“Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.”
La morte che colpisce gli innocenti è forse la più meschina fra tutte. Accettare la morte di un figlio, poi, è una delle sfide più difficili che il fato possa mai proporre ad un uomo.
Chi conosce il passato di Nick Cave saprà bene cosa l’artista australiano ha visto e vissuto precedentemente. La perdita del padre in giovane età, i guai con la legge e la tossicodipendenza hanno segnato il cammino di questo personaggio. Mai nessuno, però, si sarebbe aspettato l’episodio accaduto il quattordici luglio dello scorso anno. La morte del figlio Arthur è l’ennesima dimostrazione di quanto la vita del King Ink possa essere tormentata. Pur avendo ottenuto dopo tempo la serenità tanto cercata, Cave si è trovato nuovamente faccia a faccia con il destino, il quale, con parecchia infamia, gli ha dato prova di quando la vita possa essere crudele con chi tali atti di crudeltà non li merita.
Skeleton Tree non è un titolo qualunque. La contrapposizione tra l’emblema della rinascita, l’albero con la sua natura ciclica e lo scheletro, simbolo di morte e ultimo stadio per quanto riguarda la fisicità di un essere vivente, sottolineano come noi tutti siamo costretti a rassegnarci davanti al nostro destino.
La prima traccia del disco è Jesus Alone, singolo pubblicato una settimana prima dell’uscita dell’album. Nei suoi brani, Cave ha spesso citato la figura di Dio. Nel titolo di questo vediamo come l’attenzione sia rivolta verso Cristo, morto da solo senza ottenere l’aiuto di suo padre, il quale, dall’alto, lo osserva senza poter intervenire (You fell from the sky, crash landed in a field, near the river Adur). La sofferenza, capace di accomunare tutti coloro che, in un modo o nell’altro hanno vissuto momenti di dolore, è il tema centrale della canzone. Le sinfonie dei Bad Seeds accompagnano le parole dell’artista, le quali, con l’ausilio di un quartetto d’archi diretto da Warren Ellis, vanno a creare conati di climax senza mai trovare un’ascesa totale, tornando ad ottenere una certa stabilità che perfettamente si sposa con la grave voce del cantante.
Successivamente troviamo Rings Of Saturn, un brano dalle sonorità innovative, rese leggere da dolci armonie di sintetizzatori e un ritmo elettronico, perfetto per un ballo in assenza di gravità. Qua la band ci dimostra le proprie abilità nel rinnovare il caratteristico sound, lontano dell’aggressivo romanticismo di Tender Prey, dalle classiche ballate di Murder Ballads, un passo aventi rispetto allo scorso Pushing The Sky Away. Se grazie a Rings of Saturn abbiamo avuto la possibilità di fluttuare nello spazio, con Girl In Amber sprofondiamo nel sottosuolo. La terra arida con la quale siamo a contatto è quella presente nel cuore di una madre senza più un figlio. Dopo l’accaduto, Susie Bick non è più la stessa persona; nel documentario One More Time with Feeling, Cave descrive come ha visto l’immagine di sua moglie cambiare sempre più dopo la scomparsa di Arthur. Nel brano, la figura della Girl in Amber, ovvero una donna intrappolata nei soliti modi di pensare e agire (si veda il romanzo dal quale l’artista avrebbe preso spunto: Woman in Amber di Agate Nesaule ndr.), viene rovesciata, descrivendo come ogni aspetto della vita della coppia sia cambiato.
Magneto e Anthrocene donano un crescendo di drammaticità al disco, le parole assumono sempre più significato, la poesia diventa protagonista dell’opera. Nella prima traccia la memoria prende le sembianze di un brutto mostro (My monstrous little memory had swallowed me whole), è impossibile non vivere nei propri ricordi, impossibile rinnegare il proprio passato, non pensare che tutto ciò sia una definitiva punizione da parte del karma.
Come un fulmine a ciel sereno arriva I Need You, punto più alto di tutto il disco. Per quanto sia carica di rabbia, ansia e una dolce isteria, la canzone suona come una promessa, quella di non dimenticare. Stando alle parole dell’artista, il messaggio principale è chiaro: Arthur sarà sempre presente nel cuore di Cave (“Nothing really matters, nothing really matters when the one you love is gone. You’re still in me baby“) ma non sarà mai vivo e mai vivrà in questo. Tutto ciò viene messo in risalto dalla parte strumentale, delicata ma così complessa nella sua semplicità. Un forte senso di malinconia è dato dalla base di sintetizzatori accompagnata da una batteria downtempo, la quale, acquisendo sempre più tono grazie ai cori caratteristici di quest’album, combacia perfettamente con il modo di cantare dell’artista, simile ad un pianto.
Segue Distant Sky, brano inaspettato in quanto duetto con la soprano danese Else Torp. Inaspettato dal momento che non si vedeva Cave condividere il microfono dai tempi di Murder Ballads (1996). La saggezza del testo e la voce della donna non hanno, però, nulla a che vedere con il nono album della band. “Soon the children will be rising, this is not for our eyes“, è accettare la scomparsa del proprio figlio ma morire dentro pensando di essere sopravvissuti a lui, paragonare la vita del ragazzo ad un sole che pian piano, durante l’alba, si eleva al cielo ed anche essere sicuri che adesso il ragazzo ha trovato finalmente la pace, lasciandosi le atrocità del mondo alle spalle.
Il momento che segue l’alba di Distant Sky ci viene descritto dalla traccia di chiusura Skeleton Tree. Tutto si fa chiaro, la vita deve continuare e bisogna accettare le cose così come stanno (“Sunday morning, skeleton tree, oh, nothing is for free“). Per quanto si possa cercare di ottenere la solita routine, il trauma rimarrà per sempre nella vita della famiglia. Alla fine del disco non troveremo una risoluzione vera e propria ma più una triste rassegnazione, il delicato ricordo dei giorni andati e la scoperta di un nuovo, amaro, inizio.
Skeleton Tree è un’ode alla vita, severa e infame, il ricordo di un ragazzo, il pianto di un padre e la disperazione di una madre. Un viaggio durante il quale ci si ritrova ad essere accarezzati dai componimenti dell’artista, gli stessi che in realtà hanno tanto infastidito questo. Nick Cave è riuscito a creare ad un capolavoro dall’infinita delicatezza, profondo e intimo, un ricordo mai lontano di una relazione durata sin troppo poco tempo.
“It’s so depressing, it’s true”
Tracce consigliate: Rings Of Saturn, Magneto, I Need You, Skeleton Tree.