Nasci negli Stati Uniti, sei figlio di genitori iraniani e sei gay. In pratica sei il nemico numero uno di Donald Trump. Rostam Batmanglij è il perfetto esempio di ciò che può essere percepito come diverso; il cambiamento rispetto alla tradizione: la Changephobia. Il concetto non va confuso con metathesiophobia, la paura del cambiamento in senso molto ampio, che non si focalizza sull’aspetto legato più strettamente all’identità sessuale, alla provenienza geografica e alla religione. 

Changephobia è il secondo album di Rostam e celebra l’accettazione di ciò che ci rende diversi rispetto agli altri. È un cambiamento molto introspettivo e personale, che non va a incidere in modo chiaramente percepibile sulla produzione musicale: nei fatti, l’ex Vampire Weekend non fa scelte azzardate, offrendo un disco in cui la sperimentazione è minima, finendo per suonare proprio come ti immagineresti debba suonare un suo disco.

Il secondo LP della carriera solista di Rostam è stato scritto nel corso di 3 anni, in contemporanea con la produzione dei dischi di Clairo e delle Haim, e il fatto è piuttosto evidente: è bedroom pop senza grosse sorprese, ma, in tutta la sua prevedibilità, è bedroom pop fatto molto bene. Rispetto a Half-Light, l’album di debutto, Changephobia offre meno varietà nei suoni e una minore esplorazione della dimensione elettronica, prediligendo la contaminazione jazz e guadagnando valore grazie ad un netto miglioramento nella voce. Gli arrangiamenti tendono all’essenziale a favore di una maggior valorizzazione degli strumenti scelti, che in fin dei conti sono gli stessi in tutto l’album, tra cui spiccano le percussioni e il sassofono, suonato da Henry Solomon, con cui Rostam aveva già lavorato in occasione di Women In Music Pt. III. 

L’unico vero punto debole di Rostam è rappresentato dalla scrittura dei testi. Se da un lato si può ammirare la sua capacità di creare delle suggestioni descrivendo situazioni in cui sia immediatamente possibile immedesimarsi, non si può dire che ci sia grossa varietà nei temi trattati e il modo di raccontarli non è particolarmente raffinato. Nonostante ciò, il suo modo di cantare e i suoni un po’ lo-fi sono in grado di creare un’atmosfera che, pur sussurrando, urla romanticismo a gran voce. Se siete innamorati, ascoltando Changephobia vi sentirete leggeri come un panno trasportato dal vento. Se odiate il romanticismo, troverete il disco insopportabilmente sdolcinato, ma canzoni come 4Runner e From The Back of a Cab vi rimarranno comunque in testa per giorni e vi ritroverete a cantarne il ritornello a occhi chiusi.

Changephobia è un disco senza grosse pretese: è una lettera scritta ad un amore estivo, che vi fa sognare, ma che sapete non durerà per sempre. Rostam conferma nuovamente di essere uno tra i più talentuosi produttori pop contemporanei; ma, con il suo secondo album, non riesce ancora a dimostrare di avere una versatilità tale da permettergli di restare rilevante nel tempo.

Tracce consigliate: These Kids We Knew, From The Back of a Cab, 4Runner