Ammettiamolo. Parlare di “cantautori italiani” è sempre un’esagerazione, soprattutto negli ultimi anni. Ammettiamo anche, però, che ognuno di noi ha attraversato quel periodo in cui si è interessato a quell’italiano “di turno” che ci piaceva, quello “nuovo” o fuori dal coro, quello che  per un attimo c’aveva fatto odiare un po’ di meno la musica nostrana; quello con l’album interessante, i testi giusti, insomma, quello ok! Poi però, passava un anno, lo vedevamo spuntare su ogni articolo e in ogni radio con una canzonetta estiva degna della peggior Hit Parade ‘99, e vaffanculo, ci faceva pentire di avergli dedicato pure del tempo! Non che ora stiamo parlando del nuovo golden boy della canzone italiana o di un cantautore con la C maiuscola, ma comunque questa era la preoccupazione che si poteva avere con Paletti dopo aver ascoltato Palettology e soprattutto Ergo Sum . Beh, tranquilli, perché questa volta non corriamo rischi. Eh si, perché il nostro autore bresciano non si è fatto tirare in mezzo dalle radio e dalle canzonette, magari andando in tour con Jovanotti o a Sanremo, almeno non ancora! No, Paletti non ha fatto niente del genere, però, purtroppo, non ha nemmeno tirato fuori qualcosa di interessante.

Qui e Ora, infatti, è un album discreto, leggero, ma mai incisivo. Ora, se fossi una di quelle penne raffinate del giornalismo musicale italiano, per descrivere quest’album dovrei usare frasi e paroloni tipo “ironico autoritratto sull’esistenza umana” oppure “disagio divertito verso la contemporaneità” e roba così, ma, visto che non lo sono, vi dico che ci troviamo difronte, né più né meno, alla stessa roba che troviamo in un sacco di suoi “colleghi”: una scrittura in bilico tra il serio/intimista e le stronzate, una buona dose di simpatia e qualche spunto interessante. L’unica differenza con gli altri? La musica. Si, quella forse è peggio! È peggio anche dei suoi dischi precedenti. Paletti è rimasto incastrato tra la voglia di scrivere dei testi più simpatici e quella di fare musica meno struggente. Quest’album sembra un incrocio tra le musiche dei Perturbazione e i testi degli Ex-Otago (con cui peraltro Paletti ha collaborato in passato) ed è praticamente diviso in due parti. La prima balza alle orecchie per un sound troppo elettronico rispetto a quello che ci si poteva aspettare. Non che ogni cantautore debba stare lì, voce e chitarra, a pugnalarsi lo stomaco in stile Vasco Brondi, però, diciamo che questa nuova aria di “sperimentazione” e di beat campionati non si addice troppo a voce e testi, rendendo le tracce abbastanza anonime. La seconda parte, invece, è costruita su suoni decisamente meno aggressivi, ma comunque non eccezionali. I miei pensieri è un brano che sembra quasi un tributo a Max Gazzè, soprattutto per il ritornello, mentre Il suono del silenzio e La la lah sembrano un ricordo lontano di Ergo Sum. Solo verso la fine troviamo la traccia più riuscita dell’album: Certezza. Qui il Paletti, finalmente, trova il giusto equilibrio tra un sound moderno ed un testo efficace, regalandoci un brano divertente ma allo stesso tempo sottile, che si fa ascoltare davvero con piacere. Nota positiva anche per My Darling, brano a cui tocca fare da spartiacque tra le due parti, che almeno non si prende troppo sul serio e ci strappa due sorrisi.Per il resto, nulla di nuovo all’orizzonte, se non per un’impronta sonora davvero anomala per album di questo genere.

In conclusione, sarà forse stata l’aria di Berlino (dove ha registrato l’album), che ha spinto Paletti verso la ricerca di un sound più moderno e diverso, ma di sicuro, questa voglia di “innovazione” o “sperimentazione” – chiamatela un po’ come vi pare – non è stata proprio la svolta della sua carriera… anzi! In ogni caso, però, Qui e ora resta comunque un album ascoltabile dall’inizio alla fine mentre riordini l’armadio! Un lavoro onesto e –  tutto sommato –  non fatto male. Un disco che, insomma, non ti fa venir voglia di distruggere lo stereo. Se non altro, apprezziamo lo sforzo di Paletti di aver cercato di fare qualcosa di “diverso”, piuttosto che aver cercato di entrare al Festivalbar! Ah no, dimenticavo, il Festivalbar non esiste più…

Tracce consigliate: Certezza.