Women in Music Pt. III (da qui, solo WIMPIII), terzo album in studio delle HAIM, non arriva nelle nostre cuffie all’improvviso, anzi tutt’altro. Gli ultimi dodici mesi sono stati caratterizzati da succose anticipazioni: tanti singoli (Summer Girl, Now I’m In It, Hallelujah, The Steps, I Know Alone, Don’t Wanna), esibizioni live da Jimmy Fallon, James Corden, al Tiny Desk per NPR e, perfino, corsi di danza su Zoom per imparare le coreografie di hit nuove e passate. Come se non bastasse, poi, si è messa di mezzo una pandemia globale che ha obbligato il trio losangelino a posticipare l’uscita del disco – inizialmente prevista per il 24 aprile – al 26 giugno.

Insomma l’attesa per WIMPIII aveva raggiunto livelli altissimi, complice anche lo status acquisito dalla band. Le HAIM infatti, con soli due album all’attivo, si possono considerare – insieme a gruppi come Vampire Weekend e a produttori come Rostam e Ariel Rechtshaid – tra i massimi esponenti della musica bianca alternativa americana dell’ultimo decennio. Musicisti che, in questi anni, sono diventati anche amici, partner e collaboratori: non a caso, la cantante e chitarrista Danielle ha affiancato Ezra Koening in cinque brani di Father of the Bride (prodotto proprio da Rostam e Ariel, fidanzato della stessa Danielle). Un doppio nodo che lega la Los Angeles delle prime con la New York dei secondi, con i due produttori a tirare le fila.

Questo terzo lavoro, dal punto di vista strettamente musicale, non rappresenta una rivoluzione nella musica delle tre sorelle. Tutto ciò che abbiamo conosciuto e apprezzato delle HAIM si riconferma anche qui, seppur con alcune interessanti novità. Si pensi alle divagazioni jazz di Los Angeles, chiara dedica alla Città degli Angeli, in cui la voce di Danielle si inserisce tra un caldo sassofono, un vociare indistinto di persone e una batteria imperfetta. E ancora le distorsioni vocali nell’elettronica di I Know Alone e nel ritornello urlato di All That Ever Mattered che si scioglie in un devastante assolo di chitarra; lo sbadiglio meccanico e il messaggio di segreteria che aprono rispettivamente Up From A Dream e 3AM – quest’ultima, quintessenza dell’R&B anni ’90, sembra essere uscita dal recente The Slow Rush dei Tame Impala. Piccole pennellate che, oltre a farci apprezzare ancor di più il lavoro svolto in cabina di regia da Rostam e Rechtshaid, permettono alla band di allontanarsi gradualmente dal soft-rock degli esordi (ben presente però in brani come The Steps e Don’t Wanna).

The whole mantra of this record is about being fearless and not holding yourself back. When that voice in your head says ‘be scared, stop’ I have to sisters who say ‘keep going!’. – Alana Haim su NME

La vera evoluzione si può riscontrare probabilmente nelle liriche, mai così personali come in questo caso. Nonostante le sonorità fresche e allegre, WIMPIII è un album che parla di depressione, di alienazione, di perdita. Ognuna delle tre sorelle è infatti riuscita a portare in studio alcune delle dolorose esperienze vissute nel recente passato. Veniamo quindi catapultati nelle insicurezze provate da Danielle con il country-rock di I’ve Been Down (dove il suo “But I ain’t dead yet” ci colpisce forte come un pugno in pieno volto) e di Leaning on You. In Man From The Magazine troviamo poi il sessismo e i comportamenti inappropriati nel mondo della musica (“Man from the magazine what did you say? / “Do you make the same faces in bed?” / Hey, man, what kind of question is that? / What did you really want me to say back?). E infine, nella conclusiva FUBT, le sensazioni che si provano quando ci si ritrova all’interno di una relazione tossica, dove non si è in grado di scorgere i segnali negativi perché troppo immersi nell’amore verso l’altra persona.

Menzione speciale per la bellissima bonus track Hallelujah che rappresenta forse l’essenza di tutto ciò che sono le HAIM come musiciste, ma soprattutto come sorelle. Un messaggio di unione e di supporto reciproco (“I met two angels, but they were in disguise / Took one look to realize / Tell ‘em anything and they will sympathize / These arms hold me tight / Old fears, helped to ease them in my mind / New tears say that they will dry in time”). Un legame fortissimo nell’intimo che, in automatico, si riflette nello studio di registrazione e che porta giovamento all’intera produzione, tra armonizzazioni vocali e melodiche impeccabili.

Con WIMPIII le HAIM firmano il loro progetto più ambizioso, la consacrazione di una band pronta a prendersi definitivamente lo scettro della musica bianca odierna. Venendo a patti con le proprie fragilità e debolezze, Danielle, Alana ed Este sono ormai libere di fare ciò che vogliono. E lo fanno dannatamente bene.

Tracce consigliate: Los Angeles, 3AM, All That Ever Mattered