In un mondo dove tutto sembra scorrere al triplo della velocità, dove tutto è liquido (la musica, le relazioni, i meme, i sentimenti e così via), dove ci si dimentica facilmente qualsiasi cosa nella speranza che ne stia per arrivare una migliore, i Vampire Weekend impiegano 6 anni per offrirci un’ora di riflessione, con l’auspicio che questa possa durare molto più di 60 minuti.

Reduci dalla dipartita del genio di Rostam (che però compare più volte nel disco), i Vampire Weekend devono fare totale affidamento sull’altro genio della band: Ezra Koenig. Il newyorkese, oramai 35enne, ha superato i momenti felici e spensierati del college esposti in Vampire Weekend e Contra, ha superato la depressione raccontata in Modern Vampires Of The City e ora vive tranquillo dall’altra parte dell’America, a Los Angeles, con una figlia e una compagna accanto.

Father Of The Bride (da qui FOTB) è un disco lungo per gli standard di oggi – non chiamatelo doppio disco – che vuole farci apprezzare a pieno tutti i legami e i sentimenti che abbiamo con il nostro partner, con la nostra terra d’origine, con la nostra fede e con le persone della comunità che ci circonda. Come suggerirci la copertina dell’album, FOTB è un lavoro globale, che tocca diverse aree geografiche e momenti storici sia per quanto riguarda le liriche che per le sonorità.

Ezra, infatti, racconta le storiche città di tradizione ebraica (in Jerusalem, New York, Berlin) che insieme ai cristiani (di Bambina) sembrano combattere un nemico unico (l’Islam, ndr) nella spagnoleggiante Sympathy. Si passa poi dal futuro già nostalgico di 2021 alla Gold Rush di metà ‘800 (Married In A Gold Rush), attraversando la catena dei monti Appalachi, rubandone i ritmi e le sonorità country di inizio ‘900 (Hold You Now e Harmony Hall). Ma ci sono anche diversi collegamenti con i grandi classici del rock: il “twist of faith” di Bob Dylan in Flower Moon, il “here comes the sun” dei Beatles in Spring Snow e il “midnight train” di Don’t Stop Believin’ dei Journey in Married In A Gold Rush.

Un ruolo fondamentale per la riuscita del disco viene poi giocato dalle collaborazioni presenti in FOTB. Ezra, ispirato da Kanye West, sceglie infatti più produttori per i suoi brani: Rostam (in We Belong Together ascoltate il suo marchio di fabbrica nella batteria), Sua Maestà Ariel RechtshaidDJ DahiSteve Lacy dei The Internet, Buddy RossBloodPop®. Ultima, non per importanza, è la presenzain 5 brani di Danielle delle HAIM, che assieme ad Ezra forma una coppia di voci che ripercorre mezza storia della musica: da Johnny Cash e June Carter fino a Serge Gainsbourg e Brigitte Bardot, toccando anche Scarlett Johansson e Pete Yorn.

I Vampire Weekend per l’eco mediatico e sociale (avete seguito le stories di Ed Droste dei Grizzly Bear?) di questo album sono diventati di fatto la faccia bianca della moneta democratica americana nel mondo musicale, affiancandosi così all’altra, guidata dalla musica di protesta di Kendrick Lamar: li abbiamo già visti a fianco di Bernie Sanders negli ultimi anni e ci aspettiamo che abbiamo un ruolo più d’impatto per la campagna del 2020.

FOTB è la definitiva consacrazione dei Vampire Weekend, che sfornano un quarto disco di livello altissimo, portandoli definitivamente sul trono delle miglior band indie-rock. Un continuo rinnovarsi, mantenendo il loro stile inconfondibile da Cape Cod Kwassa Kwassa a This Life, nonostante gli anni e tutti i cambiamenti.