Probabilmente non ve ne siete accorti perché ancora completamente inebriati dal calore di questo gioiello, ma è passato quasi un mese dall’uscita di DEACON, l’ultima chicca di serpentwithfeet aka Josiah Wise.

L’artista, nato a Baltimora in una famiglia estremamente religiosa, inizia sin da bambino a cantare nel coro della chiesa pentecostale, ma la sua vita dopo l’infanzia non sarà affatto un percorso in discesa: alla sua voce piena ed angelica da chierico si contrapporrà sempre in maniera netta una personalità eccentrica e piuttosto inquieta.

Quella del “serpente con i piedi” è un’esperienza di vita faticosa e fatta di dure realtà, come quella di difendere con le unghie e con i denti la propria libertà di espressione dichiarando la propria omosessualità apertamente, senza maschere, all’interno di un panorama famigliare paurosamente tradizionalista. La duplice unicità dell’artista dispiega le ali tra il sacro ed il profano, attirando l’attenzione di colossi come Björk e il produttore The Haxan Cloak. L’uscita del debut album soil (2018) è stata l’ennesima e chiara presa di posizione nella sua battaglia a favore della self-expression, raccontata all’interno di un disco che ha ridisegnato il concetto di gospel e permesso a Josiah di condividere la sua esperienza dell’amore queer nella black community. L’amore è un concetto da maneggiare con grande cura, un’entità che nel mondo interiore dell’artista non si limita a definire l’affetto per l’altro, ma arriva a inglobare dentro sé il partner, la famiglia, il lavoro, se stessi ed il mondo circostante. L’amore è per Josiah una forza unificatrice e non isolante, che ci insegna a capire e capirci.  È qualcosa per cui prova (o meglio, provava) un grande timore, ma di cui decide attivamente di non privarsi in nome della vita e della libertà.

Oggi, all’età di 32 anni e a a distanza di tre dall’uscita del suo ultimo album, il serpente è pronto a tornare in campo lasciandosi alle spalle la rabbia, la tristezza e le irresolutezze del passato, raccontate in un mix di pop barocco, R&B e gospel in soil, e lasciando invece spazio all’eccentricità, agli amori finiti e, soprattutto, alla rinascita. L’album, composto da undici tracce, si apre con Hyacinth, un canto delicato e soffice che ci accompagna alla scoperta di una bucolica storia d’amore e di una rinascita cosmica: “Don’t tell me the universe ain’t listening / I went to bed single now I’m kissing / a man that was once a hyacinth”.

In un’intervista rilasciata al The Guardian, l’artista racconta:” I’ve done the heartbreak stuff, and I think I’ve done a pretty good job of at least saying that I was heartbroken” e decide quindi di fare un passo oltre, rompere ogni catena e raccontare oggi con il suo nuovo album “the joys of dating men, and dating Black men specifically. I’ve dated Black men and been in love with Black men, and there’s just a certain way I feel really taken care of and held by them. There’s a certain trust. It warms my heart just thinking about it.”

Josiah si spoglia, mostrando le sue fragilità e le sue ferite con una gioia ed una leggerezza che si possono spiegare solo proseguendo nell’ascolto e lasciandosi guidare da Same Size Shoe, una traccia così matura da fare la linguaccia ai dolori del passato. Nel pezzo l’artista gioca su due livelli contrapposti e spiazzanti: l’iniziale scherzo sull’importanza della misura delle scarpe del partner ideale si spezza nella seconda strofa, quando entra a gamba tesa con un racconto duramente autobiografico: “I’m always gon’ be from Baltimore / My auntie’s right, don’t fuck a man / If his shoes are two times the size of your hand / Now that I’m grown, I understand (Understand)”. La tromba finale cantata da serpentwithfeet stesso rende il pezzo ancora più giocoso lasciando successivamente spazio a cori gospel così caldi da farci pensare che l’artista si stia abbracciando da solo. Questo pezzo suona come una pacca sulla spalla della quale l’artista decide di omaggiarsi per dirsi che ce l’ha fatta, nonostante tutto.In Malik, il testo accenna al tema della body positivity, per poi deviare al puro R&B di Amir dai ritmi rilassanti e dai giri di chitarra malinconici.

Il brano di punta resta tuttavia Heart Storm, un b2b interessante con la cantautrice e produttrice londinese NAO. Un inno all’amore di una coppia, un grido sussurrato di passione ed una mostra di sentimenti così ferocemente intesi da far tuonare e “animare i cieli”.

When we kiss, watch for lightning
Being near you’s so exciting
(Heart storm)
Every time you speak my name
God’s gonna send a little rain
(Heart storm)
Them roads, they gon’ get slick
But the love I have for you gon’ stick

Insomma, qualsiasi cosa stiate cercando, pensiamo che possiate trovarla in queste 11 tracce, capaci di farvi viaggiare indietro nel tempo fino al giorno in cui avete scovato artisti come Frank Ocean, James Blake e Sampha, per poi spaziare tra i panorami eclettici di Arca e Björk e un notevole repertorio classico e gospel proveniente dalla gioventù. Ma se non cercate nulla di tutto ciò, tranquilli: impegnandovi e chiudendo gli occhi (non spaventatevi), potreste a tratti venire catapultati nel preistorico 2006, quando ballavate In My Own Words di Ne-Yo con un cappello di paglia in vacanza a Marina di Camerota. E noi sappiamo che lo avete fatto.

La queerness di questo artista, combinata alla sua impressionante cultura musicale ed alla turbolenta infanzia cristiana, lo rende senza dubbio un turibolo imbottito di aromi al lampone ed agitato in una chiesa tappezzata in carta da parati Fornasetti e l’unica domanda da porsi è: perché no?