Ah, le mode. Alcune passano, altre restano, altre ancora ritornano. Musicalmente parlando però pare esserci un filo conduttore, o almeno un elementeo (tra i tanti, ovviamente) che rimane sempre lì, ora in superficie, ora in sottofondo come collante di chissà quale nuova etichetta post- che la critica si inventerà: il pop.
I Pipers, quartetto napoletano, il pop lo portano in auge, senza nascondersi dietro ad etichette false o pretenziose. Dopo aver condiviso il palco con The Charlatans, Ocean Colour Scene e Turin Brakes sono pronti a presentarci la loro seconda fatica, intitolata Juliet Grove.
Juliet Grove è una via di Wolverhampton, la via dove i Pipers hanno soggiornato durante la registrazione del disco, diretta da Gavin Monaghan (Editors, Paolo Nutini, Ocean Colour Scene). Juliet è la loro musa.

Come già detto è il pop qui a regnare incontrastato, le melodie senza tempo da abbinare ai diversi istanti della nostra vita. Non stiamo però parlando dei soliti quattro accordi e il giro di Do, proprio no. I ragazzi rielaborano le trame con maturità, spaziando in diversi territori sempre in maniera convincente, con la sicurezza dei propri mezzi e, cosa molto importante, senza mai scadere nel banale. Altro punto a favore del quartetto è l’utilizzo di armoniche, violini e mandolino, accostati – non subordinati – alle più classiche chitarre acustiche, pianoforti e batterie varie.
Impossibile non innamorarsi della doppietta iniziale: Ask Me For A Cigarette, con il suo crescendo e il suo (heart)break di violini a metà pezzo, e Safe, con quel ritornello pienissimo tanto musicalmente quanto sentimentalmente. Sylvia e What I Mean To Say hanno un’eco dei Beatles più spensierati e baldanzosi (con aggiunta ricchissima di strumenti), e, in contrapposizione, Just A Lie e Rain On The Asphalt sono permeate di una malinconia dolceamara. L’ascolto si protrae in maniera naturale, trainato dall’ottimo pianoforte di You & Me (From The Darkness) e dall’incedere rasente il blues di Steve Lamacq, con tanto di organetto finale.

Juliet Grove si porta dietro, e dentro, numerosi rimandi brit, ma non per questo si snatura. È anzi la passione dei Pipers, mai mascherata dall’impeccabile produzione, che traspare da ogni pezzo a fare di questo disco un meritevole e consigliatissimo ascolto.

Tracce consigliate: Ask Me For A Cigarette, Steve Lamacq