Congelarsi, per poi sciogliersi. Mimando involontariamente il periodo storico di stasi e ripresa che stiamo vivendo, i Cut Copy attraversano il loro personale disgelo. Ma andiamo per gradi.

Nel 2017 esce Haiku From Zero, una validissima aggiunta alla discografia del gruppo che, però, inizia a suonare un po’ troppo ridondante. Pezzi frizzanti, allegri, carichissimi, divertenti, ma alla fine quanto distanti da quella Hearts On Fire che li aveva consacrati ormai un decennio prima? Poco, molto poco, troppo poco. Almeno così deve aver pensato il frontman Dan Whitford, che decide pertanto di lasciare la sua Melbourne per trasferirsi nella gelida Copenhagen.
Ed è qui che nasce e si sviluppa il nuovo disco, in mezzo ai ghiacci di una fama diventata fin troppo calorosa.

Fin dalle prime note di Cold Water e per tutta la durata dell’album, è ovvio che i Cut Copy hanno deciso di prendere le distanze dai ritmi solari che li contraddistinguevano, in favore di un ermetismo sì freddo, ma allo stesso tempo incredibilmente appassionato. Da una band che da sempre porta alta la bandiera dell’electro-dance ci si potrebbe aspettare un tentativo annacquato di rendere più serioso e impostato il proprio sound, ma la vera sorpresa di Freeze, Melt è il suo suonare incredibilmente Cut Copy, pur prendendone completamente le distanze.
I ritmi più rilassati non sono meno memorabili, i testi richiamano un immaginario glaciale e al tempo stesso coinvolgente, la produzione è sorprendente anche per gli altissimi standard a cui ci ha abituato la band. La già citata Cold Water è un cullarsi tra onde sempre più alte; Stop, Horizon prende a piene mani dalla tradizione elettronica scandinava, scaldandola con degli irresistibili cori sul finale; A Perfect Day è la sintesi perfetta dei pezzi più introspettivi di Zonoscope e Free Your Mind.

Se tutto questo funziona a meraviglia e arriva come una ventata d’aria fresca, è però necessario sottolineare che in alcuni pezzi (Like Breaking Glass, Running In The Grass) la band sembra giocare ancora un po’ in casa, mentre in altri (Love Is All We Share, Rain) risultano forse troppo congelati e troppo poco sciolti. Si tratta comunque di brani ben costruiti e piacevoli, soprattutto quelli appartenenti alla prima categoria, ben lontani da essere sbavature o macchie su un lavoro complessivamente solido. Applausi per In Transit, chiusura strumentale dolce e ammaliante di pregevole fattura.

Freeze, Melt è una pausa dolce, come la virgola nel suo titolo, che non mette il punto alla storia della band ma suggerisce un cambio di registro. Più che un tuffo verso nuovi orizzonti, Whitford immerge il piedino per sentire la temperatura dell’acqua. Un gesto divertente, ben calibrato. Un sincero distacco dalle caotiche spiagge australiane forse ancora troppo pavido, in grado però di dimostrarci che, a qualsiasi temperatura, i Cut Copy suonano sempre davvero bene. Prova della temperatura passata, ora però bisogna tuffarsi.

Tracce consigliate: Cold Water, A Perfect Day