Vi sembrerà assurdo, ma senza Elon Musk questo disco, così come lo stiamo ascoltando, non sarebbe mai esistito.

Il personaggio malvagio di Miss Anthropocene nasce infatti dalla rabbia, dalla delusione e dalla voglia di rivalsa accumulata da Grimes negli ultimi due anni di relazione con il fondatore di Tesla e SpaceX. Un mix di sentimenti sbocciati dalle centinaia di pettegolezzi infondati sulla coppia e soprattutto sul conto di Grimes, il cui talento immenso è stato messo in secondo piano per dare spazio ai gossip e al giornalettismo gratuito.

Il suono dell’album è la perfetta rappresentazione del demone psichedelico che trovate nella copertina del disco: un cyborg divino composto da avorio e olio che vive nello spazio e assapora la fine del mondo. Un caso analogo all’album Xen di Arca qualche anno fa, la cui musica si rispecchiava perfettamente nel video di Thievery.

Se da una parte l’eterogeneità dei brani presenti in Miss Anthropocene mette in dubbio l’identità musicale di Grimes (che poi, quando mai ne ha avuta una?), dall’altra la tracklist e le liriche aiutano il concept dell’album ad autosostenersi con il passare degli ascolti, non semplicissimi.

La drum and bass bollywoodiana in 4ÆM racconta la storia di un amore proibito rivisitata in versione sci-fi, l’EDM in Violence accusa lo sfruttamento del nostro pianeta e i conseguenti cambiamenti climatici, il country-pop in Delete Forever piange le giovani vittime della droga, le cui vite sono cancellate per sempre come i file presenti nel cestino del computer e il nu-metal in My Name is Dark è un inno apolitico che crede in un olimpo politeista futuristico (di cui la stessa Miss Anthropocene fa parte) – discorso ripreso anche in New Gods, dove vengono denunciate le divinità canoniche, non adatte alla società in cui viviamo, nella speranza che se ne possano istaurare di nuove.

Grimes è da sempre meticolosa e attenta alla parte estetica della sua musica: sin dai tempi dei primi due album (Geidi Primes e Halfaxa, quelli che nessuno conosce), passando poi per Visions e Art Angels è possibile notare come ogni lavoro sia pensato a 360 gradi come una forma d’arte completa e non solo un insieme di brani musicali. In Miss Anthropocene, con il mix di manga futuristici e divinità greco/romane (rappresentato perfettamente nel video di Violence), sembra aver dato il meglio di sé da questo punto di vista, senza riuscire ad alzare il livello delle composizioni a quello del design e del concept dietro a tutto quanto.

IDORU (prima traccia sopra i 7 minuti della carriera di Grimes… e si sente), Darkseid (una SCREAM rivisitata) e Before The Fever, musicalmente parlando, non aggiungono molto di nuovo a quanto mostrato in Art Angels e l’assenza di We Appreciate Power, presente solo nella versione deluxe, sono ciò che non permettono al disco di raggiungere le vette che Grimes ha sempre dimostrato saper scalare.

Tracce consigliate: So Heavy I Fell Through the Earth, Delete Forever, Violence