago sentore di conoscere già questa band, forse è perchè nel lontano 2006 è uscito Sea Lion, il loro secondo LP che era un mezzo capolavoro ma, purtroppo, sia con Flight Softly (2010) che con questo stesso non sono riusciti a ripresentare gli stessi grovigli sonori che tanto avevano ammaliato. Non fraintendetemi, questo disco non è da buttare, è solamente una piccola delusione arrivata da una band che sicuramente può fare di più.

Partendo senza pregiudizi però, alcuni episodi in Christopher si rivelano piuttosto apprezzabili: i paesaggi sonori descritti sono sempre affollatissimi di suoni di ogni tipo, che variano molto tra pezzi più sperimentali di fattura moderna a tracce dove predomina l’elettro-pop con rimandi agli anni ’80 soprattutto nell’utilizzo dei synth come in Dramatikk, Rush ed In Real Life. Qua entra in gioco il vortice di cui parlavamo prima, ovvero quello sonoro, che non lascia mai libero l’ascoltatore per una pausa ma ben presto annoia, per prima cosa perchè i sintetizzatori a cui prima accennavamo si rivelano nel giro di qualche ascolto troppo pacchiani e carichi ed impastano le tracce non concedendogli la fluidità che dovrebbe essere posta in primo piano in un album di questo genere; d’altro canto quando McPhun si decide a fare psichedelia nascono gli episodi più riusciti del disco. Possiamo dire che la nostalgia è il tema portante, anche perchè la band stessa sostiene che Christopher è un disco che nel passato gli sarebbe assomigliato molto, quando erano giovani e stupidi, come si può evincere facilmente dalle lyrics.

Non credo che alla fine dell’anno qualcuno al di là dei parenti amici e familiari di McPhun e degli altri bagordi si ricorderà ancora di questo disco, io di sicuro tenterò di rimuoverlo, se non altro per lasciare il ricordo di Sea Lion più puro possibile.

Tracce consigliates: Kingfisher Call Me