La bravura di James Blake, nel fare quello che fa, è certamente indiscutibile. Ci ha presentato col suo primo disco tutto un modo nuovo di vedere la musica elettronica, oltre ovviamente a farci reinnamorare di strumenti come il vocoder ostentando un’abilità veramente fuori dal comune nella produzione e composizione delle sue tracce.
La sua musica, figlia dell’R&B e della dubstep è inconfondibile: ha il suo marchio di fabbrica. Il suo s/t rimane e forse rimarrà una pietra miliare della musica pop degli anni 10.
Overgrown è il secondo full lenght, dopo l’esagerato self titled lp e un paio di EP dimenticabili Enough Thunder e Love What Happened Here. Overgrown suona esattamente come tutto il resto, James torna a farci notare quanto sia bravo nella stesura di alcuni arrangiamenti e nel processare delle drum machine, quanto i samples siano il suo forte e che voce della madonna abbia, quanto sia importante saper usare e calibrare un vocoder e infine ci fa capire cosa voglia dire seriamente avere un bel suono di tastiere.
Purtroppo è “tutto qui”.
Non si nota un vero percorso di crescita, nè un vero episodio di metamorfosi: il risultato è che Overgrown è un bel disco ma di quelli che tra un mese ti ricordi due pezzi a mala pena e a natale devi cercare su google il titolo perchè non te lo ricordi neppure.
Eppure episodi molto sopra il mediocre sono presenti, penso a Digital Lion o a Voyeur o I Am Sold. Purtroppo solo nella prima si nota una certo azzardo compositivo e il resto rimane, come tutto, nell’orticello coltivato maniacalmente, seppur bello da vedere, ormai abbastanza anonimo.
Questo è un bel disco, ma probabilmente è un disco di cui ci dimenticheremo abbastanza velocemente.
Tracce consigliate: Digital Lion, Voyeur