Col primo disco non sapevano bene dove sbattere la testa, quindi le avevano provate un po’ tutte: singoloni brufolosi ammiccanti all’electro pop, indie rock che riportava smarrito a una decina di anni prima e accenni di post punk, di quello ben fatto, figlio forse di troppi ascolti del debut degli Iceage, più che di uno spirito sincero, ma che comunque lasciava intendere che, oltre l’acerba patina indecisa, gli Holograms avevano un cuore duro e puro, prossimo a rivelarsi nella sua potenza. Alla fine il trick gli era riuscito: erano riusciti a farsi notare con un esordio su Captured Tracks e quei due o tre pezzi che sarebbero poi andati a infiammare i dancefloor indie (Chasing My Mind, ABC City, forse anche Fever), facendo quasi passare in secondo piano la portata devastante dell’opening track Monolith e anche della closing track You Are Ancient.
Per fortuna, a un anno di distanza dal debut, agli Holograms sono finalmente cresciuti tutti i peli sulle palle ed escono con Forever, sempre su Captured Tracks, deludendo con un’abile mossa chiunque si aspettasse una nuova Chasing My Mind, con un album 100% post punk, omogeneo, tiratissimo, prorompente, personale, FIGO. A una sezione ritmica basso-batteria che è quella classica del post punk si aggiunge una chitarra decisa e ipertagliente e una voce prepotente in cui la violenza punk è malcelata dal delay; i synth, ormai ben lontani dai lead immaturi degli esordi, sono relegati quasi sempre a pad che aumentano l’atmosfera e l’intensità dei brani, traslandoli in una dimensione onirica che caratterizza gran parte dell’album.
Ma per quanto può essere figa l’espressione formale ed estetica, alla base di un grande album ci sono soprattutto grandi canzoni. E qui ci sono solo grandi canzoni. Solo l’incipit spara a ripetizione quattro pezzoni che ti lasciano a terra sconvolto e da soli valgono già tutto l’album: l’ancestrale A Sacred State, il monumento post punk che è Flesh And Bone, la distruttiva Meditations e la struggente e meravigliosa Ättestupa una dietro l’altra, con una potenza anthemica in continua ascesa che conquista al primo colpo. E in seguito non si abbassa il tiro, si rimane sempre a livelli altissimi con la travolgente Rush, la trascinante Wolves e l’oscurità vorticosa di Laughter Breaks The Silence. Fino all’inno finale di Lay Us Down il piede non si stacca un momento dall’acceleratore e alla fine della corsa non si è esausti anzi si è pronti per un altro giro.
Uno dei migliori album Captured Tracks dell’anno e pure uno dei migliori dischi post punk del 2013, che si contende il gradino più alto del podio con Iceage e Savages. Ma pare che questa volta vinceranno gli Holograms.
Tracce consigliate: Flesh And Bone, Ättestupa, Laughter Breaks The Silence.