kode 9 -nothingEtichetta: Hyperdub
Anno: 2015

Simile a:
Clap! Clap! – Tayi Bebba
Machinedrum – Vapor City
LV – Sebenza

Anima corpo e microchip. Dalle mie parti tra poco si terrà un festival con questo nome che si avvale delle opere di un gran numero di artisti e che collega i vari mondi dell’arte in un connubio di quadri, foto, corsi e ovviamente musica. Mai come ai nostri giorni si assiste ad una sempre più diffusa mescolanza di questi tre elementi nei lavori creativi, soprattutto se andiamo a parare nei meandri della musica elettronica. Se fino a qualche tempo fa (quando la tecnologia non era ancora una parte così importante della nostra vita) il peso di questi fattori non andava ad influire in maniera significativa sul giudizio e sul valore intrinseco di un’opera musicale oggi il centro di gravità di questo mondo ha contribuito ad aumentarne il carico.
Ecco perché costruire una sintesi che si adatta e riflette nello stesso tempo un mondo in constante cambiamento è diventato estremamente necessario per poter considerare una creazione artistica innovativa e non banale. Altrimenti essa si andrà a collocare nel limbo di quelle produzioni che presto verranno raggiunte da un anonimato sempre più divagante.

Steve Goodman è sicuramente un personaggio che ricorderemo negli anni avvenire. Artista, dj, fondatore di una delle label più influenti negli ultimi anni (la Hyperdub), compositore di musica dub ed elettronica con il monito Kode 9 opera sulla scena britannica dagli inizi degli anni 90 ed è sicuramente uno di quegli artisti che più ha esportato oltremanica il sound delle generazioni afro e jamaicane arrivate in Inghilterra nel corso degli anni. La musica di Kode 9 aggiunge a questo contesto un tocco proveniente direttamente dalla scena rave che si stava creando in quegli anni a Londra e dintorni.

La terza opera in studio del musicista inglese però è troppo fredda per essere autentica. Sia chiaro, non lascia indifferente l’ascoltatore ma non lo ammalia neppure, recitando una parte che è troppo discostata dalla realtà per poter apprezzarne i contenuti. È come se il microchip del suo laptop si fosse discostato totalmente dall’anima e dal corpo dell’artista generando un disco dove la personalità del produttore non emerge e che ripercorre nella sua maggioranza un suono, trito e ritrito. Unto e bisunto.
Nothing è un album che poteva benissimo essere scritto una decina di anni fa e nella musica elettronica, sempre pronta a lasciare indietro chi non produce beat e tracce al passo coi tempi questo si dimostra un grave limite.

Partendo dall’accoppiata Zero Point Energy/Notel che non è nient’altro che una doppia intro e in quanto tale poteva essere cancellata almeno in una delle due metà fino ad arrivare ai lenti battiti dub di Zero Work o ai suoni quasi giocattolo di Wu Wei tutto sembra confezionato alla rinfusa e velocemente.
Sentendo e risentendo l’album sono arrivato alla conclusione che nell’intenzione dell’artista ci fosse l’obiettivo di rendere istantaneo e quanto mai diretto il suo lavoro e, ci sono momenti soprattutto nelle battute finali di Nothing dove questa necessità e trasposta in maniera elegante e raffinata (vedi Respirator e 9 Drones), ma tutto questo, se si considera l’intera elaborazione artistica, è andato a discapito dell’abilità creativa e dell’ispirazione proveniente da egli stesso, andando a generare un prodotto non all’altezza delle aspettative. Grosso sospiro finale. Peccato, poteva andare molto meglio di così.

Tracce consigliate: Respirator, 9 Drones