Lasciare ai propri fan un album bello è il sogno e l’incubo di ogni artista. Incubo sì. Perché a meno che la band non si sciolga o si ritiri dalle scene c’è da portare a casa la pagnotta. In altre parole fare un follow up dell’album. E se l’album prima era parecchio bello, le aspettative sono alte. Come le possibilità di deludere.

Per i Phoenix la storia è più o meno questa. L’album bello (ma bello bello) era Wolfgang Amadeus Phoenix. Il successivo è questo atteso Bankrupt!. Il terzo LP della band di Thomas Mars (marito di Sofia Coppola, ndr) era un bel concentrato di pop di qualità, melodie da buonumore ed eleganza tutta francese. Era stato l’album che aveva permesso al quintetto quello che nel linguaggio tecnico del music business viene chiamato BOOM.

Ma c’è sempre un ma. Non siamo qui a raccontare le favole delle principesse, era il 2009. Ora Bankrupt! esce per Glassnote, in questa prima metà di 2013. Periodo di grandi ritorni questo. Grossa parte dei coming back non sono proprio andati benissimo. Qualche nome. Strokes, Foals i più utili alla nostra analisi. Come per i Foals, a fare volare e poi schiantare a terra le aspettative sono stati i subdolissimi singoli d’anticipo degli album. Inhaler, pezzo della madonna, carico come i migliori RATM.

Per i francesi, Entertainment. Brano con melodia cin cin cion lan (sto imitando i suoni tradizionali della musica asiatica) come intro, tastiere piene e batteria selvaggia. Lato ritmico ottimo grazie al batterista Thomas Hedlund. Uno che picchia sui tamburi come se dovesse vendicare tutti gli amici pakistani pestati dagli skinhead in UK nei 70’s.

Il problema di Bankrupt sono le tracce insipide dopo. The Real Thing inizia e finisce senza lasciare traccia. S.O.S In Bel Air, rianima l’album. Tutto merito ancora di Thomas e di linee di synth più catchy, per quanto nel margine della sufficienza. Trying To Be Cool poteva essere il secondo titolo dell’album. Si brancola tra dance, handclapping e funk tentando di far ballare chi ascolta, con me il tentativo è fallito. Bankrupt! è una brutta copia della doppia Love Like Sunset (pt.1 e pt.2) di Wolfgang Amadeus Phoenix.

Dove in WAP trovavamo Rome qui c’è Chloroform, pieno del nuovo amore dei Phoenix. Questi tastieroni saturi. Tra Don’t e Bourgeois si usano le stesse formule. Chitarre che cavalcano piano e ancora ste cazzo di tastiere sempre uguali. E quando le risento in Oblique City la voglia è di prenderle e rompergliele a ginocchiate.

Ora è chiaro il perché definire incubo un bell’album per una band. O lo ripeti in maniera meccanica e senza sforzo (alcune volte questa scelta funziona..solo per i fanboy) oppure devi superarlo. I Phoenix stavolta non ce l’hanno fatta ma io gli voglio un po’ bene e quindi fregandomi dell’etica una sufficienza gliela do lo stesso.
Della serie “Ragazzi capaci che non si applicano”.

Tracce consigliate: Entertainment