Eccoci magici, brillanti, coi bordi sfuocati.
Se non sapete chi sono gli Here We Go Magic, immaginatevi quattro ragazzi nudi su una barca a vela, precisamente tre ragazzi e una ragazza, dove quello fico, che si chiama Luke Temple, dichiara di essere americano e di avere tutti i permessi necessari per poter fare quello che fa. Che probabilmente allude al fatto di essere nudo su una barca assieme ad altri tre ragazzi, che lui definisce partners, nella piscina di un quarto individuo che a sua volta sostiene di non aver mai visto i quattro, ma che la ragazza forse la conosceva.
A Brooklin questo succede, eccome.
Ipotizziamo poi che la piscina sia quella di Nigel Godrich, il produttore dei Radiohead, e che Thom Yorke non si sia accorto di nulla stando in cucina tutto il tempo.
Beh, io non so cosa abbia convinto Mr. Godrich ad accogliere gli Here We Go Magic al completo dentro casa, offrirgli degli abiti asciutti e puliti (meno che alla ragazza), e avvertire Thom di aggiungere qualche posto a tavola.
So solo che gli Here We Go Magic hanno fatto i complimenti al cuoco, bagnato in terra, e stretto la mano a Nigel Godrich con la promessa di fare un cd assieme. E lo fanno.
Godrich produce il terzo album in studio dei ragazzi magici, A Different Ship, e si sente.
Nelle migliori sale dall’8 maggio prossimo, A Different Ship racchiude il suono al quale i giovani musicisti aspiravano già da tempo, è qualcosa di giovane, fresco, in continuo movimento altalenante tra felicità ed amarezza, una felicità amara, un disco in una barca poggiata sul mare mosso.
Lo stesso Temple si sente un fico più di quanto possa effettivamente essere mentre dichiara che i pezzi sono un po’ in maggiore, un po’ in minore. Scioccante. Davvero scioccante.
Le chitarre sono protagoniste, vintage e alla moda, in ritmi sfrenati e cantabili, aiutate da sinth e cori che spostano le pareti, facendo spazio, spesso spuntando fuori dal nulla come in “Make up your mind”, uno schiaffo in faccia alle nuove generazioni, che semmai si fossero scordate di che pasta erano fatte quelle vecchie, ecco che gli Here We go Magic glielo ricordano.
Il disco si presenta infatti commisto di suoni vecchi e nuovi, riverberi si, ma non solo, mi si sono incastrati in testa “Combat rock” dei Clash, e qualche brano a caso di Sting e i Police (“a different ship”, l’ultima traccia, li richiama molto).
Un connubio che oggi vince, e che invita gli Here We Go Magic a trasferirsi definitivamente nella piscina di Mr. Godrich.
Ascoltatelo in acqua.