Nel suo nuovo album, Laura Mvula fa una dichiarazione d’amore agli anni ’80. Le 10 tracce di Pink Noise sono un concentrato di tutto quello che ci si aspetta dalla musica pop di quel decennio e ci sono i presupposti per considerarlo il suo miglior lavoro, nonché uno dei must della stagione estiva. Del resto, quando si parlava dell’ultimo album di Dua Lipa noi ve lo dicevamo che questa roba sarebbe tornata a riprendersi mode e classifiche.

Laura Mvula viene dal soul di Birmingham ed è lì che si è fatta notare con i primi lavori, Sing To The Moon (2013) e The Dreaming Room (2016), due album dalla liricità profonda, a metà tra Amy Winehouse ed il gospel più classico. In tempi recenti, ha cambiato label e si è avvicinata al pop-dance, fermando la macchina del tempo sul finire del secolo scorso con un album tutto Roland 808 e i gated reverbs delle percussioni Phil Collins.

La sua è una musica dal fascino universale che scava nel passato e riprende il Peter Gabriel di Big Time (Remedy sembra un duetto con l’ex Genesis) e soprattutto la Withney Houston e la Janet Jackson degli omonimi album d’esordio, quando sganciavano bombe del tipo Don’t Mess Up This Good Things e How Will I Know e che qui ritroviamo (anche nei videoclip e nelle coreografie) in Church Girl o in Before The Dawn, quest’ultima che si apre come una big banger del recente The Weeknd e che in chiusura commuove come la festa di fine estate a 16 anni.

Il mood è completamente nuovo, una storia di sintetizzatori e bassoni pieni, dove però rimane ancora forte la componente suonata e quella vocale, che alza ed abbassa i toni per amplificare l’emotività teatrale di alcuni brani. Vedi la ballad Magical, con un paio di pause liberatorie e cambi azzeccatissimi, che riprendono certi chitarrini stronzissimi di Prince, ma che lascia sullo sfondo anche una certa nostalgia. (Do you remember?/The time when we were together/It seemed like something was magic/Never imagined it would be over).

La rivisitazione del passato non è però solo un mero esercizio di stile per parlare bene degli antenati del pop. L’album guarda anche al presente e tiene alto il ritmo tra il funk minimalista ed il fluo pop attuale e quando la trama si addolcisce non scivola nell’eccessivo sentimentalismo. Piuttosto, l’intenzione è quella di (far) ballare senza troppe menate in testa, come canta in Church Girl (How can you dance with the devil on your back?) e di farla salire sempre di più con un bel po’ groove funky, come quello tascabile ed ormai classico di Dua Lipa della title track o di Got Me.

L’esperienza con Pink Noise è facilmente comprensibile ed ovvia, ma questo retro-mash-up va oltre gli stereotipi di genere. Attraverso un percorso lineare, Laura Mvula riesce infatti a non incartarsi nella prevedibilità o nella ridondanza di immagini e colori tipiche degli 80s. Al contrario, anima costantemente il dialogo tra romanticismo nostalgico ed apoteosi del pop, esprimendo un profondo senso di leggerezza senza dimenticare, però, di vivere il presente.

Tracce consigliate: Magical, Pink Noise, Before the Dawn