Come in una cartolina da una località esotica, lo scenario si colora a tinte pastello, vibes anni settanta di una Medellín costellata da ville bianco splendente. Sensuali figure femminili siedono a bordo piscina, sorseggiando un drink fra le dita affusolate e adornate di diamanti: è il Sud America, il suo sangue bollente, il realismo magico della Colombia dai volti onirici in cui un elemento arriva a sconvolgere il tepore del sogno.

Kali Uchis irrompe sulla scena internazionale qualche mese fa, già nota nell’ambiente grazie all’EP di debutto Por Vida pubblicato nel 2015 e prodotto, fra i tanti, da Diplo, Kaytranada e BadBadNotGood. Una ragazza di ventiquattro anni dallo sguardo e movenze da diva vintage, padrona del proprio fascino e felina femminilità. Un talento emerso immediatamente e tanto velocemente riconosciuto per la sua forza, avendo conquistato la fiducia di colonne del panorama artistico mondiale fra loro trasversali (da quello con Snoop Dogg a quello con i Gorillaz, i featuring collezionati nel tempo sono evidentemente versatili). Polistrumentista, Karly-Marina Loaiza suona il sassofono e il pianoforte: ha un’estetica definita, tropicale, e una sensibilità malinconica da vecchia Hollywood che a pieno rappresenta il duplice snodo delle sue radici – nata negli Stati Uniti da famiglia colombiana, ha trascorso l’esistenza a cavallo di mondi paralleli. L’icona massima del decadence pop, Lana Del Rey, l’ha invitata ad aprire le date nord americane del proprio tour confermando la curiosità collettiva nei confronti di una voce che è simbolo di un embrione in fase di sviluppo, crocevia moderno di soul, r’n’b ed influenze jazz.

Isolation è un album circondato d’aspettative, introdotto al grande pubblico niente meno che con una presentazione nazionale al Tonight Show di Jimmy Fallon: sicuramente complici le partecipazioni illustri al progetto, non sono l’unica determinante a celebrarne la riuscita. Ci sono Tyler, The Creator (After The Storm), la produzione di Damon Albarn (l’electro-indie In My Dreams richiama nei vocalizzi la Grimes di Oblivion), e quella di Kevin Parker (che tutto quel che tocca trasforma in Tame Impala, si ascolti Tomorrow). Il disco regge, è convincente nello spostarsi in più direzioni senza perdere l’orientamento centrale che è quello di piacere, attrarre, sedurre come una notte d’amore carioca; ne è un esempio la volontà di introdurre la scaletta con linee bossa nova curate da Thundercat, giocando il successivo poker d’assi di funk, reggae e reggaeton – la collaborazione con la britannica Jorja Smith è un’edizione rinnovata della Work di Rihanna, interpretata da due figlie del millennio che avanzano nel futuro ereditando il carisma di eroine del passato, da Amy Winehouse a Billie Holiday.

Non è il prodotto di un’operazione commerciale, considerate le doti di Uchis in qualità di autrice, poetessa, fashion designer e regista dei propri video musicali: tanto pop possa apparire la sua immagine, quanto affinati si rivelano la sua cultura, formazione ed intelletto, incarnazione di un messaggio femminista di rivendicazione del proprio ruolo come donna e come artista creativa. Con altre stelle del firmamento contemporaneo (Kelela, SZA, la stessa Smith), condivide l’abilità di conquistare ipnoticamente legittimando ulteriormente i propri interventi con un curriculum lastricato di successi – teniamo presente la nomination nel 2017 ai Latin Grammy Awards. La tempra è forgiata da uno sguardo consapevole e diretto sul reale e dalle origini in un nucleo che ha vissuto il fenomeno dell’immigrazione (Miami), dandosi coraggio dinanzi agli abusi, gli stessi sopportati da Kali nella famelica industria musicale che fa da sfondo alla sua carriera (Your Teeth On My Neck).

Esercitando l’arte della dolcezza, Isolation è il dorso della mano che scorre sul volto di un mondo crudo, pregiudizievole e incattivito, a dimostrare come estro, bellezza e intelligenza ne rimangano ancora fattori di salvezza.

Tracce consigliate: Body Language, After The Storm