Hineni. Questa parola pronunciata da Abramo, una volta che Dio si presentò chiedendogli suo figlio Isacco in sacrificio per Lui, è forse tra le più spirituali nella religione ebraica. Tradotta letteralmente il suo significato sarebbe: eccomi. Abramo si offre al volere divino, è disposto ad uccidere il proprio figlio, farebbe di tutto per accontentare il proprio Signore. Hineni è spiritualità, sottomissione al divino, la fede in tutto il suo aspetto. Il Libro della Genesi parla chiaro: si deve essere disposti a tutto per accontentare il proprio Signore.

Leonard Cohen. Suzanne, The Stranger Song, Bird on the Wire, Chelsea Hotel #2, sono solo alcuni dei suoi brani più celebri e profondi. Ad 82 anni, il padre dei più grandi cantautori dei nostri tempi, ha fatto uscire un album che tanto ricorda i lavori citati precedentemente. Da poco, durante un’intervista rilasciata per il megazine americano The New Yorker,  l’artista canadese si è espresso una volta per tutte: è stanco e non ha più le forze, si sente sempre più vicino alla fine e non sa per quanto ancora sarà in grado di regalarci nuovi lavori. Questo suo ultimo album dal titolo You Want It Darker è un patto con la fede, l’accoglimento alla fugacità della vita e la rassegnazione di un uomo ormai troppo anziano per avere paura della morte. Cohen è sincero, questa volta non intende usare mezzi termini, è pronto ad andare incontro al suo destino.

Hineni, hineni
I’m ready, my Lord

La prima traccia, You Want It Darker, tratta della particolare storia riguardante la religione ebraica e cristiana, secondo la quale Dio vivrebbe nell’oscurità. Nell’Esodo 19 si dice appunto che Dio, per confermare la sua esistenza al popolo d’Israele, sia apparso prendendo le sembianze di un’enorme nuvola oscura, in modo che il popolo eletto potesse credere alle parole di Mosè. Ciò che l’artista però vuole intendere è come Dio, vivendo nell’oscurità, abbia dato vita ad un mondo altrettanto oscuro. Verrà infatti fatto riferimento ad un milione di candele in fiamme, rappresentati le milioni di persone morte durante l’olocausto (“A million candles burning for the love that never came; You want it darker; We kill the flame”). Il brano, prodotto dal figlio Adam, è tra le canzoni più cupe mai scritte dal cantante. I cori del Montreal’s Cantor Gideon Zelermyer e del Shaar Hashomayim Synagogue Choir riecheggiano all’infinito mentre la voce di Cohen, spenta, recita un’altra delle sue incredibili poesie. Inizialmente sotto forma di discorso Uomo-Dio, il testo muta e cade nella preghiera, misericordiosa e buia (Magnified, sanctified, be the holy name; Vilified, crucified, in the human frame).

Giobbe 1:21

Nudo sono uscito dal seno di mia madre, e nudo tornerò in seno della terra; l’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno.

Segue Treaty, un brano che sicuramente rimarrà celebre grazie a tutta la sua delicatezza ed eleganza. I riferimenti biblici anche qui non son pochi. Il primo: “I’ve seen you change the water into wine; I’ve seen you change it back to water, too; rappresenta il potere divino, Dio che muta l’acqua in vino e poi la trasforma nuovamente in acqua dimostra come questo possa donare e allo stesso modo riprendersi ciò che è suo perché onnipotente e vendicativo. Un altro grande riferimento lo si trova a metà brano: “Ah, they’re dancing in the street—it’s Jubilee; We sold ourselves for love but now we’re free”. Con ciò, Cohen vuole probabilmente intendere come lui adesso non sia più uno schiavo, libero dai vincoli che la vita pone, pronto a vivere i giorni a venire con grande serenità. Treaty vuole essere un patto, giudaismo e zen che si incontrano, uomo e Dio che scendono a compromessi.

 

Beh, Marianne, siamo giunti al tempo in cui siamo talmente vecchi che i nostri corpi cadono a pezzi e penso che molto presto ti seguirò. Sappi che ti sono alle spalle, così vicino che se tendi una mano penso che riuscirai a prendere la mia. E tu sai che ti ho sempre amata per la tua bellezza e la tua saggezza, ma non ho bisogno di dire altro in proposito perché di questo sai già tutto. Ora però voglio solo augurarti buon viaggio. Addio vecchia amica. Amore eterno. Ci si vede più in là…

