“Makin’ music is easy, watch me!” dice Kurt Vile in Was All Talk.
Kurt Vile non si scervella tanto sulle canzoni, prende in mano la sua chitarra acustica e ne tira fuori una progressione nel modo più naturale possibile; poi il giro di accordi si ripete e si ripete, arricchito da hammer-on e pull-off e va a confluire in una variazione sul tema, elettrifica nella maniera più 70s che possiate immaginare, e intanto segue le note con la voce.
La possibilità di generalizzare il pattern compositivo di Vile non è però sinonimo di eccessiva semplicità dei pezzi o, peggio ancora, di monotonia. Ciò che viene sempre e comunque catapultato in primo piano è un senso di attaccamento e verità di ogni singola nota che l’artista produce, e diretta conseguenza di ciò è il trasparire del talento del giovane capellone americano, il quale pare addirittura cresciuto rispetto al suo più che buon Smoke Ring For My Halo del 2011.

Wakin On A Pretty Day è di diritto l’inno delle mattine in cui ti svegli e dovevi fare qualcosa, ma non ti ricordi cosa, e allora metti su un disco che suona bene e in sintonia con la tua voglia di cazzeggiare; nove minuti che scivolano via veloci e colmi di rivisitazioni psych della stessa scala che non annoiano mai. Ti senti spensierato, forse perché la sera prima hai bevuto, forse ti sei innamorato, divertito, o forse sei solo un po’ meno stronzo della mattina di ieri e di quella di domani.
Never Run Away e KV Crimes alzano il tiro facendo scrollare di dosso l’intorpidimento della sveglia, e le urla e gli assoli di Shame Chamber hanno ancor più effetto del canto del gallo.
Too Hard e Girl Called Alex rimandano a eteree atmosfere delineate da quegli arpeggi di cui Vile è maestro, e se alla prima vengono aggiunti una steel-guitar e quelli che potrebbero sembrare fiati lontani, la seconda s’immerge in un mare di overdrive contrapposto a un synth celestiale.
L’acustico e la voce di Vile non vacillano nemmeno quando sono accostati a nuovi elementi sintetici (Air Bud e Was All Talk), e quando i cambi di ritmo sembrerebbero azzardati ecco venir forgiato un pezzo di qualità come Pure Pain, la cui chitarra ammalia.

Wakin On A Pretty Daze è un distillato di songwriting a briglie sciolte, ricco di spunti e veritiero, pervaso da un calore senza tempo.
A corto di budget per una pubblicità vera e propria , per promuovere Never Run Away Kurt si è ripreso a casa sua mentre mette il disco sul piatto e gli altoparlanti riproducono il pezzo, e la sua figlioletta compare di tanto in tanto ballando davanti alla telecamera, così, in uno squarcio di vita quotidiana (qui il video).
Come di vita quotidiana profumano queste undici tracce, di genuinità, verità, di mattine in cui ci si sente un po’ meno stronzi del solito.

Tracce consigliate: Wakin On A Pretty Day, Pure Pain