C’è voluto un sacco di tempo: a quasi quattro anni da Visions prima la signorina Claire Boucher aveva scritto un migliaio di giga di musica e ha pensato che fosse roba troppo depressa e quindi l’ha scartato, poi si diceva che questo album in realtà lo avesse perso in qualche oscuro hard disk. Insomma: la canadese si è fatta aspettare, iperpresente sui social network in un misto tra new marketing e puro spirito naïf. Poi un po’ all’improvviso questo nuovo Art Angels è uscito e ha mandato tutti in fibrillazione.

È un pop barocchissimo questo nuovo di Grimes, gonfio ed ipercostruito, quindi volutamente leggero, asettico per la maggior parte. Contraddirò la mia precedente frase dicendo che questo non è pop: è tutto così pesantemente pop da trascendere il genere. La produzione la fa lei stessa, quindi l’effetto è amplificato: fai fare tutto a Grimes2 e per forza Art Angels suona spesso lontanissimo, freddo, e i momenti di calore tipici del pop scompaiono, pulsando solo quando le casse sono più profonde. È un pop sovraccarico e distante, che suona come Taylor Swift alle anfetamine, Britney Spears accelerazionista, Hilary Duff post-rehab.

Rispetto a Visions è tutto più nitido, ma per “tutto” si intende “i suoni presi uno per uno”: al netto dell’ascolto Grimes utilizza questi suoni nitidissimi per creare una confusione sopraffina, i piloni del suo ponte tra il pop e il wtf bizzarro infinito. Non c’è da stupirsi se ogni pezzo sembra inventato in uno strato della coscienza di Grimes differente dall’altro; ogni tanto la transizione è indolore e piana, ma spesso si trovano affiancati i pezzi più inverosimili. È un pregio, un difetto? Boh. Intanto il disco macina pezzi per tutti i gusti. Inizia con Laughing and Not Being Normal che ci accoglie con pianoforte e archi orchestrali, poi c’è quella che sembra una presa per il culo del pop più commerciale California, arriva la hit Flesh Without Blood e si aspetta uno dei pezzi migliori del disco tra le chitarre acustiche filtrate di Belly of the Beat. Poi arriva appunto Kill V. Main che, a dire della stessa Grimes, dovrebbe essere un pezzo scritto dal punto di vista di Al Pacino nel Padrino parte II, solo che Al Pacino è un vampiro che può cambiare identità sessuale e viaggiare nello spazio; follie a parte è un pezzone accattivante a non finire in cui lo spettro vocale di Grimes si amplia dal falsetto ai ruggiti in riverbero sopra un riff synth pop da antologia. Art Angels si incarta giusto un pochino quando si incontrano i due pezzi più lunghi del disco uno di seguito all’altro, REALiTi e World Princess, Pt. II, per riprendersi nell’aggressiva Venus Fly e poi nella finale Butterfly, in cui canta due versi che riassumono un po’ ciò che potrebbe essere l’idea musicale disruptiva di questa opera di Boucher: «if you’re looking for a dream girl / I’ll never be your dream girl».

Il fenomeno Grimes ha avuto la fortuna di essere autoalimentato: ogni cosa che fa è così eccessivamente, fortissimamente Grimes che ogni pezzo, album, foto, dichiarazione della giovane Boucher va a costruire un nuovo piano della sua stessa mitologia fatta di glitter, capelli dal colore di caramelle, synth, femminismi e ossessioni per differenti frangenti della cultura e della musica pop.

Più che un disco Art Angels sembra un atto di indipendenza, e come tale forse andrebbe preso: tutte quelle citate sono caratteristiche premeditate da Boucher che le accavalla e ci pone così diverse domande. Cosa stiamo davvero ascoltando? Quanto ci piace un certo genere di musica, e cosa ci aspettiamo da lui? Quanta consapevolezza abbiamo di ciò che stiamo ascoltando? Ma ci sta prendendo per il culo?
Art Angels è un disco paradossale, che gioca con ciò che ci si aspetta da lui più che con la musica stessa, e noi lì intontiti ad ascoltare e capire (o cercare di capire) cosa sta succedendo. Un’opera complessa, più “complessa” che “opera”. Nel frattempo però lo stiamo ascoltando tutti e qualcosa dentro ce la troviamo: vuoi riflessione, vuoi autoracconto, vuoi musica pura e semplice. Comunicare qualcosa con un disco che è un piccolo inno all’incomunicabilità e alla distanza è notevole.

Tracce consigliate: Kill V. Maim, Venus Fly (feat. Janelle Monàe), California