sixfeetLabel: XL Recordings
Year: 2013

Simile a:
Mac DeMarco – 2 
James Blake – Owergrown

Ariel Pink ‘s Haunted Graffiti – Mature Themes

 

Vi immagino a 16 anni con lo skate e con tutto il punk possibile nei vostri MP3 a forma di Tampax, con la vostra chitarra elettrica in kit con l’ampli di cartone mentre suonate “la canzone del sole” di Battisti ma con la violenza di Lars Frederiksen.
Archy Marshall all’epoca Zoo Kid, all’età di 16 anni sfornava già due EP, il primo completamente autoprodotto in casa, sul suo portatile, e il secondo per House Anxiety Records (etichetta di lancio già dei “The Big Pink” nel 2008).
Si, i tempi sono cambiati e magari i vostri genitori non organizzavano festini con artisti Dub-Garage in casa sin da quando eravate dei marmocchi, ma questo ragazzo ci sa fare e a soli 19 anni ha già firmato per l’etichetta XL Recordings (non credo occorra elencare il roster di artisti che ne fanno parte) per la realizzazione del suo primo lavoro completo, intitolato 6 Feet Beneath the Moon.
Da qualche anno si fa chiamare King Krule ma la sostanza è sempre la stessa, il disco è tanto ricco di influenze da non essere facilmente classificabile e bisogna riconoscerlo, non è un prodotto da ascoltare in macchina a tempo perso.
Prendete un pò di Joe Strummer e aggiungete del Tom Waits, il timbro vocale che ne viene fuori è esattamente quello che Archy ci dispensa, prendete gli anni ’50 Americani con tutto il Rock ‘n’ Roll, il Rhythm and Blues e fondeteli a beat e metriche Hip Hop vecchia scuola (Will I Come, Neptune Estate), senza tralasciare quel pizzico di Elettronica e di Dubstep con le palle che gli Inglesi ci stanno regalando negli ultimi anni (James Blake se proprio volete un nome).
Questo è King Krule, un insieme di generi ben definiti e distanti tra loro che trovano in questo gracile giovanotto un punto di congiunzione comune.
La sua voce fa da collante a tutto il disco così come gli ambienti molto marcati, gli arrangiamenti invece mutano costantemente e a tratti potrebbero risultare privi di struttura e stranamente dissonanti come ad esempio in Ceiling, dove sorge spontaneo chiedersi cosa stia facendo la chitarra.
Easy Easy e Baby Blue (non a caso due singoli già estratti dall’album) sono le uniche eccezioni dell’intero ascolto, presentano infatti un’ impalcatura ben precisa e risultano le più orecchiabili.
Foreign 2 con la sua alta componente elettronica è capace di cullarti e di prenderti a schiaffi allo stesso tempo, poi ci sono alcune riproposizioni di quando Archy si faceva ancora chiamare Zoo Kid come Ocean Bed, la stessa Baby Blue e una A Lizard State in chiave Jazz-Funk (mossa azzeccatissima quella di posizionarla a metà disco).
Tutto il resto è un giocare con chitarre poco invadenti, piano elettrico (Cementality), delay, riverberi ed elettronica misurata e posizionata in punti strategici.

Prendetevi del tempo per ascoltare questo lavoro e ripassatelo più di una volta. Non vi verrà difficile capire perchè King Krule è considerato un ragazzo prodigio, ha ancora molto da dare e noi non vediamo già l’ora che tiri fuori qualcosa di nuovo, magari con più consapevolezza e maturità. Si vocifera già di una sua collaborazione nel prossimo album di Frank Ocean nel quale saranno presenti anche i Tame Impala. E poi piace anche a quella figa di Beyonce!

Tracce consigliates: Border Line, Foreign 2