Con l’album di debutto omonimo, lo sguardo di Mura Masa era come se fosse alterato, puntato verso il presente in funzione del futuro, uno sguardo di ricerca verso le declinazioni possibili da sviluppare, le strade da intraprendere. Uno sguardo in avanti, tipo quello di un indovino. E ora, con il suo secondo album, Mura Masa subisce il contrappasso tipico proprio dell’indovino: gli occhi sono costretti all’indietro.

R.Y.C. è infatti acronimo di Raw Youth Collage (tra l’altro prima traccia del disco), ovvero la ricerca di Mura Masa di mettere insieme le tessere di un passato, ma con la coscienza di farlo in una stagione della vita in cui la prima giovinezza non è ancora un ricordo distaccato, ma ha lasciato strascichi e relitti della propria essenza non metabolizzati. Alex Crossan è del ’96, non ha compiuto ancora 24 anni, eppure la nostalgia è già un’urgenza. Un’urgenza che genera ansia, per non essere ancora abbastanza lontani dall’adolescenza ma nemmeno troppo vicini dall’essere adulti – e questo per colpa anche del mondo in cui si vive.

Ansia e nostalgia sono dunque le due coordinate introduttive del disco, un binomio che a primo impatto appare reiterato, quasi ormai un luogo comune della contemporaneità. Ma la questione è solo un punto di partenza. Qui in R.Y.C. c’è un’autocoscienza individuale e generazionale che fa la differenza. Un collage coscientemente rozzo, come suggerisce il titolo. Una imperfezione nell’intessitura delle immagini e delle emozioni che Mura Masa innanzitutto veicola grazie alla sua voce. Riverberata e meccanica, essa è la colla fuori posto che pasticcia il lavoro, che lo rende confuso. Un male? Assolutamente no, anzi, un valore aggiunto, una scelta del tutto coerente con quel “raw” che domina tutta la registrazione. Ed è proprio la voce di Mura Masa, così tanto specifica e centrale nell’album, ad essere inoltre uno dei temi per cui R.Y.C. va accolto come uno stravolgimento dello stile a cui il producer ci aveva abituati. L’altro fattore preponderante dell’album è la “scoperta” della chitarra. L’uso che Mura Masa fa dello strumento ricorda lo scimmione di Kubrick con in mano la clava ossea. Un utilizzo primitivo, raw, per l’appunto, chiaro dal primo secondo di Raw Youth Collage. Per bastonare l’umore dell’ascoltatore Crossan non ha avuto dubbi sul far scalare le gerarchie del tappeto sonoro alle corde della chitarra. L’ha resa la chiave di volta del suo lavoro e delle intenzioni che si era preposto. Le influenze più evidenti provengono dal minimalismo binario e sognante New Wave, esplicito nell’arpeggio di Teenage Headache Dreams, dalla confusione punk di No Hope Generation vicarious living anthem e c’è anche spazio per l’acidità in Today.

In questo solvente sognante e nostalgico è stata disciolta, poi, una vena poetica che si è imposta di farsi portavoce generazionale. “All my friends have changed“, sussurra Mura Masa nella prima traccia, “That house isn’t mine anymore / That bedroom isn’t mine anymore”. Chiaro, siamo fuori ormai dall’adolescenza, ma ancora in viaggio verso terre ignote: “I don’t know what I’m doing“. Si è davanti a una scelta, una domanda che forse è il verso fondamentale di tutto l’album: “Do you ever wish you could forget the good times?“, si chiede a sé stesso – e chiede a tutti gli ascoltatori che possono capirlo. Da questo cruccio nasce l’asfissia di No Hope Generation, ma dallo stesso quesito esistenziale si sviluppa pian piano la risposta che alla fine Mura Masa elabora.

R.Y.C. è un album che nasce sulla paura di una generazione, sembra inizialmente la trascrizione di un luogo comune un po’ forzato, ma cresce sul prendere coscienza di questi timori, e alla fine lascia il sapore opposto: ok ragazzi, siamo tutti nella stessa barca, allora tanto vale “live like we’re dancing”. Con questo disco Mura Masa sceglie alla fine di illuminare anziché ombrare, lo fa al meglio attraverso le sfumature dream delle produzioni, con la dolcezza e l’elegante umorismo contemporaneo tangibile in tanti passaggi fondamentali, concentrati soprattutto nelle voci di Clairo, Slowthai, Georgia e Tirzah,

Il collage è ancora incompleto, fortunatamente, e qui e ora ci sono ulteriori cose da fare, prima di essere dimenticate. Prima di provare per loro nostalgia. Prima ancora che la nostalgia diventi ansia. Secondo Mura Masa, non è ancora tempo di firmare la resa di una generazione, e R.Y.C. è un piacevole calore con cui riscaldarsi.

Tracce consigliate: I Don’t Think I Can Do This Again, Deal Wiv It, Today