“It’s only real if I make it”

Così canta Hayden Thorpe nel ritornello di Material World, apertura di questo secondo disco da solista. “È reale solo se lo realizzo”, ma esattamente cosa sta realizzando l’ex frontman degli ormai compianti Wild Beasts, a cinque anni dallo scioglimento della band e ad appena 18 mesi dal debutto da solista, Diviner?

Grandi cose, in un certo senso. Il perché Moondust For My Diamond sia un disco fantastico è lontano dall’essere un segreto, tutte le sue dodici tracce sono lussureggianti panorami soft pop che ci cullano e coccolano senza assopirci, nemmeno quando i toni si fanno più distesi. Anzi, tra l’esistenzialismo criptico dei testi e lo stile coerente ma in costante mutamento, Moondust For My Diamond si presenta come una creatura fatata, uno di quei dischi capaci ci conquistarci immediatamente, ma che gode anche da ripetuti ascolti.

In questo, Thorpe si afferma come uno dei compositori più interessanti del panorama elettropop inglese, ponendosi immediatamente come contraltare del collega William Doyle. Ma dove Doyle fa dell’unità del suo lavoro un cavallo di battaglia, sacrificando la forma-canzone per comporre una narrazione fruibile quasi solo da capo a coda, Thorpe riesce nell’intento di comporre musica sì raffinata, sì interessante, ma anche incredibilmente pop e coinvolgente. È anzi ancora più incredibile constatare come i pezzi meno musicali siano quelli più capaci di catturarci, così tanto da lasciarci col desiderio viziato di qualcosa di più.

Qualcosa di più che il buon Hayden ci ha già regalato, in passato. L’unica cosa che manca a questo Moondust For My Diamond è un po’ di leggerezza, un po’ di sporco sui suoi ingranaggi di cristallo perfettamente oliati. Momenti come il finale di Parallel Kingdom o l’attacco di Hotel November Tango sono tra i più emozionanti di questo 2021 musicale e si lasciano ascoltare all’infinito più che volentieri, ma resta il desiderio che Thorpe torni a sporcarsi un po’ le mani, a strozzare le corde vocali, a regalarci ritornelli indimenticabili come quelli di Mecca e He The Colossus.

Sembra assurdo trovare un artista così sublime e chiedergli di sporcarsi, ma se il già citato Doyle non esiste fuori dalla sua dimensione iperformale, in Thorpe sentiamo un’anima calda e meravigliosa pronta a travolgerci. Moondust For My Diamond è già un immenso passo avanti rispetto al discreto ma ben più piatto Diviner, ma per raggiungere davvero le stelle ci sentiamo di chiedere un nuovo passaggio nelle “stalle” del pop. Non un pop becero, ma quello capace di lasciarci a bocca spalancata per ore. Quello che sappiamo benissimo Hayden Thorpe è capace di fare, forse meglio di chiunque altro in questo momento. Aspettiamo quindi che l’ex bestia selvaggia doppi se stesso di nuovo.

Tracce consigliate: Parallel Kingdom, Hotel November Tango, The Universe Is Always Right