Erin Michelle Wüthrich! Chi era costei?
Una signorina di Los Angeles con aspirazioni da cantante, potremmo riassumere molto brevemente. Una signorina di Los Angeles con aspirazioni da cantante che ha giustamente capito che quel cognome germanico con umlaut non sarebbe andata molto lontano e che decide quindi di prendere il nome d’arte di Ryn Weaver. Ho sentito nomi d’arte più azzeccati, se devo essere onesto.
The Fool è il suo primo album dopo un EP e qualche singolo di buon successo. La promessa, manco a dirlo, è quella di un pop femminile dalle venature elettroniche (brava Taylor Swift, con 1989 hai confermato il trend) e i nomi dietro la produzione sono tutto tranne che dei novellini: Benny Blanco, cresciuto alla scuola dell’ancor più celebre Dr. Luke, e Michael Angelakos dei Passion Pit.
Parte Runaway e una cosa salta fin da subito all’orecchio: il lavoro in studio particolarmente massiccio, finanche invadente, sulle voci. Scatta un altro allarme, quello sulle similitudini molto pressanti con Florence Welch; una voce più giovane, probabilmente meno dotata d’ugola ma siamo su coordinate molto simili.
OctaHate inizia edulcorata per esplodere a botte di synth intorno ai trenta secondi; un cambio di atmosfera repentino, quasi fuori luogo. Per molti probabilmente i ritornelli da giostre sono il punto di forza, per me è l’esatto opposto; la forza commerciale del brano è comunque innegabile. Non a caso è stato proprio questo il trampolino di lancio della nostra pupa e per come la vedo, tralasciando queste parentesi EDM, fin troppo frequenti, OctaHate è una buona prova. L’altro singolo è The Fool, per fortuna meno tamarro: la tentazione scappa un po’ anche lì ma nemmeno troppo e quando la musica si abbassa, la produzione lascia anche alla Weaver la possibilità di gorgheggiare libera.
Come tutti i progetti ad alta sponsorizzazione monetaria, come mi pare sia questo, è stato fatto un gran bel lavoro visivo sui video. OctaHate sfoggia un’immaginario saffico in mezzo a torte alla panna, grappoli d’uva e vino; in The Fool i protagonisti sono la bella Ryn, maliziosamente vestita in bianco con larga scollatura, un coniglietto intento a brucare l’erba e un tizio veramente ma veramente brutto che stona con tutta l’atmosfera bucolico-sexy. Fare più attenzione ai casting la prossima volta, grazie.

Molto carina Pierre, che arriva subito come terza traccia del lotto; la solita artificiosità delle voci, ancora troppo presente, continua a dare fastidio ma nemmeno troppo (guardare la versione acustica per trovarne una versione molto più umana, più folk, più piacevole sotto tutti i punti di vista). Il songwriting mette in mostra un bel pop che sale e scende come intensità e lascia un discreto spazio alla protagonista. Se prima era suonato l’allarme Florence Welch, con Stay Low suona prepotentissimo l’allarme Lana del Rey: i primi secondi sono quasi un plagio micidiale, che si diluisce lentamente col passare dell’ascolto fino a lasciar riaffiorare un po’ di personalità dopo ben un minuto. Lasciando da parte questa annotazione, la canzone è nel complesso piacevole e fa da ponte per arrivare alla più che buona Sail On: c’è forse un po’ di sforzo nell’epicizzare la performance (l’ho già detto che servirebbe veramente sentire una voce più naturale? Mi sa di no) ma grazie a Dio i synth, che arrivano eccome se arrivano, fanno il loro lavoro senza rubare la scena o trasformare tutto in una canzone di David Guetta. Perfino ottima la chiusura affidata alla funkeggiatne Here Is Home e soprattutto New Constellations; minimale, crepuscolare o meglio ancora notturna. Niente interruzioni, niente fastidio.

Rimane, come sempre in questi casi, sconosciuto quanto di The Fool sia proprio della signorina Weaver/Wüthrich e quanto invece sia opera malefica dei suoi produttori. Fatto sta che The Fool fa davvero fatica a convincere; non è un synth pop compiuto, non è pop radiofonico vecchia maniera, sa soltanto quello che non è. Non resta davvero che augurarsi che Ryn Weaver possa, con il secondo album, trovare una strada più personale; magari con un altro team alle spalle, magari con delle idee più decise su cosa cantare e su come farlo.

Traccia consigliata: New Constellations