Lo scritto qui sopra è la lettera di addio scritta da Cohen per Marianne Ihlen, vecchia amante del cantante, morta lo scorso Luglio a causa di una leucemia. Musa ispiratrice di brani come So Long, Marianne Bird On The Wire, non si può dire che la donna non possa aver segnato la vita dell’artista canadese, sia nel passato che oggi. Le forti parole del messaggio sono un altro esempio di come il cantante sia consapevole del proprio stato, privo di forze e senza più un compito da svolgere se non aspettare.
Seguono a Treaty una serie di brani dal forte romanticismo. On The Level è il primo di questi, un canto dall’anima  folk seguito da dolci cori gospel, scritto insieme al vecchio braccio destro Sharon Robinson. Il tema è un amore mai conosciuto, la possibilità di amare di nuovo, scartata dalla noncuranza data dalla vecchiaia. Dare le spalle al diavolo che con il suo carisma attirerebbe chiunque a se stesso, in questo caso è anche dare le spalle agli angeli, visioni causate dal valore affettivo che solo una compagna e la sua dolcezza possono dare (“I turned my back on the devil; Turned my back on the angel, too”).
Segue Leaving The Table, un pensiero agli amori passati, probabilmente rivolto alla sopracitata Marianne. Il cantante ha ormai lasciato il tavolo, è fuori dal gioco; non ha più bisogno dell’amore, arma a doppio taglio che l’ha fatto gioire e soffrire sin troppo. È grato per tutto ciò che ha ricevuto durante gli anni e per questo decide di darci un taglio, le emozioni provate per qualcun’altro son state tante, ora bisogna pensare a sé. Una triste ballata country accompagna le parole del poeta, simile ai brani di New Skin For The Old Ceremony, carichi di malinconia, scritti da un uomo che cerca di nascondere un canto sofferente dietro suoni forti.

Un’introduzione composta da un violino accompagnato da un bouzouki annuncia Travelling Light, brano il cui testo è contenuto, in parte, nel libro di poesie Book Of Longing. Il bouzouki, strumento greco dal suono simile a quello di una lira, è usato per ricordare il periodo passato ad Hydra (Grecia), durante il quale l’artista ha conosciuto la tanto amata Marianne. La canzone è un mea culpa di Cohen per come la loro relazione fosse finita a causa sua, pur essendo circondato da tante persone, non ha mai conosciuto nessuna come lei e scrive di tutto ciò esplicitamente, senza usare mezzi termini (I’m just a fool, a dreamer who; Forgot to dream of the me and you; I’m not alone, I’ve met a few; Traveling light, like we used to do). 
I rimpianti sono ormai tanti e purtroppo non ci sono più le forze, né il tempo, per far sì che le cose si risolvano.
Rimpianti e incertezze sono i protagonisti di It Seemed the Better Way. Il Shaar Hashomayim Synagogue Choir, con i suoi cori perfetti per una messa ebraica, segue una marcia funeraria capitanata dall’artista in persona. Arrivato ad una certa età, Cohen volge uno sguardo al passato e nota di aver sbagliato nel non “porgere l’altra guancia” quando dovuto. La filosofia basata sull’amore verso chi dovrebbe essere il proprio nemico è trattata nella religione cristiana e viene vista in un episodio del nuovo testamento.
Le tante citazioni bibliche danno un’idea dei pensieri dell’artista durante la sua vecchiaia. Ci sono molti dubbi riguardo la fede, che sia cristiana, ebraica o buddista (si veda anche il brano Steer Your Way, nel quale si paragonano religione e capitalismo, il culto del passato con quello del presente), questa però è sempre stata fonte di ispirazione e maestra di vita, ha calcato sicuramente i momenti più rappresentativi per il cantante e ha fatto sì che  grandi opere siano state scritte.

Gran parte di questa recensione è stata scritta prima della morte di Leonard Cohen. Lo scritto è stato volutamente lasciato così com’era, senza cambiare opinioni a riguardo né l’utilizzo del tempo presente. Il fatto è che Cohen è ancora vivo. La spiritualità contenuta nei suoi testi porta tutto ciò su cui lui abbia messo mano ad essere opera viva. Con You Want It Darker l’artista ha concluso il suo lungo cammino, è riuscito ad esprimere ogni minimo concetto attraverso un enorme, bellissimo, poema composto da sentimenti, fede, paure e incredibili rassegnazioni. Il poeta ha espresso chiaramente di essere pronto e, anche se molti di noi hanno cercato di sviare il pensiero che prima o poi questo ci avrebbe abbandonato, in fondo lo sapevamo tutti, Cohen non ha mai nascosto nulla ai propri ascoltatori e ha voluto farci dono di un suo ultimo pezzo d’arte, un saluto che lascerà il segno per sempre.
Addio Leonard Cohen, cantante, poeta e sopratutto, maestro di vita.

הִנֵּֽנִי

Tracce consigliate: Treaty, Leaving the Table, Travelling Light It Seemed the Better Way.