I 1975 – o i The 1975 per i puristi del The – sono una di quelle band nate nei primi anni ’10 dalle ceneri dell’indie-rock britannico del decennio precedente, alle quali un po’ tutti avevano dato fiducia, nella speranza di vedere ritornar in auge un genere oramai morto e sepolto. Peccato, però, che già dalle prime pubblicazioni più lunghe e impegnative la band abbia sempre e solo dimostrato di non sapere far niente, rimanendo costantemente in quella cerchia di band che non hanno nulla da raccontare al mondo; motivo per cui li ritrovi in qualsiasi playlist alternative di Spotify, sulle copertine delle riviste di moda, sui tabloid e nei sold out un po’ dappertutto.

Ma il nuovo decennio avrà portato un po’ di ispirazione per i ragazzi di Manchester? No.

In Notes On A Conditional Form ci sono 22 tracce per 1 ora e 20 minuti di idee confuse, messe insieme senza alcun filo logico; troverete pressapoco 22 generi diversi in questo album dettati, non dalle capacità compositive della band, ma dalla totale assenza di uno schema sensato da seguire e dall’ego di Matthew Healy (il frontman).

01. The 1975

Si inizia con un discorso di Greta Thunberg di 5 minuti sul climate change e via dicendo, accompagnato da un pattern dreamy da pubblicità progresso. L’argomento poi ovviamente non viene minimamente trattato dalla band in questo disco, ma perlomeno Matthew è riuscito a trovare una persona più polarizzante di se stesso.

02. People

It Is Time To Rebel“: è così che si chiude il discorso di Greta. Idealmente parlando, la canzone avrebbe pure senso che parta così forte, ma se la rivoluzione deve essere una roba del genere – una versione premiumbeat.com di Foals, Royal Blood e Kasabian – speriamo davvero che questa will not be televised.

03. The End (Music for Cars)

Un interludio buttato lì a caso che sembra la colonna sonora di un dramma romantico di cui non conosci la storia, semplicemente perché non ti viene raccontata né prima né tantomeno dopo. Speriamo che il titolo sia veritiero, ma in realtà c’è ancora 1 ora e più di tortura.

04. Frail State of Mind

E qua si inizia realmente a non capire più niente perché arriva un beat 2-step di Roland 909 che prova a fondere il primo Jamie xx con un Craig David d’annata.

05. Streaming

Streaming è un altro interludio inserito senza motivo, questa volta in chiave più “Intro di un Final Fantasy qualsiasi”.

06. The Birthday Party

Arriva un altro ingrediente da buttare nel calderone: la band decide di lanciarsi in una folk-ballad perché “Sufjan Stevens lo suona e ha quasi vinto un Oscar, prendi il banjo che ci proviamo pure noi, dai”.

07. Yeah I Know

Fra un paio di mesi c’è un album capolavoro che compie 10 anni. Si tratta di Crooks & Lovers dei Mount Kimbie: è ovvio che questo brano sia un tributo a Carbonated e a tutto l’album, altrimenti non ne capiamo il senso.

08. Then Because She Goes

Cosa dici, proviamo a rilanciare il filone pop dei The Calling e dei primi anni 2000? Buttaci dentro un po’ di intermezzi con l’autotune al massimo de botto, così arriviamo anche al pubblico di Cher e Gigi D’agostino di quegli anni.

09. Jesus Christ 2005 God Bless America

Il classico duetto folk-religioso (ironico in questo caso) in cui Phoebe Bridgers segna un gollonzo al 93esimo, ma comunque perdi 1-5.

10.”Roadkill

Un altro brano pop a caso senza identità. Probabilmente il punto più basso del disco. C’è di buono che più in basso di così c’è solo da scavare.

11. Me & You Together Song

Un orrendo britpop recitato all’americana, che finisce per essere una b-side della colonna sonora di Dawson’s Creek.

12. I Think There’s Something You Should Know

Dopo un po’ di chitarre, folk e simili perché non tornare nel magico mondo dei beat? Che poi è lo stesso che abbiamo già ascoltato nella traccia 4, boh.

George Daniel: Not to name drop, but we were listening to this Jamie xx record at the time, and it was like, “What sample would make you feel like that?”

Matty Healy: Right, OK.

Il discorso qua sopra è vero e lo trovate su Papermag.

13. Nothing Revealed / Everything Denied

Kanye East London – tra l’altro questo un esperimento già proposto 4 anni fa con If I Believe You,

14. Tonight (I Wish I Was Your Boy)

Dai vabbè, la melodia non è così male, può piacere. Ma semplicemente perché non si riesce a non pensare al dub-reggae di Crepuscolaria degli Otto Ohm.

15. Shiny Collarbone

Un banalissimo brano elettro-dritto con sentori di house e testi in prestito ai Major Lazer, quelli brutti del 2013.

16. If You’re Too Shy (Let Me Know)

In tutta onestà questo è stato il brano che mi ha spinto ad ascoltare tutto il disco, perché orecchiabile, e anche il testo perlomeno è attuale e sensato. L’aspettativa era quella di trovare un’ora di roba su questa falsa riga – tra Tears For Fears, Phil Collins e un po’ di musica AOR. Oltre il danno, la beffa.

17. Playing on My Mind

Dai, questa è una presa per il culo grossa come una casa: 29 #Strafford APTS. Ci mancava solo che partisse “A womb – An empty robe – Enough – You’re rolling up – You’re holding it – You’re fabric now

18. Having No Head

Una prova di coraggio da parte della band che scommette sul fatto che riuscirai a resistere 2 minuti e 58 di nulla cosmico, per poi propinarti una cover malcagata di un pezzo brutto di Jon Hopkins. Tra 4.08 e 4.28 probabilmente c’è un easter egg che non cogliamo, perché quella transizione non si spiega in altro modo. E anche l’elettro-IDM siamo riusciti a ficcarla nel disco!

19. What Should I Say

Qua la voce di Healy viene downpitchata a caso, trasformando il leader della band in Twin Shadow, praticamente. Ah, ci siamo rimasti parecchio male a leggere FKA twigs tra i credits della canzone, precisamente come backing vocals.

20. Bagsy Not in Net

Una roba anonima up-tempo che funge praticamente da interludio prima della gran chiusura.

21. Don’t Worry

Gran chiusura che ovviamente non arriva: siam qua da un’ora e mezza e siam riusciti a sentire solo un brano decente. Un altro brano smielato sempre ispirato ai vocoder di Justin Vernon.

22. Guys

Per chiudere l’album, giustamente i 1975 non perdono l’occasione di infilare un brano da sottofondo di una story di Instagram di una dodicenne innamorata del suo compagno di banco, che però non ha capito che il brano è dedicato alla band e non a un amore perso per sempre.

Alla fine di tutto quanto, si fa pure fatica a considerare Notes On A Conditional Form come un vero album: sembra davvero di ascoltare una playlist creata da quell’amico che non ha mai avuto la passione della musica, ma che da 4 o 5 anni si gasa con quei 10 dischi alternative, ma diventati comunque mainstream. Quello che alla domanda “Che musica ascolti?” ti risponde “Eh, un po’ di tutto… roba strana che non conosce nessuno, un po’ difficile”.

Tracce consigliate: If You’re Too Shy (Let Me Know)