Così come Mosè guidò il suo popolo dall’Egitto alla Terra Promessa, nella volontà di suo padre, Moses Sumney sarebbe dovuto diventare un leader. A differenza dell’omonimo eroe biblico, Moses, non avendo ricevuto direttive dall’alto, non ha tuttavia idea di chi debba guidare e in che direzione, ma da ciò non ne consegue che non si possa ugualmente parlare di nomen omen.

Il destino insito nel nome del cantautore californiano, non è tanto quello auspicato da suo padre, quanto quello di dividere, non al fine di creare un dualismo, ma per poter esplorare tutto ciò che si nasconde al suo interno, rifiutando in questo modo ogni forma di dicotomia per aspirare al raggiungimento di una piena comprensione di se stesso e del mondo circostante. Il bianco e il nero vengono scissi per creare il grigio, græ, per l’appunto, che viene esplorato in ogni sua minima sfumatura all’interno di un doppio LP, un’ulteriore divisione, la cui prima parte è stata pubblicata il 21 febbraio e la seconda sarà disponibile il 15 maggio.

La produzione essenziale, quasi lo fi, che in Aromantic mise in risalto l’approccio timido, scostante, con cui Moses Sumney raccontò la propria incapacità di vivere una relazione romantica, diventa in grae: Part 1 più complessa, densa, estroversa, sfrontata. L’aver coinvolto oltre 40 collaboratori, tra cui spiccano Thundercat e Daniel Lopatin, ha permesso a Moses di dare pieno sfogo al suo talento, presentando, in una versione dopata, le doti che l’avevano contraddistinto al suo debutto: i testi poetici, ma non enigmatici, l’impressionante estensione vocale e la versatilità che gli consente di spaziare senza sforzo tra soul, neo jazz e pop.

La scelta dei singoli che hanno anticipato l’uscita di grae: Part 1 non è casuale e simboleggia perfettamente il bianco e il nero che delimitano lo spazio grigio all’interno del quale Moses si muove nel resto dell’album. Virile è tutto ciò che Aromantic non era: è un urlo, un’esplosione, un’apertura totale verso l’esterno. L’arrangiamento aggressivo, che sposa musicalmente il concetto di mascolinità, non è però dominante e crea piuttosto una tensione ossimorica con la parte vocale, più sensuale, fragile e vicina al suono del flauto e dell’arpa che puntellano la componente più delicata della parte strumentale. Anche il testo è un diretto J’accuse nei confronti della società che impone uno stereotipo di virilità, in cui Moses non si riconosce, che finisce per condizionare l’esistenza degli uomini. Gli elementi di Virile, pur così distanti, coesistono in armonia e sono ciò che, nella musica di Moses Sumney, più si avvicina al nero.

Polly, nel suo minimalismo, nella sua vulnerabilità, è il bianco: l’estremo opposto. Con dolcezza, Moses presenta tutta l’insicurezza e l’emotività di un uomo monogamo in una relazione con una persona poligama. È un pezzo affine ai primi EP e a Aromanticism: sono sufficienti pochi secondi di ascolto a far trasparire, nella voce rassicurante, calmante di Moses, quanto sia profonda la sua capacità di interiorizzare le proprie debolezze.

Insula, che apre il disco, è una dichiarazione d’intenti: “here we go into the grey”. Definiti i contorni dell’opera (l’uomo isolato, l’uomo come isola), Moses Sumney riempie lo spazio al suo interno con tutte le tonalità del grigio che rappresentano la fluidità della sua musica. La componente strumentale dell’album è ricca e sfaccettata e passa anch’essa da un estremo all’altro. Dal suono freddo, ripetitivo, meccanico, di Conveyor, in cui Moses descrive il modo in cui ci si può sottomettere per una persona, finendo per vivere in funzione di essa, alla solarità orchestrale, quasi ottimista, di In Bloom, che funge da contraltare al tema della sofferenza causata da un amore non corrisposto. L’evoluzione di Moses Sumney è particolarmente tangibile in Cut Me, reminiscente di alcuni pezzi di Prince e resa accattivante grazie al basso e al trombone che accompagnano un’altalena vocale che non perde mai il controllo. Anche Colouour risulta piacevole al primissimo ascolto, con il sassofono di FKJ che crea un’atmosfera a metà via tra un pezzo dei Bon Iver e un classico Jazz.

grae: Part 1 è un disco profondamente personale in cui Moses affronta il tema della molteplicità e delle relazioni in modo sincero ed estensivo, mettendo a nudo il pessimismo con cui affronta l’amore e la determinazione con cui fugge dalle etichette e da chi non vuole riconoscere la molteplicità del suo io, per essere libero di rifiutare un mondo in bianco e nero a favore del grigio in tutta la sua splendida complessità.

Tracce consigliate: Cut Me, Virile, Polly